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Restauratori all’opera sulla lapide di Michelangelo in Santa Croce

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Restauratori all’opera sulla lapide di Michelangelo in Santa Croce

Marmo di Carrara e pietre toscane per Michelangelo e famiglia

L’Opificio delle Pietre Dure ha restaurato la lapide tombale dei Buonarroti nella Basilica fiorentina di Santa Croce

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Laura Lombardi

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In occasione del 550mo anniversario della nascita di Michelangelo, nella Basilica di Santa Croce si è concluso il restauro della grande lapide tombale della famiglia Buonarroti sotto cui è sepolto l’artista. Promosso dall’Opera di Santa Croce e condotto dall’Opificio delle Pietre Dure, il cantiere, diretto da Lorenza Alcaro, ha coinvolto i settori di Restauro mosaico e commesso diretto da Anna Patera e quello dei Materiali lapidei diretto da Riccardo Gennaioli, oltre al Laboratorio scientifico che si è occupato della diagnostica di supporto al restauro.

La famiglia Buonarroti Simoni, residente nel quartiere di Santa Croce, era molto legata alla Basilica dove, a fianco del monumento a Michelangelo, si trova l’altare di famiglia (eretto nel 1570)  e davanti ad esso la lapide tombale. Progettato da Giorgio Vasari, il monumento dell’artista era stato restaurato nel 2018 grazie a un fundraising che ha coinvolto oltre cento donatori da tutto il mondo, ma la lastra tombale, già danneggiata dall’alluvione del 1966, presentava ulteriori danni dell’usura. 

Realizzata a intarsio, è suddivisa in tre riquadri di marmo bianco di Carrara delimitati da una fascia di serpentino verde di Prato; nei riquadri laterali sono due stemmi della famiglia a forma di scudo accartocciato inclinato con due bande gialle (d’oro) su campo azzurro, in alto il lambello araldico (striscia rossa) simbolo dei d’Angiò, distintivo della parte guelfa, poi le lettere L e X su concessione di Leone X per i meriti dello stesso Michelangelo. Al centro, in corrispondenza della botola, è raffigurato un vaso decorativo. Oltre al marmo sono impiegate altre pietre toscane: il bardiglio, il giallo di Siena, la pietra alberese, il rosso Maremma, la breccia medicea. Dopo la pulitura e il consolidamento delle sezioni lapidee, interessate da disgregazione e fratturazione, l’intervento è proseguito con la stuccatura delle lacune di minima entità e l’integrazione di una grande lacuna del riquadro sinistro. 

Il restauro è stato presentato in occasione dell’apertura delle celebrazioni dei 550mo anniversario michelangiolesco e Cristina Acidini, presidente dell’Opera di Santa Croce, ma anche dell’Accademia delle Arti del Disegno, ha commentato: «Quella di oggi è una giornata all’insegna della gratitudine per una figura straordinaria, di riconoscenza per quello che Michelangelo ha rappresentato e tuttora rappresenta nell’arte e nella cultura planetaria, partendo da Firenze e dall’Italia ma raggiungendo con la sua straordinaria fama tutto il mondo. La sua arte è tra noi, la sua personalità ancora è viva e ci ispira e ci guida così come guidò, a suo tempo, l’Accademia delle Arti del Disegno, fondata nel suo nome da Giorgio Vasari, che oggi lo riconosce con padre e maestro che ha lasciato la sua impronta nell’arte di tutti i tempi».

La tomba di Michelangelo Buonarroti nella chiesa di Santa Croce a Firenze

Laura Lombardi, 09 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

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