«Il fattorino» (1914) di Chaïm Soutine (particolare)

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«Il fattorino» (1914) di Chaïm Soutine (particolare)

L’empatico sguardo dal basso di Chaïm Soutine

Nel Kunstmuseum di Berna la terza tappa di una coproduzione fra Danimarca, Germania e Svizzera: una retrospettiva del pittore cui si ispirarono, tra gli altri, De Kooning, Pollock e Bacon. Nel 2025 una mostra anche a Milano

La mostra «Chaïm Soutine. Controcorrente», ospitata al Kunstmuseum di Berna dal 16 agosto al primo dicembre, è la terza tappa di una coproduzione fra Danimarca (Louisiana Museum of Modern Art, Humlebæk), Germania (Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen in Düsseldorf) e Svizzera.

La retrospettiva di 60 opere che coprono tutte le fasi produttive comprende sei lavori dalla collezione di casa (dal lascito di Georges F. Keller) e prestiti, fra l’altro, da Musée d’Orsay e Centre Pompidou di Parigi, Tate di Londra, MoMA di New York e National Gallery of Art di Washington. Un importante sforzo produttivo che ha consentito di presentare un ampio ventaglio degli espressivi e multicolori dipinti di uno dei maggiori esponenti dell’arte moderna, ancora però poco sondato. 

I soggetti frequentemente scelti da Soutine (1893-1943) erano paesaggi, ma anche animali e persone semplici da strati sociali svantaggiati, quali paggi, cameriere, cuochi e chierichetti. Del resto, le sue origini erano radicate nelle estreme ristrettezze di una famiglia ebreo-ortodossa dell’odierna Bielorussia che, nonostante le angustie economiche, permise a Chaïm di prendere lezioni di disegno a Minsk. Anche il suo trasferimento nel 1913, all’età di vent’anni, nella Parigi delle avanguardie, caratterizzata da una forte componente di artisti dall’Est europeo, lo vide collocarsi ai margini della società. Un fatto che gli consentì di riversare nella sua pittura un incisivo, empatico sguardo dal basso.

Un importante riconoscimento del talento di Soutine, che si tenne a distanza da Cubismo, Dadaismo e Fauvismo, avvenne nel 1922-23, quando il collezionista americano Albert C. Barnes acquistò oltre 50 sue opere. L’artista migliorò così la propria condizione economica, senza tuttavia migliorare la qualità della propria vita, che permase schiva e povera di rapporti umani fino all’occupazione tedesca della Francia: dopo continue fughe, nel 1943 tornò troppo tardi a Parigi per farsi operare un’ulcera sanguinante.

«Benché Soutine sia certamente uno dei grandi pittori del suo periodo, e sia ben presente in collezioni di respiro internazionale, continua a essere assai meno conosciuto di colleghi come Amedeo Modigliani o Marc Chagall e con questa iniziativa a tre proponiamo quindi un percorso di scoperta, dice la curatrice Anne-Christine Strobel. Il suo influsso sull’arte dopo il 1945 è infatti innegabile, per esempio nell’Espressionismo astratto o nel Gruppo CoBrA, e artisti come Willem de Kooning, Jackson Pollock e soprattutto Francis Bacon si sono chiaramente ispirati anche a lui».

In Italia, intanto, Palazzo Reale di Milano annuncia per settembre 2025 la prima retrospettiva italiana dell’artista, organizzata con Arthemisia e curata da Simonetta Fraquelli con Francesca Villanti.

Flavia Foradini, 14 agosto 2024 | © Riproduzione riservata

L’empatico sguardo dal basso di Chaïm Soutine | Flavia Foradini

L’empatico sguardo dal basso di Chaïm Soutine | Flavia Foradini