Flavia Foradini
Leggi i suoi articoliInterrogarsi in profondità sulle varie declinazioni e sugli effetti del turismo è ormai d'obbligo in anni in cui, dopo la crisi della pandemia, la crescita dei flussi è costante. Per l'Austria sta facendo nuovamente il punto l’Architekturzentrum, il Centro per l'Architettura di Vienna con una mostra aperta fino al 9 settembre con un titolo, «Über Tourismus», che gioca sulla preposizione «über», cosicché può essere letto come «attorno al turismo» o «iperturismo» (o «overtourism»). Gli otto capitoli in cui è strutturata rimandano infatti sia ai vizi che alle virtù di un fenomeno che contribuisce in modo consistente al Pil nazionale e va dunque attentamente analizzato e soppesato prima di adottare misure che potrebbero squassare intere comunità. Ecco allora descrizioni di specifiche questioni e la contestuale proposta di strategie, sulla base di una contestualizzazione e un confronto con dati sia di altre grandi città internazionali sia di aree con forte afflusso turistico.
L'approccio delle curatrici Karoline Mayer e Katharina Ritter coniuga felicemente il necessario rigore scientifico e uno sguardo ironico, che assieme inducono riflessioni utili perché sfaccettate. Il percorso si snoda fra «Più spesso, più lontano, più breve», «L'elefante si aggira», «Condividi la tua città», «La privatizzazione della bellezza» e fra tragicomiche fotografie di «come eravamo/come siamo diventati»: una stanza di un tempo che fu, con un gruppo di donne all'arcolaio (ieri) e donne sulla cyclette (oggi); un recinto alpino fatto di legni e stecchi contrapposto a un muro di sci sulla cima di un monte; un prato con dei pastori e le loro pecore, e un prato di oggi con giocatori di golf attorniati da sacche e mazze, in un pezzo di natura totalmente asservita al loro sport.
«Che cosa stiamo diventando?», si chiedono le curatrici, che a fronte di una media europea del 4,4% informano come il Pil austriaco tragga direttamente dal turismo il 5,3% delle proprie risorse (ma in Tirolo è il 14,3% e a Salisburgo il 13,7%) e che in Europa in rapporto agli abitanti gli arrivi di turisti con prenotazione alberghiera o in sistemazione privata, vedano Salisburgo al quarto posto, dopo Dubrovnik, Venezia e Firenze.
Per le strutture ricettive dell’Austria, assai sviluppate, il fenomeno più in crescita è quello degli affitti brevi, che sta avendo effetti fortemente negativi sul mercato immobiliare.
A Vienna nel 2023 13.975 appartamenti erano ufficialmente su piattaforme dedicate, cosicché la Municipalità ha fissato una durata massima di 90 giorni di locazione per unità abitativa, ha proibito l'affitto di locali in condomini comunali e in cooperative, e ha avviato un registro apposito.
In tutto il Paese in costante aumento è il fenomeno delle seconde case, perlopiù vuote ma che fanno lievitare i prezzi per l'acquisto di terreni e case da parte dei locali, costretti quindi a spostarsi sempre più in periferia o ad abbandonare la loro area di origine: nel 2021, sul rinomato Attersee, lago già apprezzato da Klimt e dall'élite austriaca fin da inizio Novecento, le seconde case erano il 55,9%.
Ma oltre a mete classiche come Vienna e Salisburgo, è tutto il cuore dell'Austria a soffrire per un turismo tanto necessario quanto sempre più onnipresente e onnivoro. Nella sezione della mostra «Vedi Hallstatt e poi muori» viene tematizzato uno dei luoghi simboli del Paese, dove l'intensità turistica è ampiamente superiore a quella di Barcellona o Amsterdam, ma è tutta concentrata in un fazzoletto di terra. Il suggestivo borgo che pare uscito da un libro di fiabe ed è patrimonio Unesco dal 1997 si snoda in pratica su un'unica strada ed è stretto tra le rive dell'omonimo lago e le montagne. Vi si può arrivare con il treno oppure dalla strada che sbocca da un tunnel verso un parcheggio. Gli abitanti sono meno di 800, i visitatori sono migliaia al giorno.
Dall'anno scorso, ci dice Christian Schirlbauer, direttore dell'Ente del Turismo della zona, il numero dei bus è stato limitato a 50 al giorno, nonostante il fatto che incontrovertibilmente Hallstatt non possa fare a meno del turismo: «Lo si è visto molto bene nel periodo del Covid-19, prosegue Schirlbauer: Gli operatori turistici e gli addetti dell'indotto erano disperati perché qui l'economia è determinata dal turismo e tutto si era bloccato. Quindi ora stiamo cercando tutti assieme una mediazione. Oltre alla limitazione degli accessi, nonostante il 2024 sia l'anno di Bad-Ischl-Salzkammargut Capitale Europea della Cultura abbiamo tagliato il budget per la promozione e il marketing del 50% e con i 600mila euro liberati stiamo reinventando Hallstatt come luogo sostenibile a tutto campo, per un turismo lento a piedi o in bicicletta, fatto di attività all'aria aperta, in montagna e sul lago, di visite naturalistiche e archeologiche, di gastronomia e di attività orientate al benessere psicofisico. Insomma vogliamo essere un luogo rigenerante».
Nella mostra viennese ci si interroga fra l'altro se il futuro sia nelle repliche di luoghi e oggetti particolarmente sensibili, come già è per le Grotte di Lescaux o le statue di Piazza della Signoria a Firenze. Proprio una replica del borgo di Hallstatt è stata inaugurata nel 2012 a Luoyangzhen, nel Sud della Cina, presto divenuta una delle maggiori mete turistiche dell'area. Un non trascurabile effetto secondario è però che una grossa fetta di visitatori del paesino nel Salzkammergut è costituita da turisti cinesi desiderosi di godersi l'originale.
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