Carlotta Venegoni
Leggi i suoi articoliIl critico d’arte e biografo di David Hockney, Martin Gayford restituisce gli anni più recenti del celebre artista, caratterizzati da una rinnovata vitalità, seppur immersi nella tranquilla campagna della Normandia.
Hockney voleva dipingere la primavera. Ed è con colori, tratti e forme di una forza e di una vivacità sorprendenti che il pittore esprime, nei suoi lavori di ultraottantenne, uno sguardo sul mondo proteso verso una seconda giovinezza.
Gayford basa il suo ultimo libro (con e su David Hockney ne ha già scritti due) su fitte corrispondenze e conversazioni scambiate con il pittore durante 25 anni di amicizia, coltivata soprattutto, negli scorsi anni.
Ne emerge un artista tutt’oggi entusiasta, in perenne evoluzione, sempre alla ricerca di nuovi stimoli che possano sorprenderlo e meravigliarlo. Inaspettate prospettive gli giungono dalla nuova vita in Francia, dove si è trasferito nel 2019; una sorta di rinascita, un’estensione della vita, come lui stesso ammette. Una quotidianità appartata da pensionato, se non fosse David Hockney. Perché lui, racconta Gayford, è vent’anni che non va in vacanza, che non ha mai smesso di lavorare, nemmeno per un giorno. Ogni viaggio è spunto per nuove idee.
Benché detesti essere famoso, le sue opere, la sua vita, il modo di vestire, la posizione controcorrente, si contraddistinguono per la sua fama straordinaria, che, come si sottolinea nel volume, non ha mai visto momenti di oscurità. Tra ricordi, dialoghi e riflessioni, nel libro affiorano i temi che hanno costantemente attratto il pittore: lo spazio e le sue misure, la natura e i rapporti misteriosi che gli umani intrattengono con essa, la mutevolezza della luce e le sue conseguenze sulla nostra capacità di percezione, le vibrazioni del colore che sono anche vibrazioni emotive profonde, le linee che Hockney insegue come se fossero farfalle oscillanti che lasciano scie, ma soprattutto punti di vista personali e curiosi.
I capitoli sono permeati da riflessioni sul lavoro di altri artisti ammirati da Hockney, da aneddoti di vita che hanno influito sul lavoro ma soprattutto su quella che è la sua nuova realtà. Ed è infatti attraverso un iPad, continuando a disegnare il suo giardino, che Hockney è riuscito ad avere un impatto considerevole sul mondo esterno.
Un mondo segnato da una pandemia, ma in cui il potere delle sue opere, dove lo spazio esteriore veniva esplorato congiuntamente a quello interiore, è stato capace di divenire «una pausa dalle notizie del giorno». C’è una morale per Gayford: la natura è e sarà uguale per tutti, non è il luogo a essere interessante; lo è la persona che lo osserva.
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