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«Ritratto di Willem Hondius», di Van Dyck (particolare), passato nello scorso febbraio in un’asta di Christie’s

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«Ritratto di Willem Hondius», di Van Dyck (particolare), passato nello scorso febbraio in un’asta di Christie’s

Nel mercato dei disegni antichi una bella testa costa cara

Un excursus tra le aste di settore dell’ultimo anno rivela che il ritratto costituisce un mondo a sé stante in questo raffinato genere di collezionismo

Antonio Pepe

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La vendita all’incanto dei 176 disegni antichi celebrata il primo febbraio scorso nella sede newyorkese di Christie’s ha dato la misura di quelle che potranno essere le future aste nel settore della carta. Sembra consolidarsi la peculiarità di questo mercato, formato da un ristretto numero di palati fini, che antepone decisamente la qualità alla quantità: metà dell’intero fatturato è merito di un solo disegno. E il silenzio pieno di ossequio che regnava in sala durante lo scorrere dei lotti ha contribuito a rendere ancora più tonante la martellata del numero 83: 2,1 milioni di dollari, cioè quasi due milioni di euro compresi i diritti (da qui in avanti sempre inclusi), per un piccolo, raffinatissimo disegno di Antoon van Dyck (1599-1641) che ritrae l’incisore Willem Hondius (21,5×16,5 cm). Il risultato eclatante sollecita un’indagine sul tema del ritratto su carta.

La prima grande differenza rispetto alla pittura è la più ampia gamma del grado di finitezza, in pochi centimetri si passa dalla cura maniacale del dettaglio al dato più astratto, da fototessere elegantemente confezionate a teste spettrali. Perfino in questi ultimi casi le somme raggiunte perdonano all’artista di aver indossato i panni del boia. Per rendere meglio l’idea, se malauguratamente il mercato dei disegni dovesse assomigliare a quello di strada, le bancarelle organizzerebbero in prima fila i disegni delle più varie parti anatomiche: gambe dinoccolate, braccia mutilate, mani autosufficienti (scappate da casa Addams). E magari torsi o corpi acefali. Eppure sarebbe possibile individuare nel fondo della pila accatastata, nascosti a occhi indiscreti, disegni emuli del triste «caso Bobbit». Tornando alle teste e ai ritratti, dunque, non è difficile intuire perché le loro stime siano genericamente più generose di quelle dedicate al resto della macelleria grafica, che in alcune circostanze raggiunge comunque risultati degni di nota.

Casi analoghi al Van Dyck si ripetono frequentemente con cifre di volta in volta adeguate all’autore e alla rarità del disegno in questione. Basta sfogliare qualche catalogo d’asta dello scorso anno. Ma le valutazioni funzionano meglio a conti fatti, quindi conviene anticiparli. Uno studio di testa con le sembianze del defunto Giulio Contarini (25×19 cm), ritratto da Giovanni Battista Tiepolo (1696-1770) sulla base del modello scultoreo di Alessandro Vittoria, ha lasciato la sede di Sotheby’s a Londra per circa 240mila euro il 5 luglio del 2023. Galleggia nel foglio un volto appena abbozzato, tra il severo e l’imperturbabile, statuario appunto, magistralmente gestito con tratti a sanguigna e gesso bianco. Considerato l’esito (ancora lontano dal record dell’autore per una testa simile, che è quasi il doppio) direi che il disegno difende degnamente una vita propria nonostante la barba a chiazze e il collo appena accennato.

Chi anche su carta non riesce fare a meno del colore, potrebbe orientarsi verso i graziosi pastelli di Rosalba Carriera (1673-1757). Dovrà però fare attenzione al portafoglio perché è un’artista sulla soglia del riscatto, come dimostra il «ritratto di Joseph Spence» presentato il 25 gennaio 2023 da Sotheby’s a New York a una ragionevole stima che si aggirava sui 36-55mila euro, ma che ha prepotentemente moltiplicato il tetto massimo fino a raggiungere la somma di 277.422 euro e rimane ancora margine per ulteriori incrementi quando si pensa ai recenti traguardi raggiunti da altre donne pastelliste.

Si sente spesso dire che due teste sono meglio di una, perciò ha fatto bene il fortunato acquirente che a Parigi il 22 marzo del 2023 è riuscito ad aggiudicarsi da Christie’s un raro quadrittico di disegni del noto simbolista belga Fernand Khnopff (1858-1921). Il proverbio gli è costato quasi mezzo milione di spesa (478mila euro contro i 200-300mila stimati) grazie al quale ha portato a casa i quattro studi a carboncino, con un totale di tre teste singole su quattro disegni. Ma sono abbastanza sicuro che gran parte della cifra raggiunta sia giustificabile nella bramosia di impossessarsi dello sguardo glaciale, di iconica «femme fatale», dello studio per il viso di una sfinge (19x9 cm).

A conti fatti, non basta certo imbattersi in un testone qualunque per giustificare somme come quelle descritte. Le regole da rispettare prima di lanciarsi in un acquisto sono le solite: affidabile attribuzione, dignitosa provenienza, buona conservazione. A tutto ciò si aggiunge, nel caso dei ritratti, l’identificazione dell’effigiato, che a seconda del prestigio o dell’interesse potrebbe aumentarne il valore in modo non indifferente. Per gli studi di teste consiglierei anche di fare attenzione a elementi apparentemente estranei: entrano in ballo l’età, il fascino, la riuscita della messa in posa. Più il grado di «appeal» è alto, più il disegno cattura sguardi, più la richiesta sale. Il mercato dei colpi di martello non rispetta la logica di «politically correct». Uno dei pochi aspetti spesso rilevante ma che non sembra influire in modo decisivo è invece la misura, quasi sempre modesta nei disegni. Sono altri i fattori davvero determinanti. E se solo fosse il contrario, per rendere meglio l’idea del successo raggiunto, incalzeremmo un gioco demenziale quanto illustrativo su come acquistare l’arte nel mercato delle stoffe: qual è il prezzo al metro quadro per una tela di Van Dyck? Siamo su una media di tre milioni, signore! E se prendessi un disegno? Può spendere anche il doppio! Ma su queste fantasie non conviene perdere la testa, visto quanto potrebbe costare.
 

Antonio Pepe, 22 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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