Un momento del programma educativo dello Studio Feliz per Radis

Studio Feliz

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Un momento del programma educativo dello Studio Feliz per Radis

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Christian Grappiolo Elena Valsania

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Che fare?

Quando a inizio dell’anno la Fondazione per L’Arte ha invitato lo Studio Feliz a contribuire al progetto Radis, abbiamo pensato che ci fossero tutti gli ingredienti per fare riflettere bambini e ragazzi sul valore e sull’importanza dell’arte nella vita delle persone. La richiesta, giustamente ambiziosa, era quella di attivare, attraverso laboratori artistici rivolti alle scuole di prossimità, una riflessione e una discussione sul senso delle opere d’arte negli spazi pubblici e, ovviamente, quella di introdurre l’opera che sarebbe apparsa nel mese di ottobre al Chiot Rosa. Alla proposta che ci era stata fatta mancava un dettaglio non secondario: non sapevamo chi sarebbe stato l’artista né ciò che avrebbe «combinato» nel luogo prescelto! Sapevamo che il lavoro sarebbe stato realizzato da un artista affermato che avrebbe creato un’opera espressamente per quel luogo, che l’opera sarebbe stata fonte di ispirazione per le persone e avrebbe dialogato con la collettività offrendo spunti di innovazione e riflessione. Sapevamo che l’opera sarebbe nata su una radura a 1.200 metri d’altezza in un luogo naturale e periferico, ma pieno di memorie, appartato, ma frequentato da molti, permettendo all’arte di uscire dai luoghi a essa tradizionalmente deputati e portandola a contatto con la gente e il territorio. Le premesse erano sfidanti, ma… come fare per raccontare questa storia?

Un momento del programma educativo dello Studio Feliz per Radis

Attendere l’opera…

Non avendo appigli tematici, l’approccio pedagogico scelto è stato all’inizio volutamente naïf: così come quando si aspetta l’arrivo di un fratellino e si fantastica sull’aspetto che avrà e su che cosa si potrà fare insieme e ci si interroga su come cambieranno gli equilibri in famiglia o sulle novità che porterà, abbiamo iniziato a ragionare insieme ai nostri collaboratori su che cosa significa aspettare l’arrivo di un’opera in uno spazio pubblico. Al tempo stesso abbiamo cercato di cambiare la prospettiva antropocentrica, chiedendoci che cosa avrebbe potuto significare l’arrivo dell’opera per gli animali che vivono in quell’area, per le betulle del bosco, per il prato, per gli insetti e infine per i minerali, i sassi e la terra che tutti insieme costituiscono l’habitat. Tutte queste presenze come avrebbero accolto il nuovo arrivo? Sarebbero state felici, preoccupate, indifferenti oppure ostili al nuovo ospite? Senza poter parlare di un’opera o di un artista specifico potevamo solo fornire alcuni indizi che consentissero ai partecipanti di porsi delle domande sul senso vero del fare artistico e ci permettessero di proseguire tutti insieme l’esplorazione… Accompagnati da Marta Papini e Leonardo Pietropaolo, abbiamo raccontato la funzione sociale e narrativa dell’operazione artistica ed esplorato le diverse modalità con cui gli artisti arrivano a immaginare un manufatto o un’azione e come spesso, in maniera inaspettata e inusuale, il loro operare modifica lo spazio della loro azione.

Un momento del programma educativo dello Studio Feliz per Radis

Ragionare sull’arte

Con queste premesse il progetto ha raccolto l’adesione di 13 classi delle scuole primarie di Borgo San Dalmazzo e della Valle Stura ed è iniziato con una prima lezione in classe che ci ha permesso di introdurre in modo naturale argomenti difficili che spesso rischiano di apparire distanti dall’esperienza e di accompagnare i bambini alla scoperta del senso dell’arte. In questo primo incontro abbiamo raccontato come le opere pubbliche siano cambiate nelle forme e nel senso. Abbiamo parlato del modo in cui i monumenti statuari del passato si sono trasformati nel corso dell’ultimo secolo in opere ibride e partecipate. Abbiamo spaziato liberamente, con uno sguardo a volo d’uccello, da Duchamp a Mastroianni, da Pistoletto a Kapoor, da Niki de Saint Phalle a Louise Bourgeois, per giungre alle opere più contemporanee e vicine alla sensibilità di Giulia Cenci. Il racconto, suggestivo e informale, ha fatto spesso nascere domande e curiosità surreali e determinanti tra i bambini, divisi tra chi si chiedeva se lo sgargiante tessuto rosa delle isole di Christo e Jeanne-Claude fosse stato tessuto da un pesce gigante e tra chi avrebbe voluto abitare con tutta la famiglia nelle minuscole dimore di Charles Simonds… Questa immersione nella storia dell’arte è stata prodromica al secondo appuntamento che ci ha portato alla grande sfida: chiedere ai bambini di rinunciare a un tradizionale laboratorio operativo per recarsi alla radura del Chiot Rosa, per spostarsi fisicamente «sul campo» per indagare, interrogare il luogo e, con la spavalderia tipica dell’infanzia, mettersi alla prova come «artisti» immaginando loro stessi un’opera per quello spazio.

 

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Giulia e sette miliardi di artisti…

La seconda parte del laboratorio si è trasformata così in una fucina di idee: attraverso meccanismi semplici abbiamo chiesto ai bambini di vestire i panni dell’artista, abbiamo fornito loro uno strumento per osservare, analizzare e descrivere lo spazio percorso per trovare ciascuno il proprio genius loci e poi li abbiamo invitati a dare un senso, guidati dalla fantasia, al proprio «voler fare». Accompagnati da Elena Griseri, Enrica Savigliano e Lucia Polano le classi al Chiot Rosa hanno sperimentato che cosa significa operare come artisti che agiscono in un contesto, in uno spazio, in una società. Il grande entusiasmo è stato il filo conduttore di questa parte di attività: dotati di un piccolo cahier de voyage i bambini hanno analizzato con attenzione lo spazio cogliendo stimoli visivi, olfattivi, sonori e tattili. Hanno poi iniziato a progettare, alcuni con grande facilità, altri con la difficoltà di chi non aveva mai pensato di poter davvero permettersi di cambiare l’aspetto di un luogo attraverso l’arte. Abbozzati nella forma di un popup fantasioso e colorato sono nati progetti di opere diversissime tra loro: costruzioni rupestri e astronavi, manufatti supertecnologici o mostri dalle fattezze animali, opere accoglienti per la fauna, invasive, sotterranee o delicatamente sostenute dalle betulle. Al termine di ogni attività un manipolo di nuovi artisti ha così percorso con uno sguardo nuovo lo spazio ormai conquistato, scorrazzando per il sottobosco e posizionando con cura la propria opera appena conclusa. Nell’autunno torneremo insieme al Chiot Rosa, questa volta per scoprire l’opera… Finalmente terminata e installata!

Un momento del programma educativo dello Studio Feliz per Radis

Nuove attività per le scuole primarie, secondarie inferiori e superiori, dedicate all’opera di Giulia Cenci, partiranno a ottobre, dopo l’inaugurazione dell’opera.

Christian Grappiolo Elena Valsania, 27 agosto 2024 | © Riproduzione riservata

L’attesa: un programma educativo per Radis | Christian Grappiolo Elena Valsania

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