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Busto in marmo rinvenuto nel 2007 nelle acque del Rodano, inizialmente identificato con Giulio Cesare. © MDAA, Rémi Bénali

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Busto in marmo rinvenuto nel 2007 nelle acque del Rodano, inizialmente identificato con Giulio Cesare. © MDAA, Rémi Bénali

Mary Beard e gli imperatori romani

Ironica e grande divulgatrice, la celeberrima studiosa britannica racconta la sua intimità con i dodici Cesari

Federico Castelli Gattinara

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Docente al Newnham College di Cambridge, grande esperta di Roma antica ma tutt’altro che fanatica della classicità (in un’intervista al quotidiano «El País» di due anni fa dichiarò che «solo una parte dell’Europa viene dal mondo classico. Ci sono altri lasciti che non possiamo dimenticare, ad esempio quello islamico»), Mary Beard è una star in Gran Bretagna, anche per i suoi aspetti eccentrici e per la massiccia presenza nei media. È una delle poche figure che, oltre a essere una studiosa stimata a livello internazionale, è anche una scrittrice piena di ironia e una formidabile divulgatrice per la Bbc del mondo romano. Uscito l’anno scorso, è stato pubblicato in giugno per Mondadori il suo ultimo lavoro dedicato a I dodici Cesari. Ritratti del potere dall’antichità a oggi, tradotto da Carla Lazzari, come gran parte delle sue opere in Italia.

Come in altri lavori, per esempio Fare i conti con i classici uscito sempre per Mondadori nel 2017, Beard ci spinge ad affrontare non solo la storia e la cultura greco-romana fuori da stereotipi e luoghi comuni, ma anche come queste sono state lette, interpretate e perfino distorte nel corso dei secoli. Fino a noi, al nostro modo di fronteggiare le questioni e i grandi temi posti dagli antichi, portatori non di lingue e culture morte e sepolte, neanche si trattasse di reperti da proteggere tramite l’Unesco. «Gli imperatori romani sono ancora tra noi», esordisce Beard in prefazione. «Per quel che mi riguarda, con molti di loro ho avuto rapporti più stretti che con la maggior parte delle persone che conosco», sottolinea divertita poche righe dopo.

Il testo nasce da una serie di Lectures in Fine Arts tenute a Washington nel 2011 e si arricchisce negli anni di materiali, approfondimenti e nuove direzioni. Il cuore del libro analizza attraverso gli ultimi cinque secoli di arte il come e il perché gli imperatori romani sono stati continuamente rappresentati, «più frequentemente di qualsiasi altro personaggio, a eccezione di Gesù, della Madonna e di una mezza dozzina di santi». Stiamo parlando di dipinti e sculture, ma anche di arazzi, argenti, ceramiche, stampe e medaglioni, e via via in caduta libera dalle carte da parati seicentesche ai cioccolatini. La materia è intricata almeno quanto è intrigante.

Perché di assodato in fin dei conti c’è molto meno di quanto pensiamo: datazioni talmente incerte che in molti casi non si sa nemmeno se siano sculture antiche o moderne, se si tratti di originali, copie o addirittura falsi, identificazioni fantasiose o sbagliate durate secoli, travisamenti voluti, volti imperiali un tempo familiari oggi completamente dimenticati. Beard scava nelle motivazioni, sul perché «le facce di quei vecchi autocrati» si producevano e si vendevano così bene, sul significato per l’uomo del Rinascimento e per noi, sulla loro immutata importanza nella storia dell’arte e della cultura.

Il volume comincia e finisce con la storia di un sarcofago romano che si riteneva avesse contenuto le spoglie di Alessandro Severo, per anni conservato davanti alla Smithsonian di Washington: «Una vivida introduzione alle giravolte, ai dibattiti, ai contrasti e alle accese controversie politiche che concernono il racconto più ampio sulle immagini imperiali, antiche e moderne, di Roma», anche per il gran rifiuto del presidente degli Stati Uniti Andrew Jackson (1767-1845) di venirvi sepolto.

Ciò che interessa l’autrice è proprio questo intreccio tra ritratto e potere nel mondo romano e come questo sia stato plasmato e utilizzato in età moderna attraverso manufatti e opere d’arte. E non si tratta solo dei dodici Cesari in senso stretto, da Giulio Cesare a Domiziano, i cui busti nessuna famiglia aristocratica sei-settecentesca di un certo rango poteva non avere nel suo palazzo, ma anche dei successivi, come nel caso citato, e di madri, spose e figlie imperiali, che suscitarono sempre passioni intense e su cui di fatto si impianta tutta la ritrattistica europea a legittimare il potere dinastico. E una fetta del nostro immaginario, fino ad oggi, come si evince da film e pubblicità, sui giornali o perfino nei fumetti.

I dodici Cesari. Ritratti del potere dall’antichità a oggi,
di Mary Beard, trad. di Carla Lazzari, 456 pp., ill. b/n e col., Mondadori, Milano 2022, € 35

Busto in marmo rinvenuto nel 2007 nelle acque del Rodano, inizialmente identificato con Giulio Cesare. © MDAA, Rémi Bénali

Federico Castelli Gattinara, 10 settembre 2022 | © Riproduzione riservata

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