A trent’anni dall’ultima esposizione monografica museale avvenuta in Germania, fino al 12 gennaio 2025 il Von der Heydt-Museum di Wuppertal ospita la mostra «Lucio Fontana: Erwartung (Attesa)», a cura di Roland Mönig e Beate Eickhoff, realizzata in collaborazione con la Fondazione Lucio Fontana. Più di cinquanta sono invece gli anni passati dalla mostra che in questo stesso museo si tenne a un anno dalla scomparsa dell’artista, nel 1969. «La scena artistica tedesca, ha spiegato Silvia Ardemagni, presidente della Fondazione Lucio Fontana, illustrando le ragioni che hanno motivato questa mostra e questa collaborazione, è stata estremamente rilevante per l’artista, un rapporto iniziato con la sua partecipazione a importanti eventi espositivi come documenta a Kassel nel 1959 e poi intensificatosi negli anni Sessanta attraverso una sempre maggiore attenzione da parte di musei, gallerie e collezionisti». Ricordando la prima mostra con opere di Fontana che si tenne a Wuppertal nel 1969, Ardemagni prosegue: «Il Museo Von Der Heydt, fin da quegli anni, registra nella sua collezione opere dell’artista, divenendo così un esempio significativo di questo processo di conoscenza e interesse che la forza innovativa della sua opera suscita negli ambienti artistici».
Un’occasione per rileggere l’opera di Fontana in un territorio che conserva la più alta concentrazione di lavori dell’artista in Germania. In mostra sono un centinaio, provenienti dalla Fondazione Lucio Fontana e da collezioni pubbliche e private: una panoramica dagli anni Quaranta in poi, dalle opere figurative a quelle concettuali, dalle sculture in ceramica alle installazioni spaziali con la ricostruzione di uno dei suoi ambienti, mettendo in luce le sue influenze. Una sezione della mostra è infatti dedicata al suo rapporto con una generazione più giovane di artisti internazionali, con Piero Manzoni, Yves Klein e, per la Renania, artisti del gruppo Zero come Heinz Mack, Otto Piene e Günther Uecker.
«Tornare oggi, conclude Ardemagni, rappresenta un po’ la chiusura di un perimetro che idealmente circoscrive un territorio geograficamente contenuto, ma densissimo di opere, di momenti e di vicende che hanno segnato la vita e l’arte di Lucio Fontana e che hanno contribuito a costruire la sua fortuna. Nella storia dell’arte degli ultimi decenni è emersa sempre più la centralità della figura dell’artista e della sua opera. I nuovi studi, le molteplici esposizioni e le pubblicazioni a cui come fondazione abbiamo lavorato, hanno così potuto restituire, soprattutto alle nuove generazioni di studiosi, ma anche a un più ampio pubblico, la varietà e la continuità coerente del suo intero percorso creativo. Oggi si aggiunge un ulteriore tassello a questa storia». La mostra è accompagnata da un catalogo, con testi di Roland Mönig, Luca Massimo Barbero, Maria Villa, Antoon Melissen e Beate Eickhoff.