Barbara Antonetto
Leggi i suoi articoliÈ trascorso un anno da quando il proprietario di Villa Barbaro a Maser (Tv), l’imprenditore e produttore di vino Vittorio Dalle Ore, ha illustrato i lavori appena avviati grazie ai 2 milioni di euro stanziati dal Pnrr (Unione Europea, NextGenerationEU) per la realizzazione del progetto di conservazione e valorizzazione del parco e del giardino storico messo a punto da Paolo Faccio, professore ordinario di Restauro presso lo Iuav di Venezia, e Annachiara Vendramin, professionista specializzata in interventi di riqualificazione ambientale, progettazione delle aree verdi e ripristino di giardini storici (uno su tutti il Parco storico del Castello di Miramare a Trieste).
L’originale edificio rinascimentale, progettato da Andrea Palladio in simbiosi con il paesaggio circostante per i fratelli Daniele e Marcantonio Barbaro e ulteriormente abbellito dallo straordinario ciclo di affreschi di Paolo Veronese, è in ottimo stato di conservazione. I lavori, che in questo anno hanno raggiunto importanti traguardi, interessano la componente esterna: il giardino, il parco (200 gli ettari di pertinenza, di cui 100 a bosco, il resto a vite a uliveti), le serre, il Ninfeo, gli impianti idraulici e le scuderie. Il progetto è arrivato ottavo su 1.200 perché risponde pienamente agli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: sostenibilità, efficientamento energetico, uso di energie rinnovabili, tutela dell’ambiente, condivisione della bellezza e trasmissione alle generazioni future. Un giardino storico è un corridoio ecologico, cioè un collegamento fra habitat frammentati che offre un passaggio sicuro agli animali per cui, ha spiegato Vendramin, «si è posta grande attenzione alla componente arborea non solo dal punto di vista ornamentale ma anche, e soprattutto, nell’ottica della biodiversità e del rispetto delle presenze minori, dell’esistente e della filosofia di Palladio».
La parte di conservazione della componente arborea, nell’ottica della sostenibilità ambientale, richiede una particolare attenzione nei confronti del risparmio dell’acqua e dell’arricchimento della biodiversità. In primo piano la gestione delle alberature nel bosco retrostante il Ninfeo riportato al «tempo palladiano». Presso l’area dell’orto sono in via di ripristino il frutteto, con piante autoctone antiche, e l’orto, con piante officinali (sono state studiate le piante raffigurate nell’affresco dell’Olimpo ed è stata coinvolta l’Università di medicina officinale di Vienna), per mostrare la vera essenza della Villa nella concezione di Palladio, ovvero una struttura pensata come azienda produttiva e non solo come residenza. «Ricordo anche il recupero della cedraia e il riposizionamento di piante di agrumi in vaso, altra tradizione cinquecentesca: sono state acquistate piante di aranci amari discendenti da quelle del XVI secolo», sottolinea ancora Vendramin e aggiunge: «Il Pnrr restituisce a tutti i cittadini e ai visitatori internazionali un patrimonio di giardini storici ineguagliabile, una meraviglia che, se ben mantenuta e curata, può influire in senso positivo anche sul cambiamento climatico».
L’approccio naturalistico ed ecologico è andato di pari passo con quello storico. Nel giardino delle rose i putti sono stati sistemati secondo il posizionamento scelto negli anni Trenta del secolo scorso da Tomaso Buzzi, l’architetto del gruppo di Gio Ponti cui la proprietaria di allora, Marina Volpi di Misurata, aveva affidato la sistemazione di villa e giardino: sono su una scacchiera come se giocassero a dama, ciascuno con il suo ombrellino di rose. «Abbiamo il dovere di mettere la nostra professionalità al servizio delle generazioni future per trasmettere loro questa bellezza», ha sottolineato Faccio, che fin da subito ha coinvolto i giovani dello Iuav: i loro progetti incentrati sulla Villa di Maser sono esposti nelle serre, a loro volta restaurate smontando ogni singolo vetro, ripulendolo e ripristinandolo non con il silicone come si fa oggi, bensì con l’antica tecnica dello stucco.
In collaborazione con lo Iuav è anche il progetto «Fashion Forward» che mette in dialogo le atmosfere storiche della villa con la scuola di Moda dell’Università veneziana. Ai fini della sostenibilità imposta dal Pnrr (le entrate devono garantire la manutenzione) il finanziamento è stato utilizzato anche per recuperare le scuderie, destinate all’accoglienza dei visitatori e alla vendita di piante officinali e di una linea di oggetti disegnati appositamente.
Nell’ottica della sostenibilità sociale è stata messa in atto una collaborazione con Mind4Children, spin-off dell’Università di Padova, e Heart4Children, per rendere la Villa sempre più adatta alle visite di famiglie con bambini, grazie a un percorso di formazione degli operatori e a uno spazio dedicato nelle arancere in cui i piccoli potranno dare libero sfogo alla creatività costruendo con i mattoncini Lego. Ci tiene a sottolineare Dalle Ore: «Con i lavori del giardino, la Villa avrà molte nuove occasioni di condivisione, non sarà solo un luogo del passato. Gli spazi accoglieranno attività rivolte a persone di ogni età e condizione, studenti, giovani architetti, persone meno fortunate. Accoglieremo tra il resto eventi musicali e sto anche pensando a un racconto di questo cantiere a cielo aperto».
Attualmente gli studi si stanno concentrando sul Ninfeo perché sono emerse delle novità durante il restauro realizzato con materiali non inquinanti, tra cui un gel protettivo brevettato dall’Università di Padova che non altera la porosità della pietra pur assicurando la massima traspirabilità. Sono state infatti rinvenute tracce di marmorino (finitura di origine romana composta da grassello di calce e polvere di marmo) da cui si deduce che originariamente il Ninfeo non fosse ocra, com’è oggi, bensì azzurro. Spiega Faccio: «Le indagini eseguite durante i lavori hanno fatto emergere una realtà sconosciuta: colori e apparati decorativi frutto probabilmente di interventi recenti e non coevi alla costruzione. Insieme a colleghi di tutto il mondo e all’Ente di Tutela, e con l’alta sorveglianza della Soprintendenza, stiamo approfondendo la questione». Quello che invece è stato confermato nel ripristinare l’impianto idraulico del Ninfeo è che già Palladio aveva realizzato un progetto sostenibile che sfruttava l’acqua della sorgente convogliandola nella quinta scenografica che si ammira dalla vetrata della galleria affrescata da Veronese, ma poi ridistribuendola a uso della casa e dell’irrigazione del giardino e degli orti.
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