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Gianni Giordano

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Gianni Giordano

Nelle Langhe c’è una Wunderkammer tra i vigneti

Sotheby’s disperderà a novembre a Parigi arredi, dipinti e oggetti d’arte dalle variegate collezioni di Gianni Giordano, un imprenditore vinicolo di grande successo

Gianfranco Fina

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La grande collezione di arti decorative, raccolta nel corso di circa quarant’anni da Gianni Giordano, sarà proposta in vendita nelle sale di Sotheby’s a Parigi nei giorni 26 e 27 novembre, a distanza di circa due anni da un’altra vendita epocale, quella dell’emiro del Qatar al-Thani. Per Sotheby's sarà una vendita importante quanto era stata quella dell’antiquario torinese Rossi. Già, ma chi è Gianni Giordano? 

Orologio da tavolo in porcellana di Doccia con montatura in bronzo dorato sormontato dallo stemma dei Ginori (1777-78 circa). © Sotheby’s

Consolle genovese in legno dorato (fine XVII secolo) attribuita a Filippo Parodi. © Sotheby’s

Giordano è ben conosciuto dai migliori antiquari internazionali, dagli storici dell’arte e dai direttori dei maggiori musei, ed essendo caratterizzato da una naturale riservatezza sabauda, così come vuole anche la tradizione della sua terra di origine, le pittoresche Langhe, non gode di quella visibilità pubblica che altri collezionisti, con raccolte di livello assai inferiore, invece ricercano e hanno. L’attività di famiglia, iniziata ai primi del ’900, era la tradizionale produzione dei vini piemontesi, ma il colpo di genio l’ebbe a metà degli anni ’50 Ferdinando, il padre di Gianni, che decise di abbandonare la filiera distributiva tradizionale ed escludere gli intermediari a vantaggio dei clienti, iniziando con la vendita per corrispondenza. Scelta coraggiosa che fu premiatissima: nel giro di pochi anni il nome Giordano divenne sinonimo di vini di qualità consegnati a domicilio. Quando il figlio giunse al timone dell’azienda implementò ancora l’attività e la distribuzione dei suoi prodotti estendendola anche all’estero fino a quando, una ventina d’anni fa, decise di vendere tutto per dedicarsi ad altro, tra cui l’incremento delle sue amate collezioni d’arte antica. 

Quest’asta sarà quindi l’occasione per conoscere lui e le sue svariate raccolte. Gianni Giordano è nato con la passione della raccolta sistematica. I suoi primi interessi, dall’età di 12 anni, furono rivolti alla filatelia, settore peraltro molto formativo che richiede grande spirito di osservazione e attenzione ai minimi dettagli, elementi fondamentali per saper scegliere nel grande mare dell’arte le proposte più rare e stimolanti. Presto si rivolse allo studio e alla ricerca dell’arte piemontese e cominciò ad acquisire i migliori mobili, dipinti, argenti e oggetti che apparivano sul mercato durante gli anni ’80 e ’90, ma nel breve giro di qualche anno l’offerta piemontese divenne troppo limitata per lui e così rivolse l’interesse alle opere provenienti da tutti gli antichi Stati italiani, con un’attenzione molto maggiorata per la qualità, la provenienza e lo stato di conservazione. 

«Erminia che indossa le armi di Clorinda» di Antoine Julien de Parme. © Sotheby’s

