Georgina Adam
Leggi i suoi articoliDa quando mi occupo del mercato dell’arte, ho sentito ripetutamente un’unica lamentela: «il problema è l’offerta». Banditori, agenti, commercianti, si sono sempre lamentati della stssa cosa: se le opere d’arte sono buone, si riescono a vendere. Forse bisognerà trovare qualcos’altro di cui lamentarsi, perché le vendite di questo mese a New York rivelano una fiorente scelta.
Si è già scritto molto in merito al grande trasferimento di ricchezza, con cifre a volte esorbitanti (circa 84 miliardi di dollari), che ricadrà sulla Generazione X (i nati tra il 1965 e il 1980) e sui millennial (1981-2006) quando i baby boomers (1946-1964) passeranno a miglior vita e lasceranno in eredità le loro fortune in denaro, immobili e... opere d’arte.
Per quanto riguarda quest’ultima, vediamo che la situazione si ripete di continuo. L’anno scorso, durante le vendite di novembre, l’asta Paul Allen ha registrato il totale più alto di sempre per essere una collezione di un singolo proprietario: la straordinaria cifra di 1,5 miliardi di dollari. Anche le collezioni di Cox e Bass hanno raggiunto buoni risultati l’anno scorso.
E la tendenza continua. Questo mese saranno battute all’asta altre collezioni di boomer: Christie’s presenta opere provenienti dal patrimonio del controverso magnate immobiliare Gerald Fineberg, altre opere di Paul Allen, 16 opere del patrimonio di S.I. Newhouse e le collezioni Press e Cohenca. Sotheby’s presenta un’asta a sé stante di Mo Ostin, dirigente discografico, mentre Phillips propone opere di Rosa e Aaron Esman. Ci sono anche vendite individuali derivanti dalla morte di collezionisti, come ad esempio il Douannier Rousseau da Christie’s proveniente dall’eredità di Payne Whitney Middleton (stima 20-30 milioni di dollari).
Ad aumentare il flusso, oltre alle vendite immobiliari, ci sono anche le restituzioni. Il 16 maggio Sotheby’s venderà tre opere restituite dal Museo d’Orsay agli eredi del famoso mercante Ambroise Vollard: Renoir, Cézanne e Gauguin. Gli eredi reclamano altre opere d’Orsay, che presumibilmente un giorno saranno messe sul mercato.
Poi c’è il fenomeno della disadesione (processo mediante il quale un’opera d’arte viene permanentemente rimossa dalla collezione di un museo per venderla o altrimenti disfarsene, Ndr). Il 16 maggio Sotheby’s presenterà in asta l’importante dipinto a olio di Edward Hopper, «Cobb’s Barns, South Truro», stimato 8-12 milioni di dollari e messo in vendita dal Whitney Museum of American Art, insieme ad altre sette opere, mentre una fondazione brasiliana, sempre da Sotheby’s, sta vendendo «Spider» di Louise Bourgeois (1966, stima 30-40 milioni di dollari).
Un’altra potenziale vendita di un museo è quella del Brauer Museum of Art dell’Università di Valparaiso, con una Georgia O’Keeffe, un Frederic E. Church e un Childe Hassam destinati alla dismissione. Tuttavia, ciò dipenderà dall’esito di una causa di opposizione alla vendita, intentata dal direttore fondatore della galleria Richard Brauer.
Si prevede che con le vendite delle prossime aste di New York, considerando solo le stime di prevendita più basse e più alte di Sotheby’s, Christie’s e Phillips, si arriverà a una cifra da capogiro: da 1,5 a 2,3 miliardi di dollari. Come si svolgeranno effettivamente le aste? Tutti gli artisti citati appartengono a un'altra generazione e mi chiedo se i nuovi acquirenti li troveranno rilevanti come i loro genitori e nonni. Lo scopriremo nelle prossime due settimane.
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