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Compianto di Maerten van Heemskerck

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Compianto di Maerten van Heemskerck

«Lamentazioni» a confronto. A Tefaf la scuola fiamminga al suo massimo livello

Alla kermesse di Maastricht il dialogo fecondo tra due opere fiamminghe del medesimo formato, raffiguranti il medesimo soggetto e realizzate quasi esattamente ad un secolo di distanza l’una dall’altra

Riccardo Deni

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Che cos’è veramente l’evoluzione artistica? Come è possibile recepirla in modo reale e concreto? E questa percezione, al di là dei grandi percorsi museali, è un’esperienza possibile anche in un contesto frammentario come quello del mercato dell’arte? La risposta pare positiva a vedere una realtà del calibro di Tefaf. Lo dimostra, in questi giorni, una installazione di arte antica, messa in scena da Caretto & Occhinegro, dedicata al concetto di evoluzione attraverso il dialogo tra due opere del medesimo formato, raffiguranti il medesimo soggetto e realizzate quasi esattamente ad un secolo di distanza l’una dall’altra. Due “Lamentazioni” appartenenti alla scuola fiamminga al suo massimo livello.

La prima è realizzata dal Maestro delle Ore Collins verso il 1450, uno dei pochi documentati seguaci di Jan van Eyck. L’opera, con i suoi 70x80 centimetri, è la più grande pergamena dipinta del XV secolo che sia pervenuta fino ad oggi. Le opere dipinte su pergamena si contano su una mano, con rarissimi esempi sopravvissuti (ad esempio, Jan van Eyck Stesso) ed il ritrovamento costituisce già di per sé un evento eccezionale. Se non fosse che nel dipinto vi è la prima rappresentazione nota della città di Bruges, con l’inconfondibile torre campanaria della Chiesa di Nostra Signora e che la composizione, col Cristo Morto sorretto dalla Madre, è servita come prototipo figurativo per la celebre Pietà di Enguerrand Quarton. L’artista, un pittore-miniatore attivo a Bruges, Amiens e sud della Francia, ha giocato un ruolo fondamentale nella diffusione del nuovo stile ideato da Van Eyck e Rogier van derWeyden, la così detta Ars Nova. Secondo gli studiosi che si sono occupati di realizzare lo studio monografico sull’opera, la sua riscoperta cambia la comprensione delle complesse dinamiche di scambi artistici e culturali nell’Europa del XV secolo.

Ma può un soggetto del genere continuare a rinnovare sé stesso e comunicare qualcosa di diverso? La risposta è nel gemello con cui il primo dipinto viene presentato: la monumentale Lamentazione di Maarten van Heemskerck. Il titano di Haarlem, come fu definito, a cui è appena stata dedicata una serie di importanti mostre per i 450 anni dalla sua morte, ci mostra come in soli cento anni si sia passati dalla fine del Medioevo, alla fine stessa del Rinascimento, che, non appena coglie e porta a maturazione i frutti della Maniera Moderna, già si apre ai fiori turbolenti dell’incipiente stagione barocca. Il dipinto, intriso di citazioni dal mondo classico e dai Maestri italiani (Mantegna, Ferrari, su tutti, Michelangelo) è la parte centrale di un trittico i cui sportelli sono al Worcester Art Museum e la cui forma originale è stata ricostruita proprio in occasione dello studio condotto da Peter van denBrink sull’opera. La medesima, inoltre, è la seconda versione della Lamentazione conservata all’Accademia Albertina di Torino, che ospiterà in inverno una mostra-dossier dedicata al confronto tra le due opere, curata da Alberto Cottino e Serena d’Italia.

 

 

Compianto di Master of Collins Hours

Riccardo Deni, 13 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

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