Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoli«“Laudato si’, mi’ Signore”, cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella, che ci accoglie tra le sue braccia: “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba”». Così papa Francesco inizia la sua enciclica del 2015. I grandi della chiesa hanno sempre riconosciuto l’onnipotenza di Dio nella bellezza del creato. La natura, come l’arte, ha con la fede un legame speciale, fatto di mistero e di bellezza che nutrono e alimentano da secoli le anime di devoti e pellegrini. Nel verdeggiante e montuoso paesaggio della ValSeriana, denominata Valle delle Tre Basiliche e incoronata dalle Alpi Orobie, questo binomio prende forma in un itinerario particolare che si snoda tra la bassa, la media e l’alta valle e che consente di immergersi in un cammino estetico e religioso in tre tappe: Alzano Lombardo, Gandino e Clusone.
Nel centro storico di Alzano Lombardo si trova la Basilica di San Martino, elevata a basilica minore da papa Pio XI nel 1922. L’edificio ha origine da una piccola chiesa romanica risalente all’XI secolo, il primo ampliamento risale al XV secolo, quando fu costruita la torre campanaria. L’aspetto attuale e il passaggio da una a tre navate lo si deve al progetto redatto nel 1659 dall’architetto barocco Gerolamo Quadrio, lo stesso che progettò le nuove campate del Duomo di Milano. Decorata con stucchi (del ticinese Giovanni Angelo Sala) e con vari affreschi tra cui quelli sulle dodici lunette di Giuseppe Pozzi, conserva dipinti su tela di Cavagna, Cignaroli, Diotti e Capella, solo per citarne alcuni. Allo scultore bergamasco Andrea Fantoni si devono il pulpito in marmo, che raffigura le diverse età dell’uomo, oltre a raffinati arredi lignei e alle ottocento immagini decorate e intagliate, i cosiddetti «credenzini», conservati in una delle sacrestie. Nell’adiacente cinquecentesco Palazzo Pelliccioli si trova invece il Museo di Arte Sacra San Martino, restaurato e adibito a museo nel 1994. Custodisce tra le sue opere le tele cinquecentesche del Cavagna e quelle settecentesche che decoravano le pareti della cappella del Rosario, il «San Cristoforo» di Tintoretto e il «Martirio di San Pietro da Verona» di Palma il Vecchio, oltre a oggetti liturgici, arredi e paramenti sacri, i ritratti dei vari parroci che si sono succeduti in questa diocesi, statue e crocifissi. Dallo scorso gennaio, grazie alla collaborazione con l’Accademia di Carrara, il percorso permanente si è arricchito inoltre della settecentesca Alcova di Ganimede di Grazioso Fantoni il Giovane, decorata con varie sculture applicate, ispirate a miti classici, al pensiero scientifico, alla poesia e ad altri soggetti ancora.
A Gandino l’esistenza di una chiesa è documentata per la prima volta nel 1181, oggi nota come Basilica di Gandino, è stata ricostruita e ampliata nel corso del XV secolo, assumendo la sua attuale forma nei lavori iniziati nel 1626 su disegno dell’architetto locale Paolo Micheli. Nel 1640 Giovan Maria Bettera ne costruiva l’imponente cupola alta 25 metri, articolata su otto lunettoni e altrettanti pilastri. Nel 1654 fu consacrata dal vescovo Carlo Nembrini e nella stessa occasione fu dedicata e intitolata a Santa Maria Assunta. Volta e cupola sono decorate con affreschi barocchi del pittore veneto Giovan Battista Lambranciis, datati 1681, da segnalare anche i 28 pennacchi decorati con le figure dei profeti dal Pitocchetto. Alcune altre decorazioni risalgono invece a fine Ottocento e sono opera dei pittori Rota e Maironi. Di datazione Settecentesca l’arco in pietra sopra il portale e le due statue al suo fianco. Consacrata a basilica minore da papa Pio X nel 1911, la Basilica di Santa Maria Assunta celebra nella seconda domenica di Quaresima la solennità del triduo, occasione nella quale si verifica l’ostensione dell’apparato del Triduo, con l’altare d’argento e la raggiera del Caniana del 1788, le piramidi e le candele. Nel 1929 fu inaugurato il Museo della Basilica di Gandino, che aveva tra i suoi promotori il futuro papa Roncalli. Ristrutturato nel 1963 e poi ampliato negli anni Ottanta, accoglie un’ampia collezione di opere d’arte, paramenti religiosi, arazzi, pizzi liturgici, argenti, sculture lignee, ostensori, candelabri, trine in lino e fili d’oro, merletti e dipinti. I presepi sono invece raccolti in una sezione speciale che deriva da un’esposizione dell’Unesco svoltasi in Francia nel 1984. Sono esposti 56 dei 300 presepi conservati, esemplari di varie epoche provenienti da molti Paesi, tra cui uno donato da papa Giovanni Paolo II. Un’intera ala è dedicata all’archeologia tessile, con rari macchinari del XVIII e XIX secolo e utensili per la lavorazione della lana, la filatura e la tessitura.
Sempre all’architetto Gerolamo Quadrio si deve la Basilica di Santa Maria Assunta e San Giovanni Battista nel centro storico di Clusone. Completata sul finire del Seicento è composta da un’unica navata centrale contornata da otto cappelle, quattro per lato, e altrettanti altari. Allo scultore Andrea Fantoni è da attribuire gran parte dell’apparato scultoreo in essa conservato, degno di nota il gruppo ligneo del Crocifisso. Sulla volta affreschi architettonici e floreali di Bernardino Brignoli, con medaglie su tela di Antonio Cifrondi. Custodisce importanti dipinti di area lombardo veneta, tra cui la pala dell’Assunzione di Ricci, la «Nascita di San Giovanni Battista» di Carpinoni e il «Sant’Antonio» del Cignaroli. Da segnalare l’imponente altare maggiore, il pulpito confessionale, il fonte battesimale del ’400 e la torre campanaria alta 66 metri. Nel Museo della Basilica, restaurato verso la fine degli anni Novanta, sono infine custoditi dipinti, argenti e paramenti sacri. Da vedere inoltre, sulla facciata del vicino Oratorio dei Disciplini, edificato nel XIV secolo dai disciplini bianchi e dedicato all’Annunciata, l’affresco della Danza Macabra e del Trionfo della Morte diviso in cinque parti, dedicato al tema medievale dell’incontro tra vivi e morti.
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