Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliToccherà a Lucio Fontana il compito di inaugurare il nuovo Sorol Art Museum, progettato da Meier Partners guidati da Richard Meier, a Gangneung. «Lucio Fontana. Spatial Concept», realizzata a cura del Korean Research Institute of Contemporary Art in collaborazione con la Fondazione Lucio Fontana, è visibile dal 14 febbraio al 14 aprile. La proposta, avanzata dal direttore Sukmo Kim, è stata raccolta con entusiasmo da Silvia Ardemagni, presidente della Fondazione Lucio Fontana, che spiega: «Il lavoro di cocuratela ha visto realizzarsi una proficua sinergia tra la Fondazione Lucio Fontana e il Korean Research Institute of Contemporary Art (KoRICA), l’ente deputato alla programmazione scientifica del museo. Insieme abbiamo scelto di concepire un progetto focalizzato sulla ricerca spazialista, ancora oggi ricca di connessioni con la cultura contemporanea, raccontata attraverso la ricostruzione di sei Ambienti spaziali e l’esposizione di una selezione di opere appartenenti alla collezione della Fondazione, scelte tra le serie più rappresentative come Buchi, Tagli, Metalli e Nature». Opere per la maggior parte presentate per la prima volta in Asia.
«È significativo, aggiunge Luca Massimo Barbero, consulente scientifico della Fondazione Fontana e autore di uno dei testi del catalogo che accompagna l’esposizione, di fatto la prima monografia in coreano dedicata all’artista, che un nuovo museo di arte contemporanea scelga proprio Lucio Fontana per la sua inaugurazione, dimostrando con questo interesse la rinnovata attualità che la sua opera incarna. Una scelta emblematica che conferma la forza pioneristica dell’artista all’interno di un filone di indagine sull’ambiente che si riscontra nel nostro tempo, con la capacità di percorrere con l’opera lo spazio che continua a interessare le nuove generazioni, ma anche nel modo concettuale di concepirla».
Oltre agli Ambienti, a partire da quello nero del 1949 fino a quello realizzato per documenta di Kassel che nel 1968 celebra l’artista dopo il premio vinto alla Biennale di Venezia nel 1966, la mostra mette in luce il cambiamento che avviene nella ricerca di Fontana a partire dal 1947 con il suo ritorno in Europa. «L’orizzonte della sua ricerca cambia, spiega Barbero, attraverso due grandi e sintomatiche ricerche che diventano sempre più importanti: i Buchi, ci sarà in mostra un’opera in questo senso germinale, ricerca che si sviluppa con diverse materie, il metallo, la tela o l’ambiente, e i Tagli che nascono dieci anni dopo. Obiettivo importante è quello di far conoscere in modo sempre più esaustivo l’opera di Fontana, noto al grande pubblico soprattutto per i Tagli, ma sempre più apprezzato per l’estensione del suo lavoro».
«Stimolare una rinnovata lettura dello straordinario lavoro di Fontana, conclude Ardemagni, attraverso lo sguardo di un pubblico sempre diverso appartenente a nuovi mondi e nuove generazioni di critici, di storici e anche di artisti è parte fondante della nostra mission e scopo verso cui è diretto il nostro lavoro quotidiano, che credo trovi in questa nuova e inedita occasione espositiva un’importante concretizzazione».
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