«Non separare il sì dal no» (2024) di Arcangelo Sassolino

Cortesia di Arcangelo Sassolino Studio, Repetto Gallery. Foto: Vincenzo Miranda

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«Non separare il sì dal no» (2024) di Arcangelo Sassolino

Cortesia di Arcangelo Sassolino Studio, Repetto Gallery. Foto: Vincenzo Miranda

Le «performance inorganiche» di Sassolino

Luca Massimo Barbero ha scelto le opere dell’artista vicentino, tutte realizzate o ripensate per gli spazi di Repetto Gallery

Mostra da non perdere quella presentata dal 20 settembre al 18 gennaio da Repetto Gallery: protagonista di «No flowers without contradiction» è infatti Arcangelo Sassolino (nato nel 1967 a Vicenza, dove vive e lavora), uno fra i maggiori artisti di oggi, non solo italiani. A curarla è un’altra eccellenza, Luca Massimo Barbero, al quale in catalogo (Magonza editore) si deve la conversazione con l’artista, mentre due testi critici sono firmati da Paolo Repetto e Andrea Cortellessa.

Tutti inediti i lavori esposti (fuorché «Violenza casuale», 2016, che qui tuttavia sarà il generatore di un’inattesa installazione), essendo stati tutti realizzati o ripensati espressamente per questi spazi: come «No memory without loss», il grande disco rotante presentato nel 2023 nella Basilica Palladiana di Vicenza in una veste di un rosso sanguigno (a confronto con due dipinti di Caravaggio e van Dyck) e ora declinato in una nuova dimensione e un nuovo colore. Non cambia però il principio generatore dell’opera: su un pannello circolare che ruota lentamente è steso un olio industriale denso e vischioso, la cui epidermide, modificata dal moto rotatorio, si aggruma o si diluisce, colando solo in piccola parte a terra. «È un magma che cambia continuamente, spiega Carlo Repetto a «Il Giornale dell’Arte». La velocità a cui gira e la densità della materia, entrambe minuziosamente programmate, fanno sì che la materia stessa aderisca al disco senza cadere. Ne colano solo dei filamenti, che vengono recuperati e rimessi in circolo».

«Non separare il sì dal no» (2024) di Arcangelo Sassolino Cortesia di Arcangelo Sassolino Studio, Repetto Gallery. Foto: Vincenzo Miranda

La "Sospensione della scelta"

L’altra opera cinetica in mostra è «Violenza casuale», dove un pistone idraulico esercita una pressione progressiva su ciocchi di legno tratti dagli abeti sradicati nel 2018 nel Triveneto dall’infernale tempesta di Vaia  e li riduce in frammenti che saranno accatastati in un’installazione in progress. C’è poi una nuovissima formulazione di «I.U.B.P.» (In Un Brodo Primitivo) con lo pneumatico ora «strozzato» da una cornice metallica e sospeso alla parete, e c’è l’opera così ansiogena (reggerà? si spezzerà?) «Non separare il sì dal no», in cui una lastra di vetro sospesa, lunga oltre tre metri e mezzo, sostiene, incurvandosi pericolosamente, un masso di granito posto al suo centro. 

Allo stesso modo, nel recentissimo «Sospensione della scelta» è un banale barattolo di vetro a essere gravato da un macigno appoggiato sul suo collo. Banale in apparenza, in realtà scelto sulla scorta di calcoli matematici e ingegneristici sofisticati che, come nell’opera precedente, ne computano al millesimo la portata massima. Perché, chiarisce Sassolino, «io concepisco la scultura come un lavoro sull’instabilità, sulla dissipazione, sui momenti di rottura e transizione. Mi interessa, soprattutto, catturare l’istante in cui qualcosa sta diventando altro da quello che è». Sono «performance inorganiche» le sue, che però conferiscono alle materie di cui si avvale un che di biologico, di vivo: qualcosa che induce l’osservatore all’empatia, come se ci trovasse di fronte a una creatura in pericolo, prossima al collasso. Ciò che si avverte è una sorta di «sofferenza della materia»: materia inorganica sì ma che, nelle sue opere, ci diventa «sorella».

Ada Masoero, 18 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

Le «performance inorganiche» di Sassolino | Ada Masoero

Le «performance inorganiche» di Sassolino | Ada Masoero