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La ricostruzione del sommergibile Comandante Cappellini con l’equipaggio e Pierfrancesco Favino, Cortesia Edoardo De Angelis © Enrico De Luigi

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La ricostruzione del sommergibile Comandante Cappellini con l’equipaggio e Pierfrancesco Favino, Cortesia Edoardo De Angelis © Enrico De Luigi

La Pellicola d’Oro nell’Hotel Excelsior

Simona Balducci, Responsabile del reparto Costruzioni Sceniche di Cinecittà, premiata come Miglior Costruttore per il film «Comandante» di Edoardo De Angelis

Veronica Rodenigo

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Negli spazi dell’Italian Pavilion presso l’Hotel Excelsior del Lido di Venezia venerdì 8 settembre si è svolta la cerimonia di conferimento del premio La Pellicola d’Oro, dedicato alle maestranze e agli artigiani indispensabili per la realizzazione dell’opera filmica. Ideato da Enzo de Camillis, regista e scenografo, il riconoscimento giunto alla quattordicesima edizione mira anche a far conoscere al grande pubblico il contributo di maestranze specializzate senza le quali sarebbe impossibile concepire tutt’oggi il mondo del cinema. Tre i film premiati in concorso all’80.Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia conclusa sabato 9 settembre: «Comandante» di Edoardo De Angelis, per il quale l’architetto Simona Balducci, responsabile delle reparto Costruzioni Sceniche di Cinecittà, ha ricevuto il riconoscimento come Miglior Costruttore; «Io Capitano» di Matteo Garrone (vincitore del Leone d’Argento per la miglior regia) con Claudia Cravotta premiata come Miglior Direttore di Produzione e «Finalmente l’alba» di Saverio Costanzo, con Massimiliano Kuveiller come miglior operatore di macchina.

Simona Balducci che ha fatto diventare realtà i 79 metri del sommergibile del capitano Salvatore Todaro (interpretato da Pierfrancesco Savino) restituisce ai lettori di «Il Giornale dell’Arte» un quadro del rilancio di Cinecittà dalla presenza delle produzioni internazionali sino al cruciale ruolo di una formazione professionale rivolta alle giovani generazioni per colmare la domanda di maestranze specializzate.

Come nasce il rilancio di Cinecittà?
Cinecittà all’estero è un brand conosciutissimo, è nell’immaginario collettivo di tutti i registi internazionali che sognano di venirvi a fare almeno un film. Il suo rilancio è dovuto a una forte volontà, sia da parte della politica del Governo sia dell’azienda stessa, mirata a riportare Cinecittà ai vecchi fasti. Molto è stato ottenuto grazie al tax credit che ha reso più appetibile l’offerta economica rispetto ad altre realtà cinematografiche che si stanno affacciando sul panorama, come Marocco e Bulgaria, più appetibili e con costi minori. Anche la Brexit in parte ci ha aiutato a livello europeo e soprattutto per il cinema oltreoceano.

Come reclutate e formate nuove maestranze?
Questo è un mestiere che si tramanda di padre in figlio, ma si tratta di una tradizione che sta scomparendo. Purtroppo oggi i ragazzi pensano che sia facile affacciarsi a questo mondo dalla parte della telecamera. È il messaggio che passa attraverso i reality e internet. Da parte nostra stiamo cercando di fare informazione spiegando ai giovani che c’è un mercato del lavoro, anche ben retribuito, che cerca personale specializzato. Il mio gruppo delle maestranze ha un’età media di 50 anni: ogni anno perdo qualcuno che va in pensione. Un esempio: il set gigantesco di “Comandante” è stato realizzato in 22 settimane attraverso un lavoro pazzesco. Per formare una persona e farla arrivare a certi livelli ci vuole tempo e la si deve affiancare a qualcuno di esperienza. Anche per questo Cinecittà sta avviando dei percorsi di alta formazione.

Ci sono delle professionalità più richieste?
Le professionalità più richieste sono varie: pittori, che devono saper fare tutto, dalla semplice stuccatura di una parete a un finto marmo, alla realizzazione della giusta patina di vissuto (sono cose s’imparano solo vivendo e guardando quelli che lo fanno), falegnami macchinisti, sart e, fabbri-artisti in grado di usare materiali più poveri. Si sta perdendo l’arte del creare, di usare i materiali in maniera diversa. Le colonne, quando devono costare poco, le facciamo con i tubi di PVC per lo scarico. Io questo mestiere, dopo una laurea in architettura, ho avuto la fortuna di impararlo facendo, iniziando a fare disegni esecutivi. Piano piano ho coniugato parte tecnica e artistica, quale sia il valore da attribuire a quel manufatto, che cosa vuole il regista che cosa vuole trasmettere lo scenografo. È un sottile filo che permette di arrivare al risultato richiesto.

Come si coniuga il saper fare artigiano e altamente specializzato con le nuove tecnologie?
Chiaramente il cinema di oggi non è più quello di 50 anni fa, quando per fare un set di «Cleopatra» ci si potevano impiegare 6-7 mesi. Oggi c’è comunque un grosso lavoro di organizzazionem, ma coniugato in qualche modo con la tecnologia. Per esempio nel reparto falegnameria abbiamo una macchina a controllo numerico capace di svolgere in un’ora il lavoro di una settimana di due persone.Quindi da una parte abbiamo voluto abbattere tempi e costi, e la tecnologia ci aiuta in tal senso, dall’altra c’è comunque la necessità della mano esperta dell’artigiano che conferisce un tocco umano e trasforma quanto prodotto dalla macchina che altrimenti risulterebbe fittizio.

E poi c’è il Led Volume Stage.
Altra grande innovazione è il nostro Led Volume Stage, studio di ultima generazione (tra i più grandi d’Europa) che consente di girare un film in un set virtuale e dinamico (attraverso una piattaforma rotante) grazie a un Led wall Screen e un Led Ceiling screen. In questo caso si risparmia molto del lavoro di post produzione, ma il risultato finale sarà sempre un’interazione tra competenze diverse che si uniscono. Veronica Rodenigo
 

Simona Balducci (a destra) riceve la Pellicola d’Oro

Veronica Rodenigo, 13 settembre 2023 | © Riproduzione riservata

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