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Ci attende un periodo da mangiarsi le unghie? Nonostante i discorsi ottimistici dei dealer ad Art Basel lo scorso giugno, sono molti i segnali di un possibile tracollo del mercato. © Max Mumby/Indigo/Getty Images

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Ci attende un periodo da mangiarsi le unghie? Nonostante i discorsi ottimistici dei dealer ad Art Basel lo scorso giugno, sono molti i segnali di un possibile tracollo del mercato. © Max Mumby/Indigo/Getty Images

La probabile recessione del mercato dell’arte

Economie in stallo e aumento dell’inflazione fanno pensare verosimilmente a ripercussioni nel settore, nonostante i discorsi ottimistici sentiti all’ultima Art Basel, secondo l’analista Melanie Gerlis

Melanie Gerlis

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La tradizionale pausa estiva del mercato dell’arte si preannuncia più angosciante del solito mentre l’economia generale vira verso la recessione. La maggior parte del pessimismo proviene dagli Usa che sono il motore in continua crescita del mercato globale dell’arte e in cui il rallentamento dell’attività si potrebbe ripercuotere a livello mondiale.

È ancora discutibile se ci stiamo dirigendo verso una recessione, anche se il Fondo Monetario Internazionale (Imf) ha annunciato che sembra sempre più probabile, poiché le tre maggiori economie mondiali sono tutte in stallo e l’inflazione è superiore alle previsioni (così riferisce il quotidiano «The Guardian»).

Un dibattito ancora più ampio riguarda l’eventuale impatto di una recessione sul mercato dell’arte. Durante la scorsa edizione di Art Basel, il settore artistico sembrava isolato dalle notizie provenienti dall’esterno circa il crollo delle criptovalute e dei mercati azionari (anche se la gente parlava poco d’altro...).

Tuttavia, i dealer hanno dichiarato più volte pubblicamente che i loro clienti stavano beneficiando ancora dei guadagni realizzati lo scorso anno e che i loro modelli di spesa rimanevano invariati. C’è anche una convinzione consolidata che il profilo di investimento sicuro nell’arte non sia connesso alle variabili dei mercati finanziari.

Mi permetto di dissentire. L’arte contemporanea speculativa, e gli Nft, nati al suo fianco, sono altamente volatili e difficilmente possono essere visti come rifugi sicuri. L’arte più consolidata potrebbe non essere così sensibile a un crollo di Bitcoin o di azioni tecnologiche, ma ciò è in gran parte dovuto alla sua intrinseca «illiquidità». Ci vuole molto più tempo per sbolognare un dipinto piuttosto che la maggior parte di altri beni; quindi l’arte, probabilmente, non è il posto migliore per iniziare ad arginare le proprie perdite.

Nel frattempo, il mercato dell’arte appartiene più alla sfera dei sentimenti che a quella dei beni fondamentali. Se gli aspiranti acquirenti non si sentono ottimisti, è probabile che si affievolisca quell’entusiasmo che normalmente guida le vendite e i prezzi. Potrebbe volerci un po’ più di tempo nel nostro mondo prima che giungano le cattive notizie, ma anche da noi arriveranno.

Lo stesso processo funziona al contrario: l’aumento della ricchezza grazie al mercato azionario e ai guadagni delle criptovalute hanno contribuito ad alimentare il mercato dell’arte negli ultimi anni. Nessun mercato può pretendere di tendere solo al rialzo.

Ci sono anche dei problemi economici reali. I tassi di interesse, che sono stati così bassi da rendere il prestito «un gioco da ragazzi», stanno aumentando per la prima volta da molto tempo, mentre l’inflazione fa sembrare tutto più costoso. L’enorme quantità di denaro nel sistema, un processo iniziato dopo la recessione del 2007-2008 ed esasperato dalle misure per superare la crisi iniziale del Covid-19, si sta riducendo. Il mercato dell’arte, termine generico per oggetti di lusso di limitato uso economico, non ne sarà immune.

Il fattore che distingue l’arte da tutto il resto è che il suo mercato si basa più sull’offerta che sulla domanda. La manciata di miliardari e milionari che possono decretare il successo di un’asta sono probabilmente ancora in grado di spendere cifre pari a numeri di telefono.

Sarà però difficile premiare le opere di venditori che preferirebbero aspettare il ritorno delle vacche grasse. Il mercato dell’arte disfunzionale opera con una certa dose di interesse personale, quindi ci saranno sempre abbastanza insider-seller a garantire una «sana» apparenza. A mio avviso, questo è probabilmente il meglio che si può sperare in vista di un periodo poco produttivo.

Ci attende un periodo da mangiarsi le unghie? Nonostante i discorsi ottimistici dei dealer ad Art Basel lo scorso giugno, sono molti i segnali di un possibile tracollo del mercato. © Max Mumby/Indigo/Getty Images

Melanie Gerlis, 19 agosto 2022 | © Riproduzione riservata

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