«La Pacholette» (1966-91) di César, collezione privata

Foto: Roberto Pellegrini. © 2024, ProLitteris, Zurigo

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«La Pacholette» (1966-91) di César, collezione privata

Foto: Roberto Pellegrini. © 2024, ProLitteris, Zurigo

Nouveau Réalisme, passione della famiglia Braglia

Nella Fondazione con sede a Lugano, dopo nove anni di mostre sul primo Novecento, tutti gli artisti del movimento che cercavano «nuovi approcci percettivi della realtà»

Dopo aver presentato nelle nove mostre realizzate dall’inaugurazione (nel 2015) il meglio della sua collezione di espressionisti del primo ’900, con poche incursioni in ambiti contigui, la Fondazione Gabriele e Anna Braglia punta ora verso la seconda metà del secolo, proponendo dal 19 settembre al 21 dicembre la mostra «Nouveau Réalisme. Una passione di famiglia», curata da Gaia Regazzoni Jäggly, direttrice artistica della fondazione luganese, che per realizzare il corposo catalogo ha voluto accanto a sé Cécile Debray, direttrice Musée National Picasso di Parigi e curatrice nel 2007 della mostra «Le Nouveau Réalisme» al Grand Palais di Parigi, di Annja Müller-Alsbach, curatrice del Museo Tinguely di Basilea, e di Elena Pontiggia, cui ha affidato le schede introduttive alle 11 sezioni monografiche: una per ognuno dei protagonisti di questo movimento fondato nel 1960 a Parigi da Pierre Restany con gli artisti che vi aderirono, ma presentato per la prima volta a Milano, nella mostra di quello stesso anno alla Galleria Apollinaire di Guido Le Noci. E che sempre a Milano, nel 1970, terminò il suo ciclo vitale con la mostra del decennale (allora contestatissima in città, ma poi rimasta negli annali), dove loro stessi ne decretarono la morte. 

A Lugano sono presenti tutti gli artisti del gruppo: Arman (1928-2005), César (1921-98), Christo (1935-2020), Gérard Deschamps (1937), Raymond Hains (1926-2005), Yves Klein (1928-62), Mimmo Rotella (1918-2006), Niki Saint Phalle (1918-2006), Daniel Spoerri (1930), Jean Tinguely (1925-91) e Jacques Villeglé (1926-2002), rappresentati dal nucleo di opere della collezione Braglia e da prestiti di una collezione privata. Ecco allora le «accumulazioni» di Arman, le «compressioni» di César, gli «impacchettamenti» di Christo, i «Tableau-pièges» (quadri trappola) di Spoerri, i «décollage» di Hains, Villeglé e Rotella, oltre alle sculture di Niki de Saint Phalle e Yves Klein e a una selezione delle curiose lettere illustrate che Tinguely amava inviare agli amici. 

Nella «Dichiarazione costitutiva» del 1960, i firmatari asserivano di andare in cerca di «nuovi approcci percettivi alla realtà»: una realtà che loro non si limitavano a rappresentare, come si andava facendo un po’ ovunque (anche in opposizione ai magmi materici soggettivi che avevano caratterizzato l’Informale) ma che incorporavano direttamente nei loro processo creativo, prelevandone dei frammenti e con essi costruendo le loro opere. Per citare le parole di Restany, «un riciclo poetico della realtà urbana, industriale e pubblicitaria».

Ada Masoero, 17 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

Nouveau Réalisme, passione della famiglia Braglia | Ada Masoero

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