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Con l’innalzamento dell’acqua a un livello senza precedenti, le murature si sgretoleranno e gli edifici solidi da secoli crolleranno, come nel caso di questa casa del 2003. © Matteo Tagliapietra

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Con l’innalzamento dell’acqua a un livello senza precedenti, le murature si sgretoleranno e gli edifici solidi da secoli crolleranno, come nel caso di questa casa del 2003. © Matteo Tagliapietra

Per la seconda volta Venezia sfugge alla lista in pericolo. Ora però il nemico è l’Unesco

I politici italiani attaccano l’ente culturale come «arrogante», «politicizzato» e privo di senso comune

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Anna Somers Cocks

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Il 14 settembre il Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, l’organo di governo della Convenzione sul Patrimonio Mondiale, riunito a Riad, in Arabia Saudita, ha votato contro la raccomandazione del Centro del Patrimonio Mondiale (World Heritage Centre, Whc), il segretariato permanente della Convenzione, di aggiungere Venezia alla lista dei siti in pericolo. Nessun rappresentante nazionale si è espresso a favore della proposta, seppure molti abbiano citato il pesante rapporto presentato dall’Italia nel novembre 2022. L’Italia, hanno detto, ha dimostrato il suo impegno nei confronti di Venezia con i 6,5 miliardi di euro investiti nelle barriere mobili antialluvione (Mose) e con la costruzione di alloggi all’interno della città. Non importa che la costruzione delle barriere sia stata ritardata per anni e inficiata dalla corruzione e che non esista un piano per affrontare la minaccia separata e letale dell’innalzamento del livello del mare; inoltre, le abitazioni private sono state costruite su terreni pubblici che erano stati destinati all’uso pubblico.

Ma il colpo di scena, per i rappresentanti nazionali a Riad, è stato il recente annuncio del Comune di Venezia che, a partire dalla primavera del 2024, avrebbe introdotto un biglietto d’ingresso di 5 euro a carico dei visitatori giornalieri della città.

Nel presentare al mondo questa novità tanto discussa e spesso rimandata, Venezia ha messo in atto un gioco di comunicazioni simile a quello che aveva posto in essere poco prima della sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale del 2021, in cui aveva già rischiato di essere inserita nella lista dei siti in pericolo, quando aveva annunciato che avrebbe vietato l’accesso delle navi da crociera al centro della città. Senza considerare che il problema delle grandi navi commerciali che entrano nel porto di Marghera rimane irrisolto e che il biglietto turistico non è abbinato ad alcun piano di riduzione del numero di visitatori.

Sebbene nessuno dei rappresentanti abbia appoggiato la raccomandazione del Centro del Patrimonio Mondiale, il Whc ha ribadito le sue preoccupazioni su Venezia, in particolare sul turismo di massa, sui piani di costruzione di alti edifici nella zona cuscinetto (ancora non definita) intorno al sito e sui cambiamenti climatici. Vista la riluttanza dell’Italia a comunicare con il Whc tra la riunione del 2021 e il rapporto sullo stato di conservazione del 2022, il Whc ha chiesto all’Italia di invitare una missione consultiva del Whc, dell’Icomos e dell’Iccrom, gli organismi di esperti che consigliano l’Unesco, e di presentare un rapporto entro febbraio 2024, in modo che le condizioni e l’amministrazione del sito possano essere riconsiderate nella prossima riunione del Comitato nell’estate del 2024.

La riunione di Riad è stata preceduta da un’azione politica senza precedenti da parte dell’Italia, guidata da Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura ed ex giornalista di destra, per ottenere il sostegno del Comitato del Patrimonio Mondiale. Il sindaco, Luigi Brugnaro, ha inviato a Riad il suo vice e un consigliere comunale. Il Ministero degli Affari Esteri ha preso ordini dal Governo e, come in passato, ha incaricato il suo ambasciatore all’Unesco di convincere i suoi omologhi negli Stati nazionali del Comitato a votare contro la raccomandazione.

In Italia la campagna è stata caratterizzata da una nuova e palese ostilità nei confronti dell’Unesco. In un articolo pubblicato il 6 agosto sul «Corriere della Sera», l’ex ministro Renato Brunetta, ora presidente della fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità,  ha dichiarato che con ripetuta arroganza l’Unesco vuole avere l’ultima parola su tutti i progetti per Venezia, ma che «Venezia è ben tutelata, dalle azioni che il Paese ha messo in campo, ma soprattutto dalla passione dei suoi abitanti e degli italiani tutti…. Quindi, non la chiuderemo alle visite: il flusso dei visitatori, anche grazie alle nuove tecnologie sarà regolato, non interrotto».  Ha poi attaccato il sistema del Patrimonio dell’Umanità nel suo complesso, affermando che l’Unesco distribuisce il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità per ampliare il suo potere, che poi attira i turisti e rovina i siti. La realtà è che la richiesta deve venire dagli Stati nazionali e l'Unesco cerca di gestire questa crescente domanda.

Dopo la decisione di Riad, Sangiuliano ha dichiarato che «questa è una vittoria per tutta l’Italia. Sconfitti coloro che pur di far polemica politica si schierano contro la loro patria. Prevale il buonsenso», e che «si è trattato di una manovra inutile, puramente politica, senza alcun fondamento oggettivo. Venezia non è quindi in pericolo».

Il sindaco Luigi Brugnaro, imprenditore locale, ha accolto la decisione su internet con uno sgargiante post di colore viola costellato di emoticon che recita: «Grande VITTORIA all’Unesco!! Decisione presa all’unanimità. Venezia non è a rischio. È stato contraddetto il rapporto fuorviante della commissione. Il mondo ha capito tutto il lavoro che abbiamo fatto per difendere la nostra Città, qualcuno dell’opposizione a Venezia ancora no! Un grazie particolare al Ministro Gennaro Sangiuliano. Grande amico mio e di Venezia». «Qualcuno dell’opposizione» è un riferimento ai gruppi di cittadini come «We Are Here, Venice» e «No alle Grandi Navi», che da anni si battono per un’amministrazione più trasparente, pubblica e lungimirante della città, per non parlare dei numerosi e autorevoli scienziati che mettono in guardia sulle implicazioni fatali dell’innalzamento del livello del mare.

Per la cronaca, queste sono le nazioni rappresentate nel Comitato del Patrimonio Mondiale di quest’anno: Argentina, Belgio, Bulgaria, Egitto, Etiopia, Grecia, India, Italia, Giappone, Mali, Messico, Nigeria, Oman, Qatar, Federazione Russa, Ruanda.
 

Con l’innalzamento dell’acqua a un livello senza precedenti, le murature si sgretoleranno e gli edifici solidi da secoli crolleranno, come nel caso di questa casa del 2003. © Matteo Tagliapietra

Anna Somers Cocks, 15 settembre 2023 | © Riproduzione riservata

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