Hadani Ditmars
Leggi i suoi articoliHa suscitato l’indignazione della popolazione locale e delle autorità preposte alla tutela del patrimonio culturale la demolizione del minareto della moschea di Siraji a Bassora, nel sud dell’Iraq, avvenuta il 14 luglio per far posto a un ampliamento della sede stradale.
Quello di Bassora è l’ennesimo esempio di distruzione della storia culturale irachena. L’episodio ricorda il destino della moschea di al-Nuri a Mosul: quando l’Isis l’occupò per la prima volta, la gente del posto formò una catena umana per proteggere il minareto di al-Hadba, da secoli un punto di riferimento civico. Il minareto fu comunque distrutto nel 2017.
Lo storico minareto di Bassora, però, alto undici metri, con la sua guglia di mattoni di fango marrone e gli ornamenti turchesi, non è stato demolito da un gruppo estremista, bensì dal governatore locale, Assad Al Eidani. All’alba di quella che il caso ha voluto fosse la Festa della Repubblica irachena, Eidani ha personalmente sovrainteso alle operazioni di abbattimento del monumento, un passo a suo dire necessario per ampliare le strade di una città in crescita e afflitta dagli ingorghi stradali. Eidani ha argomentato che si trattava di una questione di sicurezza pubblica, essendo il minareto pericolante. Ma sia il «waqf» (l’ente per la gestione dei beni religiosi sunniti) proprietario del terreno e della moschea, sia i funzionari dello Sbah (il Consiglio di Stato per le Antichità e il Patrimonio) concordano nell’affermare che la demolizione ha violato un accordo di lunga data con il governatorato di Bassora in base al quale il minareto avrebbe dovuto esser smontato in piena sicurezza per essere inglobato in una nuova moschea.
Il 16 luglio il capo del waqf sunnita di Bassora, Mohammed Munla, è stato licenziato dopo aver criticato pubblicamente la demolizione.«Siamo scioccati da questa azione. Il minareto un significato enorme. Era in ottime condizioni e uno dei pochi minareti intatti della sua epoca», ha dichiarato il direttore dello Sbah, Laith Majid Hussein a «The Art Newspaper», la testata in lingua inglese nostra partner. Era anche una delle poche moschee sunnite storiche di Bassora e un luogo speciale per gli incontri dell’Eid. E mentre Hussein parla di «azioni legali» contro il governatorato di Bassora per la demolizione, così come il Ministro della Cultura Ahmed Fadak al Badrani, ha detto che «la priorità ora è cercare di ripristinare i resti del minareto». A tal fine, le macerie sono state messe in sicurezza, ma rimangono sul sito della moschea, risalente al 1727 e ricostruita negli anni Ottanta. Lo Sbah sta consultando esperti internazionali sulle migliori pratiche per far risorgere l’amato simbolo di Bassora. Hussein cita come esempio di ciò che si potrebbe fare la ricostruzione del minareto di epoca abbaside di Anah, nella provincia di Anbar.
A metà degli anni ’80, quando era minacciato da nuove dighe lungo l’Eufrate volute dall’allora presidente Saddam Hussein, un team di esperti smontò il minareto in 28 pezzi e lo trasferì in un altro sito. Nel 2006 è stato raso al suolo in un’esplosione da parte di ignoti, che molti leader sunniti ritenevano opera di milizie sciite intenzionate a distruggere il patrimonio culturale costruito durante le dinastie sunnite, tra cui la statua del Califfo Mansur a Baghdad e la cima del minareto di al Malwiya a Samarra. Nel 2013, la torre è stata ricostruita sulla base del progetto architettonico conservato dal Ministero del Turismo, ma sfortunatamente nel 2016 è stata distrutta dall’Isis.
Al Eidani, figlio di un importante sceicco locale fuggito in Iran dopo aver partecipato alla rivolta sciita del 1991, arrestato al suo ritorno in Iraq e poi divenuto protagonista delle purghe per la de-Ba’athificazione del 2003 che hanno colpito in modo sproporzionato i sunniti, ha goduto di recente di popolarità dopo il successo dell’Iraq nel torneo di calcio della Coppa del Golfo Arabo. Il suo destino politico, con le imminenti elezioni provinciali e l’ondata di sdegno sui social media per la demolizione del minareto, appare ora incerto. Non è chiaro se l’abbattimento sia stata motivata da politiche settarie o dallo sviluppo immobiliare e infrastrutturale, perché in Iraq questi fattori sono spesso intrecciati. Nel frattempo, Hussein afferma che, nonostante le molte sfide, «la missione dello Sbah è preservare il nostro patrimonio». Ma a volte, dice, "sembra una missione impossibile".
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