Luana De Micco
Leggi i suoi articoliNon chiamatela più Paris+ par Art Basel. La fiera d’arte contemporanea parigina, figlia del colosso di Basilea che ha spodestato la storica Fiac, ha un nuovo nome, Art Basel Paris (dal 18 al 20 ottobre), sulla scia delle rassegne sorelle, a partire da quella elvetica a cui si aggiungono quella di Miami e di Hong Kong. Altra novità è la sede di questa edizione: il «nuovo» Grand Palais. Il maestoso monumento degli Champs-Elysées, famoso per la sua immensa cupola di vetro, ha riaperto dopo quattro anni di lavori di ristrutturazione, per ospitare durante l’estate alcune prove delle Olimpiadi di Parigi. Durante la chiusura, mostre e saloni si erano svolti al Grand Palais Éphémère, sugli Champs-de-Mars, che dovrebbe essere presto smontato. Sono presenti 195 gallerie, 40 in più rispetto all'edizione del 2023, di cui 53 partecipano per la prima volta.
«Con questo nuovo nome, Art Basel, hanno spiegato gli organizzatori, riafferma il suo impegno nei confronti della città e del suo eccezionale ecosistema culturale, beneficiando dell’impatto del marchio mondiale Art Basel per rafforzare la fiera parigina». Entrando nel vivo della kermesse, oltre ai due settori già esistenti, quello principale, Galeries, per gli espositori affermati, e Emergence, per le gallerie che presentano artisti emergenti, nasce Premise, dedicato «alle proposte curatoriali atipiche».
La fiera lancia poi un’altra iniziativa, «Oh La La!»: gli espositori sono invitati a presentare in due giorni, il 18 e 19 ottobre, una selezione di opere raramente offerte alla vista del pubblico. Con più di 50 stand presenti per la prima volta, il direttore, Clément Delépine, può ritenersi soddisfatto quando dichiara che questa ampia partecipazione «riafferma il ruolo essenziale della nostra fiera come piattaforma dinamica per le gallerie e il posizionamento di Parigi come pietra miliare del mercato globale dell’arte».
Tra le grandi gallerie sono presenti: Perrotin, Gagosian, Hauser & Wirth, David Zwirner, Chantal Crousel, Nathalie Obadia, Thaddaeus Ropac e Templon. Importante la partecipazione italiana: Alfonso Artiaco (Napoli), Emanuela Campoli, Cardi Gallery, Raffaella Cortese, Massimo De Carlo, Giò Marconi, kaufmann repetto (Milano), Galleria Continua (San Gimignano), Galleria Franco Noero (Torino) che condivide lo stand con Meyer Riegger (Berlino), Tornabuoni Art (Firenze) e, per la prima volta, Lia Rumma (Napoli) e P420 (Bologna). Per «Émergence», che riunisce 16 gallerie, partecipa Fanta-Mln (Milano) con una monografica dell'artista svizzera Gina Folly. Tra le opere maggiori: un «Concetto Spaziale» (1960) di Lucio Fontana e un’opera di Magritte del ’65, «Le sourire du diable» da Vedovi (Bruxelles); la tela «Spanische Tänzerin» (1909) di Alexej von Jawlensky da Landau Fine Art (Montreal); e opere di Egon Schiele da Richard Nagy (Londra). In dialogo con la grande mostra sul Surrealismo del Centre Pompidou, Di Donna (New York) espone opere di Yves Tanguy e Wilfredo Lam, Applicat-Prazan (Parigi) André Masson e Roberto Matta, mentre nello stand della Galerie 1900-2000 (Parigi) è allestito un disegno a quattro mani di Gala, Salvador Dalí, Valentine Hugo e André Breton. Cardi, Tornabuoni, Lia Rumma rendono omaggio all’Arte Povera (in mostra alla Bourse de Commerce-Fondation Pinault) con opere di Jannis Kounellis, Pier Paolo Calzolari e Giovanni Anselmo. Alcune curiosità nel settore «Premise», al quale hanno aderito 33 espositori: dei disegni erotici di Nazario da Bombon (Barcellona), fotografie di Gerhard Richter da Sies + Höke (Düsseldorf), l’installazione «The AmbassaDRESS» (1978) di Nil Yalter, Leone d'oro a Venezia 2024, da The Pill (Istanbul).
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