«Alluvione a Torino (after Bellotto)» (2023) di Melissa McGill

Cortesia Mazzoleni

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«Alluvione a Torino (after Bellotto)» (2023) di Melissa McGill

Cortesia Mazzoleni

Melissa McGill esorcizza l’ecoansia con la storia

Da Mazzoleni l’artista americana che, spaziando tra performance, fotografia, pittura, disegno, scultura, suono, video e installazioni, cerca di ricongiungere idealmente l’emisfero umano all’ecosistema circostante

Spaziando tra diversi media, tra cui performance, fotografia, pittura, disegno, scultura, suono, video e installazioni, Melissa McGill, artista americana originaria di Rhode Island, da più di trent’anni lavora su progetti indipendenti e mostre personali che cercano di ricongiungere idealmente l’emisfero umano all’ecosistema circostante. 

Qualità estetica e impegno nei confronti dell’ambiente contraddistinguono una ricerca di cui lei stessa spiega l’intento: «Illuminare la nostra interconnessione e reciprocità con l’acqua e il cosmo, esplorando nuovi modi per navigare con la saggezza della natura come nostra guida». Sino all’8 febbraio la galleria Mazzoleni accoglie la personale «Eridanus: The River Constellation» (Eridano: la costellazione del fiume), la più vasta presentata in galleria, con opere realizzate dal 1998 al 2024. 

Partendo dal titolo della rassegna si può comprendere quali siano i legami a cui l’artista fa riferimento: da una parte una delle più grandi costellazioni dell’emisfero celeste australe, dall’altra l’antico nome del fiume Po, la cui storia e morfologia ha profondamente colpito McGill. Inoltre, il nome Eridu apparteneva a un’antica città babilonese consacrata al dio Enki/Ea, signore dell’Abisso, mitologico bacino d’acqua dolce al di sotto della superficie terrestre. Il legame tra i differenti fiumi e tra il cosmo e la terra si concretizza in un progetto di narrazione sull’acqua intitolato «Lifeline» nato in seguito un viaggio sul Po che ha allarmato l’artista per il precario stato delle acque.

Le rappresentazioni cartografiche storiche, e in particolare il modo in cui la natura e l’acqua vengono indicate, l’hanno ispirata nel realizzare nuove «mappature» con pigmenti organici, come «Eridano (Number 1)» del 2024, che reca corsi d’acqua associati ai riflessi degli astri della costellazione di Eridano, così come i lavori realizzati immergendo le informazioni cartografiche delle mappe originali nelle acque da cui nasce il Po. «Queste opere portano in superficie i corsi d’acqua, affrancando completamente il loro linguaggio da quello artificioso e lambiccato degli uomini per lasciarlo scorrere libero, come in “Water Story (Po Source)” del 2023». Il dialogo intrapreso dall’autrice con le rappresentazioni cartografiche storiche (reso possibile grazie alla collaborazione con l’Archivio di Stato di Torino) stride con la cosiddetta «climate fatigue», quell’ecoansia che McGill esorcizza attraverso un’«altra storia». Il percorso da Mazzoleni esplora nuove prospettive, ma indaga anche i legami con il passato che la collettività è invitata a conoscere per affrontare le sfide future in anni di cambiamenti climatici e riscaldamento globale.

Monica Trigona, 24 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

Melissa McGill esorcizza l’ecoansia con la storia | Monica Trigona

Melissa McGill esorcizza l’ecoansia con la storia | Monica Trigona