Anna Pugliese
Leggi i suoi articoliPaolo Pellegrin, con la sua fotografia, è testimone e narratore del mondo contemporaneo e dei suoi drammi: il cambiamento climatico, i conflitti, le ingiustizie sociali. La sua mostra «L’orizzonte degli eventi», presso Le Stanze della Fotografia fino al 7 gennaio 2024, propone 300 scatti selezionati dai curatori Annalisa D’Angelo e Denis Curti in collaborazione con Magnum Photos.
Le immagini esposte raccontano i conflitti delle contemporaneità dal 1995 ad oggi. «Per Pellegrin la fotografia è mettere in discussione presunte verità per contribuire alla costruzione di un linguaggio fatto di grammatiche diverse e innovative. La sua è una fotografia di denuncia, di racconto», afferma Denis Curti. «L’orizzonte degli eventi, nel mondo della fisica, è la zona teorica che circonda un buco nero, un confine oltre il quale anche la luce perde la sua capacità di fuga: una volta attraversato, un corpo non può più andarsene, scompare del tutto dalla nostra vista, spiega Annalisa D’Angelo. Abbiamo scelto questo titolo perché, nella sua lunga carriera di fotografo, Pellegrin tenta più volte di oltrepassare l’orizzonte, di entrare nel buco nero della storia, provando a superare gli ostacoli. Il suo mezzo per oltrepassare l’orizzonte e uscire idealmente dal buco nero è la fotografia, intesa come tramite, come ponte ideale in un rapporto in cui lo spettatore gioca un ruolo fondamentale».
«Ovunque io sia, mi considero sempre un ospite e sono quasi sempre trattato come un ospite. La macchina fotografica diventa allora un passaporto straordinario», spiega Paolo Pellegrin, che a Venezia espone immagini tratte dai suoi reportage sugli Stati Uniti, i rifugiati a Lesbo, la guerra in Iraq e a Gaza, ma anche su temi ambientali, come lo tsnunami in Giappone, gli incendi in Australia, l’inquinamento climatico in Antartide.
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