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Veduta area di Acquasparta

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Veduta area di Acquasparta

Le origini umbre dell’Accademia dei Lincei: Acquasparta culla del Rinascimento

Federico Cesi, scienziato e sostenitore di Galileo Galilei, diede impulso alla prima accademia di carattere scientifico d’Europa nel cinquecentesco palazzo di famiglia. Da 25 anni il borgo in provincia di Terni celebra l’evento con una Festa

Barbara Antonetto

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Si conclude il 23 giugno la XXV edizione della Festa del Rinascimento di Acquasparta apertasi l’8 giugno con un grande corteo in costume. Le rievocazioni storiche sono molto diffuse nell’Italia centrale, ma quella del comune a nord di Terni, uno dei Borghi più belli d’Italia, è l’unica con la Giostra della Quintana di Foligno a essere rinascimentale e non medievale. 

Il nome Acquasparta ha origini romane e fa riferimento agli elementi che caratterizzavano il territorio attraversato dalla via Flaminia: le fonti dell’Amerino e la posizione di passaggio tra il municipio di Carsulae e Vicus Martis (oggi Santa Maria in Pantano). Il paese viene citato nei documenti per la prima volta nel X secolo, quando il conte Arnolfo di Carinzia (cui Ottone I di Sassonia aveva affidato le terre oggi tra Terni e Massa Martana) commissionò le Abbazie di Santa Barbara e San Nicolò, attorno alle quali si formò un agglomerato di case, ma nel 1002 le Terre Arnolfe passarono sotto il controllo dello Stato Pontificio. Due secoli dopo, a controllare il borgo fu la famiglia del cardinale Matteo Bentivegna, noto per essere stato citato da Dante nel XII canto del Paradiso. Si susseguirono lunghi scontri tra Guelfi e Ghibellini che registrarono perfino l’intervento di Lucrezia Borgia a difesa del paese finché, nel 1538, lo Stato Pontificio vendette il feudo di Acquasparta a Pierluigi Farnese che a sua volta, nel 1540, lo permutò con i possedimenti di Isabella d’Alviano, figlia di Bartolomeo d’Alviano e moglie di Giangiacomo Cesi (il borgo di Cesi che dà il nome alla famiglia è arroccato sulla collina antistante Acquasanta e rinascerà grazie ai fondi del Pnrr). È l’inizio del periodo di massimo splendore per Acquasparta, un periodo che lasciò un’importante eredità architettonica e culturale alla cittadina umbra che da 25 anni lo rievoca nella Festa del Rinascimento approfondendo in ogni edizione un argomento e lavorando con scrupolo filologico a un programma di manifestazioni sul tema: quest’anno le grandi rivoluzioni del Rinascimento. 

Isabella d’Alviano (o Liviano) e Giangiacomo Cesi soggiornarono in un palazzo di attesa (come venivano definite le dimore in cui risiedevano i nobili durante la costruzione del loro palazzo) e nel frattempo venne fatto riempire con terra di riporto l’avvallamento fra tre colli e sul terrapieno sorse Palazzo Cesi, l’imponente ed elegante edificio rinascimentale con portale a bugnato che affaccia sulla piazza centrale del paese e che ancora conserva sontuosi soffitti lignei e affreschi con soggetti mitologici tratti dalle Metamorfosi di Ovidio o dedicati alle illustri origini e alle grandi virtù militari della famiglia Cesi. Il progetto, affidato nel 1561 all’architetto fiorentino Guidetto Guidetti poi sostituito dal milanese Giovan Domenico Bianchi, venne portato a termine nel 1579 quando Federico Cesi I, nipote di Giangiacomo, sposò Olimpia Orsini. Sono Federico e Olimpia a dare i natali a Roma, il 26 febbraio 1585, a una figura chiave nella storia di Acquasparta e dell’Italia: Federico Cesi II. Il giovane crebbe nel palazzo di famiglia di via della Maschera d’oro dove, il 17 agosto 1603, appena diciottenne, fondò l’Accademia dei Lincei, la prima di carattere eminentemente scientifico d’Europa, da lui presieduta e finanziata fino alla morte. 

Cofondatori dell’Accademia insieme a Federico II detto il Linceo, importante studioso e ricercatore soprattutto in botanica, i ventiseienni Francesco Stelluti, naturalista e letterato, Anastasio De Filiis, erudito, e il ventiquattrenne medico nederlandese Jan van Eyck. Scopi e norme innovativi rispetto alla tradizione delle accademie italiane, forse troppo: dopo neppure un anno, il padre di Federico, diffidente perché i quattro giovani coltivavano interessi per la scienza, ma anche per alchimia, sincretismo, magia, spiritualismo ed esoterismo, sciolse il sodalizio e «spedì» il figlio in vacanza forzata a Napoli, dove frequentò Giovan Battista Della Porta che di lì a poco si sarebbe affiliato all’Accademia. L’intervento del padre non riuscì infatti a soffocare il progetto dei Lincei, che riprese corpo proprio ad Acquasparta in Palazzo Cesi, dove Federico si trasferì per amministrare le proprietà umbre della famiglia.

