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Veduta della mostra «Diario Notturno. Di sogni, incubi e bestiari immaginari» con in primo piano «Planète» (2021) di Alice Visentin e «Counterfeit Poasts» (2022) di Jon Rafman. Cortesia Fondazione MaXXI. © Emanuela Fortuna

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Veduta della mostra «Diario Notturno. Di sogni, incubi e bestiari immaginari» con in primo piano «Planète» (2021) di Alice Visentin e «Counterfeit Poasts» (2022) di Jon Rafman. Cortesia Fondazione MaXXI. © Emanuela Fortuna

L’io narrante nel MaXXI L’Aquila

Dal «Diario notturno» di Ennio Flaiano sogni, incubi e bestiari immaginari interpretati da 13 artisti nati nell’ultimo trentennio

Maria Letizia Paiato

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Curata da Bartolomeo Pietromarchi con Chiara Bertini e Fanny Borel, la nuova mostra del MaXXI L’Aquila, «Diario notturno di sogni, incubi e bestiari immaginari» (fino al 30 giugno 2024), è ispirata ai versi del poeta Ennio Flaiano che, citando nel titolo il suo Diario notturno, sei brevi racconti scritti a guerra appena conclusa per la rivista «Il Mondo» di Mario Pannunzio, vede un nesso ancora attuale fra il mondo di allora e quello di oggi. Scritti nella forma del taccuino di viaggio e solo in seguito raccolti in un unico testo nel 1956, questi racconti tracciano uno spaccato dell’Italia dell’epoca, dove Flaiano, con quell’acume e quel sano cinismo che contraddistinse il suo genio, ne evidenzia le contraddizioni e il finto moralismo.

Raccontata con un linguaggio satirico a tratti grottesco, dove elementi letterari si mescolano ad altri di stampo psicologico e dove il centro dei suoi elzeviri è la stupidità umana, la politica, ma anche il ruolo dello scrittore contemporaneo, l’Italia di Flaiano rimbalza con disarmante modernità nelle opere dei 13 artisti in mostra, dove sogni e incubi si mescolano, segnando il perimetro di un mondo sempre più complesso e difficile da decifrare.

Se da un lato questa suggestione favorisce un generale clima espositivo diviso fra interventi dall’ironia pungente ad altri attraversati da un pesante senso di malinconia, fra opere di atmosfera surreale, ad altre ascrivibili a una sorta di archeologia del presente, dall’altro l’avvicendarsi di visioni artistiche anche molto eterogenee fra loro offrono rimandi alla storia dell’arte tutt’altro che marginali. Si pensi a tutto l’universo dell’Arte surrealista, o a Goya per esempio, all’incisione «Il sonno della ragione genera mostri», il cui sentimento rimbalza vivo più che mai nelle visioni e osservazioni qui proposte.
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E ancora, ovviamente, e più indietro nella storia, si guardi al mondo dei bestiari medievali, anch’essi non a caso richiamati nel concept della mostra, vere e proprie finestre culturali sulle categorie di pensiero degli uomini. La proposta del MaXXI, pertanto, nella selezione di questo ristretto gruppo di artisti, nati nell’ultimo trentennio del secolo e, con poetiche e linguaggi espressivi dediti a tali temi, intende aprire una riflessione su quel senso di enigma che, nel bene e nel male, accompagna la vita. Allo stesso tempo anche evidenziare, oggi come ieri, come certi meccanismi culturali che governano le relazioni fra gli uomini, così come taluni sentimenti che ne opprimono l’animo, sono ancora delle valide categorie per nuove interpretazioni.

Come in una sorta di grande teatro, ogni stanza può essere letta come una differente scenografia, dove fra sculture, installazioni, pittura, illustrazione e video, si avvicendano le opere di Bea Bonafini, Thomas Braida, Guglielmo Castelli, Giulia Cenci,Caterina De Nicola, Anna Franceschini, Diego Marcon, Wangechi Mutu, Valerio Nicolai, Numero Cromatico, Agnes Questionmark, Jon Rafman e Alice Visentin. Un percorso che si completa con un grande progetto che parla di metamorfosi, quello di Giuseppe Stampone e le fotografie di Scanno della collezione Franco e Serena Pomilio che, nel riprendere le composizioni di grandi maestri della fotografia internazionale come Gianni Berengo Gardin, Henri Cartier-Bresson, Hilde Lotz-Bauer, Mimmo Jodice e Ferdinando Scianna e Mario Giacomelli, offre immagini inedite dall’atmosfera quasi metafisica. Infine, realizzata in collaborazione con la Fondazione Giorgio De Marchis, nella Project Room del museo, è presente una mostra dell’artista Tiziana Fusari (1951-2012).

Maria Letizia Paiato, 27 dicembre 2023 | © Riproduzione riservata

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