«L’ultima cena» (1987) di Andy Warhol (particolare)

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«L’ultima cena» (1987) di Andy Warhol (particolare)

L’«Ultima Cena» di Warhol a pochi passi dal capolavoro di Leonardo

Nella Galleria Crédit Agricole-Refettorio delle Stelline di Milano un percorso con una sessantina di opere di autori italiani e internazionali tra dipinti, sculture, design e grafica

Era il 22 gennaio 1987 quando Andy Warhol inaugurava a Milano, nel Refettorio dell’antico convento di Santa Maria della Stella (per i milanesi, «le Stelline», dal nome dato alle piccole orfane qui ospitate), la celebre mostra «The Last Supper», suo personalissimo omaggio all’«Ultima Cena» di Leonardo da Vinci, che si trova proprio dirimpetto. Era la sua ultima grande mostra (sarebbe scomparso in febbraio a New York) ma quell’esposizione memorabile, promossa dal grande gallerista Alexander Iolas, avrebbe rappresentato anche l’esordio della gloriosa Galleria del Credito Valtellinese, istituto poi fuso con il Crédit Agricole, che dal 25 ottobre al 14 dicembre, presenta nella stessa sede (oggi Galleria Crédit Agricole-Refettorio delle Stelline di Milano) la mostra «Da Arturo Martini ad Andy Warhol. Il Novecento nelle Collezioni Crédit Agricole».

Nel lungo cannocchiale ottico del refettorio è esposta una selezione di circa 60 opere del XX secolo, scelte fra le più significative della collezione di Crédit Agricole Italia, in un allestimento che trova i suoi focus da un lato nell’«Ultima Cena» di Warhol, dall’altro nell’enigmatico «Cenacolo» (1931) di Alessandro Pomi: entrambe, però, sotto l’ala dell’originale vinciano, conservato nel vicinissimo Refettorio di Santa Maria delle Grazie. Fra i due estremi, un percorso con opere di autori italiani e internazionali esposti con un criterio non storiografico ma emozionale, suggerito da rinvii e rimandi tra opera e opera, indipendentemente dal medium: pittura, scultura, design, grafica.

Tante ed eterogenee le sculture, a ritmare il percorso: da «La Pisana» e altre opere del grande Arturo Martini alla celebre «Colonna del viaggiatore» (1959) di Arnaldo Pomodoro; dalla stele a matrice di Francesco Somaini («La moneta», 1981) alle figure di Francesco Messina, Floriano Bodini, Novello Finotti, fino all’astrazione di Mario Negri.

C’è poi il design ironico e irriverente di Ettore Sottsass nei vetri di Memphis e, ovviamente, ci sono molti dipinti su tela e lavori su carta, di autori come Max Ernst, Victor Brauner, Graham Sutherland, Renato Guttuso, Piero Dorazio, Carlo Mattioli, Gianfilippo Usellini, Giuseppe Terragni (il grande architetto, qui in un petroso «Autoritratto in divisa»), Aberto Magnelli, Giulio Turcato, Gianfranco Ferroni, Emilio Tadini, Roberto Crippa, Gianni Dova, Bruno Cassinari e un grande olio di Velasco Vitali. C’è poi una «Cena» di Daniel Spoerri, lascito di una lontana, spettacolare personale presentata in questi spazi, e ci sono belle carte di Lorenzo Viani, Emilio Vedova, Hermann Nitsch e molti altri ancora, in un percorso rapsodico, dettato anche dalla provenienza da collezioni di più banche locali confluite nel Crédit Agricole, che attraversa i più diversi linguaggi e le tecniche più disparate dell’arte del XX secolo, ma che trova una propria unità anche grazie all’architettura severa e armoniosa in cui è ospitato.

Veduta della mostra «Da Arturo Martini ad Andy Warhol. Il Novecento nelle Collezioni Crédit Agricole» nella Galleria Crédit Agricole-Refettorio delle Stelline di Milano

Ada Masoero, 24 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

L’«Ultima Cena» di Warhol a pochi passi dal capolavoro di Leonardo | Ada Masoero

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