Consolle genovese in legno dorato (fine XVIII secolo). © Sotheby’s

Determinante nel suo percorso è stato l’incontro con le «Wunderkammer» tedesche: gli argenti dorati di Augusta e Norimberga, le coppe realizzate con i Nautilus o altre conchiglie esotiche, i cristalli di rocca incisi, gli avori intagliati, gli smalti di Limoges, gli orologi, gli automi e i gioielli rinascimentali. Quando Christie’s nel 2009 propose la vendita degli arredi di Yves Saint Laurent, dove molti oggetti di queste tipologie erano presenti, Giordano ebbe la possibilità di aggiudicarsene un nucleo molto importante. La villa di famiglia, circondata dai filari di Barolo e con vista sui castelli di Guarene, di Grinzane Cavour e Serralunga d’Alba, contenitore delle prime collezioni, divenne ben presto troppo piccola e l’imprenditore l’ha sviluppata fino a essere quella che è ora, cioè una vasta struttura edilizia dall’anima neoclassica, perfetta per ospitare le sue collezioni. La prima domanda che gli abbiamo rivolto è stata: «Perché vende?». Significativa la risposta: «Ormai era un insieme pressoché perfetto. Tutti gli oggetti, mobili e quadri erano stati collocati al posto giusto, in un mix calibrato di volumi e di colori. Con difficoltà avrei potuto inserirne altri». Un collezionista normale avrebbe potuto trasformare il tutto in una casa museo di sicuro successo, data la qualità degli oggetti e l’attraente location, con biglietti e visite guidate, ricavandone certamente anche complimenti capaci di soddisfare il suo ego. È invece maturata l’idea di azzerare tutto e di ricominciare da capo: Giordano ha 65 anni, quindi nelle condizioni di cercare nuovi panorami, avviare nuove ricerche, sempre nel campo dell’arte antica. Dalle straordinarie oreficerie barocche tedesche agli strumenti scientifici e curiosità, in un mix di Schatzkammer e Wunderkammer, gli interessi tipici del signore rinascimentale. 

«Sesto Tarquinio che ammira la virtù di Lucrezia» di Jean-Jacques Lagrenée. © Sotheby’s

Da sinistra, «Offerta all’amore» e «Baccante che suona il tamburello davanti alla statua di Pan» di Antoine-François Callet. © Sotheby’s

Con la vendita di Parigi di novembre ritorneranno così sul mercato, tra le altre, alcune opere principesche provenienti da grandi famiglie aristocratiche romane e genovesi, soprattutto risalenti ai secoli XVII e XVIII, una serie impressionante di micromosaici neoclassici, un bellissimo cofanetto in argento dorato per il cardinale-duca di York Enrico Stuart eseguito a Roma da Luigi Valadier nel 1785, il grande orologio in porcellana di Doccia realizzato per il marchese Ginori, già nella collezione dell’antiquario fiorentino Stefano Bardini che lo mise all’asta da Christie’s, a Londra, nel lontano 1902. Nella vendita sono presenti anche alcuni importanti dipinti neoclassici come una grande tela di Jean-Jacques Lagrenée, raffigurante «Sesto Tarquinio che ammira la virtù di Lucrezia», una coppia di allegorie di Antoine-François Callet proveniente dalla maison de plaisance di Bagatelle al Bois de Boulogne e il dipinto «Erminia che indossa le armi di Clorinda» realizzato da Jean-Antoine Julien de Parme per il duca di Mazarin. Alla prima vendita parigina, a cui è stato dato il titolo «Une vision muséale», seguirà una seconda vendita, nei primi mesi del 2025, alla Sotheby’s di Milano, dove saranno proposte le opere che hanno ricevuto la notifica dal Ministero della Cultura e che, non potendo venire esportate, devono essere vendute in Italia. Tra queste, uno scultoreo tavolo barocco da parete con conchiglia fra tritoni e putti, attribuito a Filippo Parodi; una coppia di dipinti documentari di Antonio Joli, raffiguranti l’«Eruzione del Vesuvio del 1760 vista dal mare» e l’«Eruzione del Vesuvio del 1760 vista da terra», e due grandi consolle genovesi d’epoca Luigi XVI intagliate, scolpite e dorate. I lotti in vendita a Milano sono stati esposti questo mese in una preview a Palazzo Serbelloni, sede di Sotheby’s nel capoluogo meneghino, dal 18 al 22 settembre. Giordano ha promesso di donare, ad aste concluse, a una residenza storica piemontese ancora da definire, una coppia di dipinti di Giuseppe Pietro Bagetti (1764-1831), raffiguranti due vedute del Castello ducale di Agliè, e non esclude altre opere importanti di arte piemontese, come dimostrazione del suo personale legame al territorio e alla sua cultura e riconoscenza per le benefiche ricadute dei buoni vini locali. Ma anche un gesto significativo e un buon esempio per tanti collezionisti.

Gianfranco Fina, 30 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

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