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La Sartoria con il manichino di Lea D’Avanzo

© Archivio Fotografico Triennale

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La Sartoria con il manichino di Lea D’Avanzo

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Le 400 designer delle biennali e triennali Monza/Milano

Anty Pansera compie una ricognizione sui nomi e sui profili delle donne che parteciparono alle sette edizioni delle prestigiose rassegne fra 1923 e 1940

Valeria Tassinari

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Ritorna su un tema che le appartiene da tempo, e sul quale ancora una volta non delude, Anty Pansera, critica e storica del design, impegnata nella ricostruzione storica del ruolo delle donne nell’evoluzione della produzione creativa e della cultura del progetto. Dopo la sua originale indagine sulle «ragazze del Bauhaus» (Bauhaus al femminile, Nomos, Busto Arsizio 2021), con il suo nuovo lavoro di ricerca Pansera prosegue il suo percorso, nuovamente affiancata da Mariateresa Chirico, che ora compare nel ruolo di coautrice. 

Nel saggio le autrici hanno scelto di spostare lo sguardo sulle esperienze italiane, cogliendo l’occasione del centenario della più celebre rassegna nazionale dedicata alle arti decorative, la cui prima edizione si tenne presso la Villa Reale monzese nel 1923. Un lavoro prezioso, che ragiona sui numeri e sui contenuti, nello spirito di una ricostruzione rigorosa e documentata, per indagare il fenomeno e riflettere sulla portata che la presenza femminile ha avuto nelle fasi cruciali di passaggio da una mentalità ancora tardo ottocentesca all’apertura verso il design contemporaneo, come si evidenzia nella ricca selezione di immagini d’archivio. Un’analisi, dunque, che non si pone come obiettivo la difesa precostituita di una celebrazione di genere, ma, al contrario, parte dall’attenzione per il genere meno documentato per colmare un vuoto, analizzando il contesto nel quale si esprimeva (scuole, riviste, esposizioni) finché, nella restituzione oggettiva dei dati e nella loro analisi comparativa, trova molte ragioni per la valorizzazione di zone troppo a lungo rimaste in ombra. 

Una ricognizione capillare e completa sui nomi e, quanto più possibile, sui profili (un quarto del volume è dedicato alle note biografiche) delle poco più di 400 donne che parteciparono alle sette edizioni delle prestigiose rassegne. Poche, certo, rispetto ai colleghi, ma non per questo meno incisive, e proprio qui sta il punto, per lo sviluppo di una nuova estetica. Abili nel coniugare l’operosità artigianale, che inizialmente le relegava prevalentemente ai lavori del filo (ricamo, tessitura, moda), alla visione intuitiva e preveggente della società in evoluzione, le donne furono precocissime nel condurre nuove esplorazioni in molti ambiti produttivi, anche se non sempre il loro apporto fu dichiarato, o riconosciuto. Artiere, pittrici, scultrici, architette, molte delle quali misconosciute e visionarie, furono, infatti, spesso impegnate anche nell’elaborazione teorica o nella fondazione di scuole, attente alla lezione delle più emancipate colleghe d’oltreoceano. E fu così che anche le amicizie poterono accelerare il cambiamento, sotto l’egida di Athena, mitica protettrice della sapienza, della tessitura e della strategia.

Athena. Le presenze femminili delle Biennali/Triennali di Monza/Milano 1923-1940
di Anty Pansera e Mariateresa Chirico, 402 pp., ill. b/n, Nomos, Busto Arsizio 2024, € 29,90

La copertina del volume

Valeria Tassinari, 12 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

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