Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliC’è chi la chiama «liquidazione» e chi invece pensa si tratti di una «nuova era» per alcuni dei più importanti luoghi espositivi della città, collocati in alcuni dei suoi più storici edifici. Quel che è certo è che la ricerca di un «gestore» per la quasi totalità dei musei del circuito museale privato «Genus Bononiae» di Fondazione Carisbo si sta svolgendo in tempi strettissimi: l’ente di origine bancaria, infatti, ha emesso il 15 febbraio un «avviso indirizzato ad acquisire, entro il 13 marzo, manifestazioni di interesse alla gestione e valorizzazione di quattro siti museali del progetto “Genus Bononiae” (Palazzo Fava, San Colombano, Santa Maria della Vita e San Giorgio in Poggiale)».
In concomitanza con la ricerca sono intervenuti con brevi dichiarazioni anche i responsabili: «La nostra è una decisione indifferibile, ha detto la presidente di Fondazione Carisbo Patrizia Pasini, utile per valorizzare il progetto promosso vent’anni fa»; «I musei, ha aggiunto il presidente di Genus Bononiae–Musei della città S.r.l. (società strumentale di Fondazione Carisbo) Filippo Sassoli de Bianchi, in gestione a qualcuno del settore potranno essere più valorizzati: si tratta di spazi da 250mila visitatori l’anno». Scorrendo i requisiti minimi per partecipare alla «manifestazione di interesse», si evince che pochi soggetti italiani saranno in grado di prendervi parte: si richiede a esempio di «avere conseguito un fatturato minimo nel quinquennio 2018-2022 di euro 15 milioni».
La società che eventualmente si individuerà gestirà i quattro luoghi aperti al pubblico dall’inizio degli anni Duemila per quattro anni rinnovabili per altrettanto tempo, avrà un contributo annuo di Fondazione Carisbo (circa 5 milioni di euro in totale di cui 1,5 il primo anno e gli altri a scalare) come concorso per le spese relative alla sostenibilità economica dei siti museali e godrà anche degli incassi relativi ai servizi dell’attività oggetto di gestione. Ma Fondazione Carisbo chiede qualcosa in cambio: il «pagamento di una percentuale sui revenues da bigliettazione e visite guidate quale controprestazione del diritto a erogare i servizi stessi» nonché di collaborare alla definizione del programma culturale.
Il gestore dovrà anche sobbarcarsi le spese di «gestione immobiliare» a parte la manutenzione straordinaria (dunque pulizia e utenze, a esempio: in tutto oggi la gestione costa 380mila euro) e tutti i servizi di produzione culturale e gestione museale, ossia biglietteria, accoglienza, assistenza, didattica, bookshop. Fu l’ex rettore dell’Alma Mater ed ex presidente di Fondazione Carisbo e Genus Bononiae Fabio Roversi Monaco a rivestire il ruolo di dominus nell’ideazione, acquisizione, restauro e gestione dei siti.
Palazzo Fava, 2.600 metri quadrati, ospita le esposizioni e soprattutto i celebri affreschi dei cicli di Giasone e Medea e di Enea realizzati da Annibale, Agostino Ludovico Carracci a partire dal 1584. Il complesso monumentale di Santa Maria della Vita, 3mila mq, conserva il celeberrimo quattrocentesco «Compianto sul Cristo morto» di Niccolò Dell’Arca mentre nei 1.100 metri del complesso di San Colombano, datato a partire dal VII secolo, oggi è allestita la raccolta di strumenti musicali antichi Tagliavini e ospita concerti. Nei 1.800 metri dell’ex chiesa di San Giorgio in Poggiale è collocata la biblioteca d’arte e storia della fondazione con la presenza di opere d’arte di Pizzi Cannella, Parmiggiani e altri.
Genus Bononiae–Musei della città S.r.l. attualmente ha una governance composta da undici membri cui si aggiunge lo staff composto da 15 persone. Queste ultime producono un costo del lavoro annuo di circa 500mila euro e, secondo il bando, debbono essere «assorbite» dal nuovo ente che dovrà accollarsi ulteriori spese per 500mila, il costo prodotto dalla attuale cooperazione sociale che si occupa dei servizi di accoglienza, biglietteria e bookshop. La novità si porta dietro infine alcuni interrogativi. A chi parteciperà all’avviso la Fondazione richiede di allestire a Palazzo Fava una mostra nel settembre-ottobre prossimo, segno che al momento non è stato progettato altro per l’importante spazio.
Dall’avviso è escluso l’antico Palazzo Pepoli dove Genus Bononiae ha allestito il Museo della Città: si vocifera che entrerà a breve in una convenzione con il Comune di Bologna. E paiono escluse anche le «Collezioni d’arte e storia» di Fondazione Carisbo: oltre 48mila pezzi tra cui 1.460 dipinti da Vitale da Bologna a Giacomo Balla, 126 sculture comprese alcune di Antonio Canova e Arturo Martini, 2.670 disegni da Gaetano Gandolfi a Filippo De Pisis e 11mila incisioni da Giuseppe Maria Mitelli a Luciano De Vita. Chi se ne occuperà?
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