Simone Facchinetti
Leggi i suoi articoliOcchio e qualità oppure cervello e immagine? Meglio Pablo Picasso o Marcel Duchamp? Tutti, oggi, stanno dalla parte di Duchamp, e potrebbero avere anche ragione, ma solo nel breve periodo. Proviamo ad applicare il sistema Picasso-Duchamp ai risultati delle ultime aste newyorkesi di Old Master (Christie’s e Sotheby’s, il 31 gennaio e l’1 febbraio scorsi). Non dimentichiamoci che sono tra gli appuntamenti più rilevanti dell’anno in questo ambito.
Il punto da tenere in considerazione è che il prezzo non fa la qualità. Tutti sappiamo che il miglior film al botteghino potrebbe essere il più brutto della stagione e che spesso è proprio così. Il fattore prezzo non si giustifica esclusivamente con la qualità, mentre può spiegare meglio una tendenza. I soldi stanno quasi sempre dalla parte di Duchamp! Alle aste partecipano i consumatori finali (ovvero i collezionisti, i musei ecc.) e gli operatori (ovvero i mercanti d’arte). Queste due categorie hanno strategie molto diverse. Quello che voglio dire è che anche il mercante più scaltro e geniale sarà costretto ad acquistare un capolavoro rimanendo entro un determinato range economico perché non potrà non prevedere un potenziale profitto.
Dopo tutti questi preamboli, necessari a disegnare una piccola griglia di criteri, iniziamo. Un quadro non canonico di Artemisia Gentileschi raffigurante «San Giovanni Battista» e stimato 400-600mila dollari ha praticamente raddoppiato la base d’asta finendo per costare quasi un milione (diritti inclusi, come tutti i prezzi segnalati in seguito). In questo caso non si è imposta la qualità (pure buona) ma il nome, cioè ha vinto il cervello.
Invece un quadro malamente schedato come «Ritratto di Élisabeth Louise Vigée Le Brun» e riferito all’ambiente della celebre pittrice ha sconvolto il paradigma: la base d’asta di 20mila dollari si è moltiplicata quasi per venti fino a sfiorare i 400mila dollari. D’ora in avanti sarà un «Autoritratto di Élisabeth Louise Vigée Le Brun». Qui ha vinto la qualità. Un secondo «Autoritratto di Élisabeth Louise Vigée Le Brun in costume da viaggio», questa volta un pastello su carta, stimato 700mila-1milione di dollari ha chiuso a oltre 3 milioni. Qui di nuovo ha prevalso il cervello.
Un piccolo studio di Cornelis Cornelisz stimato 350-550mila dollari è salito a 635mila. Ancora si è imposta la qualità.
Potremmo andare avanti ma abbiamo finito lo spazio. Tuttavia dobbiamo almeno rimarcare che è stato registrato un numero anomalo di «ritiri preventivi», ovvero molte opere sono state ritirate prima o durante le aste. E qui ha vinto certamente la prudenza.
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