Enrico Tantucci
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Un palazzo del Settecento trasformato in polo dell’arte contemporanea nel corso del restauro ha riscoperto i suoi affreschi d’epoca. È Palazzo Diedo a Venezia, nell’area di Santa Fosca, sede dallo scorso aprile di Berggruen Arts & Culture, fondazione benefica creata dal collezionista e filantropo Nicolas Berggruen, che si propone di approfondire il legame tra l’arte contemporanea e il passato e tra l’Oriente e l’Occidente. Ospiterà residenze d’artista, mostre (si chiude il 17 novembre quella inaugurale «Janus», con 11 interventi originali site specific di Urs Fischer, Piero Golia, Carsten Höller, Ibrahim Mahama, Mariko Mori, Sterling Ruby, Jim Shaw, Hiroshi Sugimoto, Aya Takano, Lee Ufan e Liu Wei), eventi, film e performance su cinque diversi livelli con una superficie totale di 4mila metri quadrati.
L’intervento di recupero del palazzo ha richiesto due anni ed è avvenuto sotto la supervisione dell’architetto veneziano Silvio Fassi che ha riportato in luce la storia del palazzo, a partire da sei capricci romani (scene che combinano elementi storici e di fantasia) e due cicli di affreschi al primo piano di Costantino Cedini (1741-1811) e di Francesco Fontebasso (1707-69), uno dei principali esponenti della pittura veneta nel periodo rococò.
Palazzo Diedo è il secondo edificio storico che Nicolas Berggruen ha acquisito a Venezia, dopo la Casa dei Tre Oci alla Giudecca come principale sede europea dell’Istituto Berggruen. Le opere esposte in Palazzo Diedo sono state concepite in dialogo con l’architettura e le caratteristiche dell’edificio settecentesco, realizzato da Andrea Tirali (1660-1737) per una delle più potenti famiglie veneziane e successivamente utilizzato come scuola elementare e come tribunale. Le opere sono ispirate ai mestieri tradizionali legati a Venezia, come gli affreschi, il vetro di Murano, i tessuti preziosi e i pavimenti con il loro tipico disegno. La mostra in corso prende il nome da Giano (Janus), il dio romano degli inizi, spesso visto con due facce, una che guarda in avanti e l’altra all’indietro, a indicare l’obiettivo della mostra, e della fondazione, di unire simbolicamente la storia con la contemporaneità. Tra i nuovi interventi architettonici realizzati a Palazzo Diedo anche la scala elicoidale dell’artista tedesco Carstern Höller, che richiama quella ovata palladiana alle Gallerie dell’Accademia: quasi un omaggio..
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