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Particolare della «Crocifissione» (1565) di Tintoretto riprodotto per mezzo di incisione da John Baptist Jackson nel Settecento

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Particolare della «Crocifissione» (1565) di Tintoretto riprodotto per mezzo di incisione da John Baptist Jackson nel Settecento

John Baptist Jackson, incisore nella Venezia del ’700

In occasione della recente mostra alla Biblioteca Marciana è stato pubblicato un compendio scientifico sulla tecnica che permise allo scozzese di far rivivere alcuni dipinti dei maestri del Cinquecento

Carolina Trupiano Kowalczyk

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Allestita nella Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, la mostra (2 febbraio-17 marzo 2024) da poco terminata e dedicata a John Baptist Jackson (1703-73), ci fornisce non un catalogo, ma un compendio scientifico sull’incisione nella Venezia del Settecento, ricco di novità documentarie, analisi sulle carte e filigrane, paralleli sulle tecniche di traduzione. Lo scozzese fu l’incisore che introdusse una tecnica nuova e dagli effetti straordinari, non solo in vista della riproduzione dell’opera d’arte ma nel conferirgli l’immortalità

Citando Diderot «Le graveur en taille-douce est proprement un prosateur qui se propose de rendre un poëte d’une langue dans une autre», Giovanni Maria Fara presenta la versione di Agostino Carracci dalla «Crocifissione» di Tintoretto, la cui intensa spiritualità e il fermento di corpi e luci è totalizzante. Nel volume si delinea la biografia di Jackson grazie a recenti ricerche archivistiche: arrivò a Parigi nel 1725 dove il conte di Caylus lo introdusse al chiaroscuro commissionandogli tre matrici lignee da Raffaello per la Recueil Crozat. Proseguì per Venezia nel 1731 dove incontrò Anton Maria Zanetti e si sposò con la veneziana Lorenza Barbini; lavorò per le illustrazioni dei volumi editi da Albrizzi e Pezzana sotto protezione di Filippo Farsetti, patrizio veneziano e collezionista. 

È molto probabile che sia stato Joseph Smith il promotore della grandiosa impresa dell’Opera selectiora, introducendolo all’editore Pasquali e all’esclusivo circuito di Granturisti che desideravano un souvenir veneziano. Il progetto intendeva riprodurre a chiaroscuro 17 dipinti dei maestri del Cinquecento tramite l’uso di 88 matrici lignee, in modo da raggiungere intense gradazioni cromatiche e, grazie alla variazione della trasparenza degli inchiostri, ampliare la gamma e l’effetto di rilievo. Qui rivivono, alla ricerca del virtuosismo tecnico, i teleri delle «Nozze di Cana» di Veronese, la «Strage degli Innocenti», la «Crocifissione» di Tintoretto, la «Deposizione» di Bassano e rimane vivido il ricordo della distrutta «Uccisione di san Pietro Martire» di Tiziano. Nel 1744 l’artista avviò la serie delle «stampe Ricci»: sei grandi xilografie a colori che raggiungono un risultato estremamente raffinato per l’uso della sovrastampa bagnato su bagnato combinata con una forte goffratura e la colorazione a mano delle figure, sicuramente ispirate dai delicatissimi paesaggi a tempera su pelle di capretto di Marco Ricci. Nel 1745 Jackson si trasferì a Londra dove i suoi sogni di gloria svanirono (morì infatti povero e dimenticato).

L’arte di tradurre l’arte. John Baptist Jackson incisore nella Venezia del Settecento
a cura di Orsola Braides, Giovanni Maria Fara, Alessia Giachery, 293 pp., ill., Leo S. Olschki, Firenze 2024, € 25

La copertina del volume

Carolina Trupiano Kowalczyk, 27 agosto 2024 | © Riproduzione riservata

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