Teresa Scarale
Leggi i suoi articoliLarry Fink è scomparso il 25 novembre. Era nato a Brooklyn, New York, l’11 marzo 1941. In un’intervista, l’autore americano per le sue fotografie si augurava «qualche relazione con il destino e forse con l’eternità». Aveva la capacità scultorea di estrarre dalla luce e dal buio che circondano l’umanità, la plasticità istantanea della vita. Il suo flash sagomava volti e corpi nell’oscurità glitterata dei party di Manhattan, come nella miserabile quotidianità rurale e operaia della Pennsylvania.
Il riferimento è a «Social Graces», la sua opera più nota: una serie di fotografie che negli anni settanta contrapponeva la vita modaiola e luccicante dei «Manhattanite» a quella più misera della periferia rurale e lavoratrice della Pennsylvania, con i suoi balli scolastici e le sue feste di compleanno. Un lavoro (poi pubblicato in forma di libro nel 1984) che affonda le radici nell’educazione politica e sentimentale del fotografo, nato da una famiglia di intellettuali di sinistra: suo padre, Bernard Fink, era un avvocato, sua madre, Sylvia Caplan Fink, un’attivista impegnata per lo smantellamento delle armi nucleari e per i diritti sociali ed economici degli anziani; sua sorella, Elizabeth Fink (1945-2015), una nota avvocata per i diritti umani dei detenuti.
Larry Fink si definiva, non senza ironia, «un marxista di Long Island». Ad accorgersi del suo talento fotografico e a incoraggiarlo a intraprendere la carriera da professionista è la fotografa Lisette Model (1901-83), sua docente alla New School for Social Research di New York. Prestigiosa la carriera accademica del fotografo: Fink ha svolto una lunga attività di docenza presso la facoltà del Bard College (dal 1986); prima ancora aveva insegnato anche alla Yale University School of Art (1977-78), alla Cooper Union School of Art and Architecture (1978-83), alla Parsons School of Design e alla New York University.
Nel 2001, su incarico del «New York Times Magazine», crea (insolitamente a colori e con l’utilizzo di figuranti) una serie di immagini satiriche del presidente George W. Bush e del suo governo in situazioni festaiole e decadenti, simili a quelle della pittura espressionista tedesca. L’esposizione del lavoro, «The Forbidden Pictures: A Political Tableau», sarà posticipata al 2004 a causa dell’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre.
Ha pubblicato diversi libri e le sue fotografie sono apparse anche su «Vanity Fair», «Vogue», «W», «GQ», «The New York Times Magazine» e «The New Yorker». Fra i riconoscimenti assegnatigli, due borse di studio Guggenheim (nel 1976 e nel 1979) e due borse di studio National Endowment for the Arts (nel 1976 e nel 1978). Nel 2015, l’International Center of Photography di New York lo ha insignito del premio Infinity Award for Art. Oltre che all’Icp, le sue opere sono custodite nelle collezioni della Bibliothèque Nationale di Parigi, del Metropolitan Museum of Art, del MoMA, del San Francisco Museum of Art. Lo scorso anno è stato ospite del festival italiano «Cortona On The Move», con una mostra dal titolo «Class Issues».
Fink è stato sposato con l’artista Joan Snyder dal 1969 al 1985; dal matrimonio è nata nel 1979 la figlia Molly. Nel 2000 sposa la scultrice Martha Posner. Con lei Larry Fink trascorre anni lieti in una fattoria della Pennsylvania, la stessa terra che contribuì al suo successo nella fotografia. A partire dal prossimo 2 dicembre e fino al 17 febbraio 2024, il suo lavoro si potrà ammirare presso la Galerie Bene Taschen di Colonia grazie alla mostra «Boxing», dedicata al mondo della boxe e alle sue icone fra gli anni ’80 e ’90.
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