Arabella Cifani
Leggi i suoi articoliNel 1732 Filippo Juvarra (Messina, 1678-Madrid, 1736) lasciava temporaneamente Torino per andare a Roma. Doveva progettare la Sacrestia Vaticana e la facciata di San Giovanni in Laterano: due incarichi che avrebbero consolidato la sua posizione nell’Urbe (che gli aveva dato molte delusioni) e la sua fama internazionale. Andò male e Filippo, per miserande ragioni (raccomandazioni, beghe cortigiane e politiche), fu escluso dai due progetti. La realizzazione dei 41 fogli dell’Album di Dresda nasce da questa grande delusione. Tuffatosi nel lavoro desiderò far pervenire ad Augusto II di Polonia (detto Augusto il Forte) (1670-1733) un suo gruppo di disegni: «questi pochi fogli (…) per soddisfare all’ambizione che da lungo tempo nudrisco di procacciarmi per questo mezzo il supremo suo Patrocinio». Mediatore con il sovrano fu una singolare figura di conte piemontese/polacco, Joseph Anton von Wackerbarth-Salmour (1685-1761). Joseph era figlio adottivo di un celebre conte, August Christoph von Wackerbarth (1662-1734), un militare e politico tedesco responsabile dell’industria edile dell’Elettore di Sassonia, che Fritz Löffler definì «il direttore del Barocco di Dresda».
Un nuovo, importante, volume di Cristina Ruggero (in edizione online scaricabile gratuitamente dal sito dell’Università di Heidelberg), che di Juvarra è una delle migliori specialiste a livello mondiale, getta ora nuova luce con molti ritrovamenti d’archivio sull’Album di Dresda e sui rapporti dell’illustre architetto con emissari della corte di Augusto il Forte. Il ritrovamento di lettere tra il conte Wackerbarth e il fratello Francesco Giacinto Amedeo Gabaleone di Salmour (alto funzionario della corte di Torino) illumina la dinamica della consegna del dono e le raccomandazioni relative a Juvarra (desideroso forse di entrare a servizio del sovrano polacco) che accompagnarono i disegni. Nell’Album Juvarra realizza uno dei capolavori della grafica europea del Settecento e come sottolinea Ruggero, il «fascino delle composizioni è racchiuso nel forte valore evocativo, che le pone a metà strada fra la veduta e il capriccio nell’ottica di un passato secolare sempre vivo e presente». I disegni furono giustamente definiti «fantasie monumentali». Scorrere il libro e ammirare gli splendidi fogli trascina in mondi di suprema fantasia ed eleganza. Juvarra assembla edifici di epoche diverse e li accosta a strutture architettoniche di invenzione. L’architetto sceglie di rappresentare gli edifici e i contesti urbani impiegando tecniche proprie della scenografia teatrale, accentuando quel carattere fantastico proprio delle vedute ideate che lo avvicina alla pittura. Il libro di disegni conservati nel Kupferstich-Kabinett (Collezione di grafica e stampe) di Dresda è ulteriore conferma delle qualità poliedriche di Juvarra.
I disegni sono analizzati per la prima volta nel loro insieme, unitamente a lettere e documenti inediti che contribuiscono a far luce sulle sue qualità di grande regista del Barocco europeo. In particolare il libro si concentra sui rapporti che legarono tre delle più importanti corti del Settecento: Roma, Torino e Dresda, e alcuni dei loro principali rappresentanti. La splendida Dresda, edificata da Augusto il Forte e concepita come una nuova Roma sull’Elba, è stata rasa al suolo del tutto gratuitamente nel 1945. L’Album si è miracolosamente salvato ma non così una infinita quantità di capolavori che erano nei suoi musei e nei suoi palazzi. Per Dresda distrutta e per Juvarra, la cui carriera fu stroncata a soli 58 anni a Madrid da una polmonite, per le sue ardite e gloriose costruzioni intellettuali, per tante fatiche e affanni dispersi, recita così il malinconico frammento di un sonetto di Luis de Góngora: «Resta memoria del mio vano intento / negli annali diafani del vento».
Disegni di Prospettiva Ideale (1732). Un omaggio di Filippo Juvarra ad Augusto il Forte e i rapporti fra le corti di Roma, Torino, Dresda
di Cristina Ruggero, 454 pp., ill., Heidelberg University Library, Heidelberg 2023, € 112
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