Laura Giuliani
Leggi i suoi articoliCon la consacrazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, primo visitatore del rinnovato Museo Egizio di Torino da lui definito «magnifico», Evelina Christillin presidente della Fondazione del Museo, il direttore Christian Greco e tutta la squadra in forze all’istituzione, hanno dato il via ai festeggiamenti dell’atteso bicentenario, presentando la riapertura della Galleria dei Re e del Tempio di Ellesiya, insieme a una pubblicazione e a una serie di eventi e appuntamenti a ingresso gratuito nelle giornate di oggi e domani (21 e 22 novembre).
Dimenticate il precedente allestimento del suggestivo statuario di Dante Ferretti, in cui dèi e faraoni si stagliavano nell’oscurità grazie alle luci che ne illuminavano i corpi alla stregua di una scenografia. Adesso, nella nuova Galleria dei Re, riallestita dallo studio di architettura Oma (con Andrea Tabocchini Architecture), è la luce ad accogliere il visitatore (quella naturale arriva dalle finestre un tempo oscurate) che inonda le due sale rendendo l’ambiente etereo e quasi metafisico, anche grazie ai pannelli di alluminio che rivestono le pareti e che fungono da supporto alle didascalie.
Sono le sculture a parlare, visibili dall’esterno dell’edificio anche di notte, che campeggiano in tutta la loro ieraticità e bellezza in un allestimento sobrio e pulito che ne enfatizza la maestosità e la pregevole fattura: le statue stanti e sedute della dea Sekhmet scavate a Karnak nel 1818 e disposte in serie ai lati della prima sala con al fondo il faraone Seti II, riproducono il viale processionale che conduceva al tempio evocato idealmente nel secondo ambiente in cui troneggia il celebre Ramesse II contornato dalle sculture di altri faraoni.
La curatela della Galleria dei Re è degli egittologi Paolo Del Vesco, Alessandro Girardi, Cédric Gobeil, Federico Poole, Martina Terzoli e Johannes Auenmüller. Quest’ultimo, con Alessia Fassone, Paolo Marini, Beppe Moiso e Tommaso Montonati, si è occupato anche delle ricerche sulla cappella rupestre di Ellesiya, il più antico tempio rupestre della Nubia dato in dono dall’Egitto all’Italia per l’aiuto al salvataggio dei templi, in seguito alla costruzione della diga di Assuan, d’ora in poi accessibile al pubblico gratuitamente da un ingresso indipendente (da via Duse) e raccontato nel nuovo allestimento da un videomapping che ripercorre il viaggio dei 66 blocchi giunti dall’Egitto a Torino.
A fine lavori, tra la primavera e l’estate del 2025, il Tempio di Ellesiya sarà accessibile anche dalla corte coperta in vetro e acciaio della futura Piazza Egizia, anch’essa ad accesso libero, in fase di realizzazione. Perché, come ha sottolineato più volte Evelina Christillin, il cui incarico è stato rinnovato per altri quattro anni dal ministro della Cultura Giuli, anche lui presente alla cerimonia (insieme ad autorità locali, italiane ed egiziane, e ai tanti sponsor e partner privati), un bicentenario non si festeggia in un giorno.
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