Vincent Noce
Leggi i suoi articoliLaurent e Olivier Kraemer, della Galerie Kraemer di Parigi, insieme ad altri sei mercanti, esperti e mobilieri, sono stati rinviati a giudizio da un tribunale francese per frode organizzata e riciclaggio di denaro sporco.
La misura, annunciata in gennaio ma resa nota solo di recente, segna il culmine di un’inchiesta per presunte falsificazioni di mobili Luigi XIV. Gli altri accusati sono: Jacques Poisson, un mobiliere in pensione, sua moglie Colette, Michel Rocaboy, mobiliere subappaltante dei Poisson, e Roland de l’Espée, mercante ed ex presidente della Société des Amis de Versailles. Tutti si proclamano innocenti.
Nel 2016, l’unità francese per i crimini nell’arte (Ocbc) ha aperto un’inchiesta su una raffica di scandali che avevano messo a soqquadro il settore dell’antiquariato. Lo stesso anno Laurent Kraemer finiva sotto accusa in una separata inchiesta penale riguardante una serie di sedie false, molte delle quali erano state vendute a Versailles.
Bill Pallot, uno specialista in sedie di Didier Aaron & Cie (ora gestita da Hervé Aaron), ammise di averne fabbricate una decina insieme a Bruno Desnoues, un mobiliere dipendente del castello. Entrambi hanno passato quattro mesi in carcere. Nel 2016 la galleria di Aaron è stata estromessa dalla Biennale degli Antiquari, e i Kraemer si sono ritirati.
Il nuovo procedimento penale che riguarda il laboratorio dei Poisson si basa su 20 pezzi sospetti offerti in vendita o venduti a collezionisti di Londra, Monaco e New York. Una delle parti civili, un collezionista italiano residente a Monaco, ha anche avviato una causa civile contro la Galerie Kraemer in merito a 13 pezzi arredi e oggetti d’arte Luigi XIV e Luigi XV, acquistati per 13,5 milioni di euro.
Il 9 gennaio i fratelli Kraemer sono stati arrestati per due giorni e successivamente accusati dal giudice istruttore. Sono stati poi rilasciati dietro una cauzione rispettivamente di 4,5 milioni e di 1 milione. Il 24 gennaio, Roland de l’Espée è stato iscritto nel registro degli indagati per aver cercato di vendere, per circa 10 milioni, una commode attribuita ad Alexandre Jean Oppenordt e probabilmente commissionata dal fratello di Colbert, il primo ministro di Luigi XIV.
Dal canto suo, il Syndicat National des Antiquaires (Sna) da una parte si limita a dichiarare di non poter commentare le procedure in corso, dall’altra chiede ai soci toccati dall’inchiesta di autosospendersi.
Il procedimento penale era stato avviato il 19 dicembre 2016 e aveva portato alla scoperta di altri pezzi sospetti, tra cui una coppia di stipi Boulle, venduti dalla Galerie Kraemer nel 1999 al gigante assicurativo Axa per un prezzo presunto di 6 milioni.
La figlia di Jacques Poisson, Marie-Hélène, nega ogni coinvolgimento della sua famiglia dicendo che la stessa «non ha mai venduto mobili» e «non ha mai avuto i mezzi» per realizzare questi pezzi. Laurent Kraemer denuncia «una tempesta giudiziaria e mediatica in un bicchier d’acqua, basata su una sola analisi», che lui contesta. «Non c’è stata nessuna perizia giudiziaria per questa inchiesta», sostiene. Secondo la galleria parigina il caso sarebbe un «regolamento di conti» tra mercanti e la procedura penale sarebbe esclusivamente una questione finanziaria.
Pagamenti per milioni di euro hanno portato la polizia a conti bancari in Svizzera, a Singapore e a società off-shore.
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