Procopio Procopius
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«Caro Procopio,
Faccio parte di quella maggioranza silenziosa (maggioranza, sì) che a Pasqua o durante i ponti festivi non visita le città d’arte e che preferisce andare al mare o in montagna. Alle fiere d’arte antica e di arte contemporanea ci sono andato solo una volta perché a mia moglie piace l’antiquariato, ma poi ha subito capito che l’antiquariato che piace a lei lo trova più facilmente nei mercatini dell’usato, che infatti adora anche se non compra quasi mai nulla. Qualche volta siamo stati a Venezia perché mia cognata abita a Padova e ci veniva comodo, abbiamo fatto un giro a San Marco e all’andata abbiamo preso il vaporetto che fa tutte le fermate sul Canal Grande, così abbiamo fatto un po’ di foto. Al ritorno ci siamo informati se c’era qualcosa di più veloce per tornare al Tronchetto. Era il periodo del Festival del Cinema, che, mi è stato spiegato, in realtà si chiamerebbe Biennale del Cinema, proprio come la Biennale d’Arte. Un sacco di gente, lei compreso, immagino, pensa all’arte come una cosa fondamentale per la vita delle persone. Beninteso, spiace anche a me quando viene giù un muro a Pompei e una volta anche mi sono lasciato scappare la fatidica osservazione: “Se un posto così ce l’avessero i francesi l’avrebbero trasformato in un tesoro, mentre noi italiani lo lasciamo andare in rovina”. Ma voi che vi occupate con tanta passione di arte, musei, monumenti, curatori e artisti, non fatevi illusioni: per molti l’arte non è al centro del mondo. Eppure le confesso che l’arte mi è simpatica: è una di quelle poche cose delle quali puoi anche non sapere nulla. Provi a sentire i discorsi che la gente fa in pizzeria o al ristorante o sotto l’ombrellone: di arte non ne parla nessuno. Al contrario, ormai se non hai fatto almeno la prima parte di un corso amatoriale per sommelier, se non sai che cosa sia il lievito madre, se non sei al corrente dei vantaggi e svantaggi dell’ultimo smartphone, se non conosci il miglior sushi bar della tua zona, persino se non capisci che cosa sia un lungolinea di Sinner rispetto a uno di Alcaraz, o ignori, visto che siamo in tema, perché le sneaker Gazelle sono più adatte delle Samba al mio piede (veleggio verso i cinquanta) sei tagliato fuori. Può capitare di fare la figura del pesce lesso se non sai che Benedetta Porcaroli è passata dalla fiction “Tutto può succedere” al ruolo della Madonna nel film di Paolo Zucca, o se non hai letto l’ultimo libro di Gianrico Carofiglio o di Elena Ferrante. Ma, a meno che, come dice lo spot pubblicitario, non ti trovi per pura sfiga nella compagnia sbagliata, puoi conversare amabilmente sul Frecciarossa senza essere emarginato se non sai che cos’è la Biennale di Venezia e che oltre a Banksy ci sono altri artisti. Voleva sapere che cosa penso dell’arte? Adesso lo sa».
Davide, Monza
Un flusso spaventoso di visitatori, ma il mondo non è migliorato
«Caro Davide,
l’arte contemporanea non è mai stata così popolare come ora, e in questi ultimi decenni il flusso turistico dei visitatori delle città d’arte, dei musei e delle Biennali è cresciuto in maniera addirittura preoccupante, eppure, non risulta che il mondo sia migliorato. Caso mai il contrario. Però la capisco, sa? Un uomo della sua generazione oggi è costretto a un surmenage d’informazione semplicemente spaventoso. Tra i più anziani di lei, c’è chi ha avuto la fortuna di vivere in un mondo in cui si poteva cenare con gli amici non sapendo nulla di arte, ma neanche di disarmonie e morbidezze enologiche, né di Carofiglio, Porcaroli e di sneaker. Però, a quell’epoca, i muri di Pompei crollavano lo stesso. Solo che, e questo è un guaio, non facevano rumore».
Procopio
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