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Il sarcofago del faraone Seti I (circa 1324-1279 a.C.)

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Il sarcofago del faraone Seti I (circa 1324-1279 a.C.)

John Soane, l’uomo che «soffiò» al British il sarcofago di Seti I

Giovanni Battista Belzoni, che aveva scoperto la tomba nella Valle dei Re, aveva proposto l’oggetto per 2mila sterline al museo londinese, che declinò l’offerta

Gianfranco Fina

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Nell’epoca del minimalismo trionfante, può essere scioccante una visita alla casa-museo di Sir John Soane posta nel centro di Londra a Lincoln’s Inn Fields, non lontano dal British Museum. John Soane (1753-1837), vissuto sotto il regno di Giorgio III, studiò architettura e a soli 25 anni, grazie ad una borsa di studio conferitagli dalla Royal Academy School, venne in Italia dove rimase tre anni per conoscere a fondo l’antichità classica.

Questo studio influì fortemente sulle sue opere future, anche se il suo neoclassicismo fu stemperato con elementi gotici e romanici. Ebbe un enorme successo e progettò alcuni degli edifici pubblici più importanti del tempo, quali l’enorme complesso della Banca d’Inghilterra, ma anche la sala da pranzo della residenza del Primo Ministro al 10 di Downing Street il cui soffitto a volta era una caratteristica delle opere di Soane.

Soane progettò anche quello che è considerato il primo edificio destinato esclusivamente all’esposizione pubblica di dipinti ed opere d’arte: la Dulwich Picture Gallery, eretta tra il 1815 ed il 1817, museo ancor oggi attivo, che merita sicuramente una visita perché contiene circa 600 dipinti, tra cui opere di Rubens, Rembrandt, Poussin, un bellissimo ritratto di Emanuele Filiberto di Savoia (terzo figlio di Carlo Emanuele I) eseguito da van Dyck e una vista del bacino di San Marco col Bucintoro, firmata dal Canaletto.

Ma la cosa più straordinaria è la sua casa-museo, rimasta intonsa dal 1837, suddivisa in numerosi microambienti, ricavati dal ritaglio di stanze più grandi, che contendono un numero incalcolabile di opere di ogni tipo, dai calchi di fregi architettonici alle copie di statue famose, dai busti in marmo d’epoca romana e alle anfore, dai calchi di cammei ai bronzetti d’epoca o replicati.

Di grande qualità sono i dipinti, tra cui spicca un grande, bellissimo Canaletto circondato da acquerelli di Pannini, da quattro eccezionali quadri di William Hogart, e da tutta la serie delle incisioni delle antichità romane di Giovan Battista Piranesi che Soane aveva conosciuto personalmente a Roma nel 1778, oltre ad un numero imprecisato di dipinti d’ogni epoca, soggetto e dimensione.

Tutte queste opere sono poste a strettissimo contatto una con l’altra, su pannelli mobili, che una volta aperti svelano altre opere collocate nella parte posteriore della parete. Naturalmente in una casa inglese del Settecento non possono mancare le librerie, ricavate in ogni spazio possibile, le troviamo quindi nel soggiorno, in sala da pranzo, nei sottofinestra, nelle paretine divisorie, ovviamente piene di libri, di disegni  e di curiosità varie. Ma l’oggetto più eclatante, se pur si possa definire “oggetto”, è il sarcofago del faraone Seti I (circa 1324-1279 a.C.), completamente in alabastro, scolpito all’interno e all’esterno con raffigurazioni  e geroglifici.

Uno scorcio della quadreria del Sir John Soane’s Museum

Questa insolita e ingombrante presenza, collocata al centro del locale al piano interrato, visibile dall’alto affacciandosi dalla balaustra dei piccoli corridoi che collegano le varie stanze, è sicuramente un unicum tra le tutte collezioni private conosciute e crea nei visitatori un’emozione particolare ed emana una sensazione di magia e di mistero. Il Grande Belzoni aveva scoperto nel 1817 la tomba di Seti I nella valle dei Re, la più lunga e la più profonda fra tutte le tombe faraoniche del Nuovo Regno, particolarmente preziosa perché completamente decorata con raffinati bassorilievi e pitture di colori vivaci.

Come era d’uso in quei tempi, l’archeologo italiano propose l’acquisto di questo importante reperto al British Museum, a cui aveva già venduto numerose sculture egizie di grande importanza. Ma la cifra richiesta dal Belzoni, 2mila sterline, parve eccessiva ai curatori del museo, che declinarono l’offerta. Questa fu però prontamente sottoscritta da Sir Soane nel 1825, così da circa 200 anni il sarcofago giace nel cuore di una piccola palazzina nel centro di Londra.

Per la cronaca, la mummia di Seti I era già stata anticamente separata dal sarcofago in alabastro e riposta col suo sarcofago ligneo nel nascondiglio delle mummie reali a Deir el-Bahari; fu ritrovata nel 1881 ed  identificata grazie al nome del faraone inscritto sul coperchio; portata al Museo egizio del Cairo, è ancora la esposta. Fu sbendata dall’egittologo francese Gaston Maspero nel 1886, presentando uno stato di conservazione eccezionale, dovuto ad un processo di imbalsamazione pressochè perfetto.               

Gianfranco Fina, 21 agosto 2024 | © Riproduzione riservata

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