Cesi inventò una forma di vita scientifica integrativa rispetto a quella universitaria, che giudicava inadeguata ai liberi studi e soprattutto alle ricerche fondate sull’osservazione. L’innovazione più significativa riguardava la lingua: anziché il latino, l’italiano, più adatto alla missione di divulgare la scienza. Cesi credeva infatti nel beneficio sociale che ne sarebbe derivato, quando ai tempi il mondo accademico era invece convinto che diffondere il sapere lo avrebbe corrotto. Nelle attività dell’Accademia non vi erano rapporti maestro-allievo, ma scambi alla pari, lavoro collegiale, contaminazione tra le competenze con l’obiettivo di coniugare i saperi senza limitarsi a ripetere pedissequamente quanto già risaputo. Attraverso l’osservazione e lo studio i Lincei intendevano infatti far progredire la scienza acquisendo contenuti nuovi, in particolare nelle discipline meno coltivate: si definivano «arcanorum sagacissimi indagatores scientiarum» e scelsero come simbolo la lince per la sua acutezza visiva.

Sala delle fatiche di Ercole in Palazzo Cesi

L’evento storico su cui si fonda la Festa del Rinascimento è l’arrivo ad Acquasparta del principe Federico il Linceo nel 1614, poco dopo il matrimonio con la giovanissima Artemisia Colonna, documentato nelle lettere degli accademici Stelluti e De Filiis. In quella data all’Accademia si era affiliato da tre anni Galileo Galilei, che già godeva di fama europea, cui seguirono molti insigni studiosi tanto che nel 1625 gli accademici arrivarono a essere 32.

La festa, attualmente presieduta da Rossano Pastura, si articola in un susseguirsi di manifestazioni e avvincenti sfide che coinvolgono le tre contrade in cui è ripartita la cittadina: la Contrada del Ghetto, la Contrada di Porta Vecchia e la Contrada di San Cristoforo, ciascuna con la propria taverna che per tutta la durata della manifestazione prepara piatti tradizionali della cucina umbra. 

Oltre a gare per la conquista delle chiavi della città, spettacoli di falconeria, cortei in abiti rinascimentali, laboratori di stampa al torchio calcografico ed esibizioni di sbandieratori e tamburini, in programma molti appuntamenti culturali, come la messa in scena di opere teatrali («La dama sciocca» di Lope de Vega, «La Tempesta» e il «Mercante di Venezia» di Shakespeare) e la Lectio magistralis di Piergiorgio Odifreddi «Alla scoperta della vita e del pensiero di Galileo attraverso il dibattito su scienza e fede» che, in linea con il tema «Rivoluzioni», ha approfondito la rivoluzione scientifica innescata da Galilei che, con l’appoggio di Federico Cesi e dell’Accademia dei Lincei, sfidò le convinzioni consolidate sostenendo la teoria copernicana e per questo affrontò nel 1633 un processo per eresia.  E ancora il convegno «Lo Scambio colombiano. Gli straordinari viaggi di animali e piante tra il Nuovo Mondo e l’Europa», incentrato sulle specie faunistiche e botaniche importate dall’America che rivoluzionarono le abitudini alimentari degli europei; la conferenza «L’incredibile viaggio delle piante» dello scienziato e divulgatore Stefano Mancuso; la presentazione degli studi sul mondo delle api realizzati da Federico Cesi grazie all’occhialino di Galileo (che nel 1625 l’accademico linceo Giovanni Faber denominò microscopio) e il convegno, in collaborazione con il Museo Galileo di Firenze e con la partecipazione di accademici dei Lincei, «Federico Cesi, i Lincei e il “Tesoro Messicano”: storia di un libro», dedicato alla lunga e travagliata vicenda editoriale di uno straordinario database ante litteram di piante esotiche: il Rerum Medicarum Novae Hispaniae Thesaurus, altrimenti noto come il Tesoro Messicano, venne pubblicato nel 1651 dall’Accademia dei Lincei dopo varie vicissitudini legate all’incredibile mole di dati raccolti sul campo, a partire dal 1570, dal protomedico delle Indie Francisco Hernandez incaricato da Filippo II di Spagna e contiene centinaia di tavole colorate e illustrate dedicate a piante, minerali e animali del Nuovo Mondo, in particolare della «Nuova Spagna», l’attuale Messico. 

All’offerta della Festa del Rinascimento si aggiunge quella del territorio circostante ad Acquasparta: solo per fare qualche esempio, la Narni sotterranea, la cittadina di San Gemini, (anch’essa ascritta ai Borghi più belli d’Italia), nota per la produzione di acqua minerale (lo stabilimento è chiuso ma stanno per partire lavori per trasformarlo in un centro termale), che vanta tra i tanti pregevoli palazzi la residenza estiva di Canova; la Romita di Cesi, eremo immerso nel verde fondato da san Francesco nel 1213 e salvato da un grave stato di abbandono da frate Bernardino negli anni Novanta (oggi luogo di riflessione e spiritualità lungo il Cammino dei protomartiri); o ancora Carsulae, la città romana sorta sulla via Flaminia portata alla luce tra il 1951 e il 1973 da Umberto Ciotti: il sito archeologico è inserito in un bellissimo contesto paesaggistico e conta quattordici strutture tra cui le terme, il teatro, la basilica, l’anfiteatro un arco, monumenti funerari e due templi gemelli oltre alla suggestiva chiesa dei Santi Cosma e Damiano edificata nel VI secolo con materiale romano di recupero.

La Festa del Rinascimento 2024. Foto: Alberto Gagliardi

Barbara Antonetto, 21 giugno 2024 | © Riproduzione riservata

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