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Le cinque staffe in vendita e un dettaglio del cofano (1220 ca) del cardinale Jacopo Guala Bicchieri conservato in Palazzo Madama a Torino

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Le cinque staffe in vendita e un dettaglio del cofano (1220 ca) del cardinale Jacopo Guala Bicchieri conservato in Palazzo Madama a Torino

In vendita cimeli del piemontese che cambiò la storia dell’Inghilterra

Un antiquario parigino offre a 50mila euro cinque preziosi smalti di Limoges che si è scoperto appartenere alla decorazione del cofano, conservato in Palazzo Madama, del cardinale Guala Bicchieri, promotore della Magna Carta. Il museo torinese promuove un crowdfunding per raccogliere entro fine anno i fondi 

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Anna Somers Cocks

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Cinque piccole staffe smaltate in vendita a 10mila euro ciascuna. Sembrano costose? Non proprio, se si pensa che si tratta di parti mancanti di uno degli oggetti più importanti della collezione del Museo Civico d’Arte Antica a Torino, che ha sede in Palazzo Madama: un grande cofano di legno tempestato di raffinati smalti realizzati a Limoges intorno al 1220 con la tecnica champlevé, cioè riempiendo di smalto piccole cavità scavate nel metallo.

È eccezionale non solo per la sua intrinseca rarità, ma perché apparteneva a uno dei massimi diplomatici dell’Europa medievale, un Henry Kissinger del suo tempo, il cardinale piemontese Jacopo Guala Bicchieri (Vercelli, 1160 ca - Roma, 1227). Aveva studiato legge e, ordinato sacerdote, dimostrò rapidamente le sue capacità diplomatiche come legato papale alle corti di Filippo Augusto, Luigi VII e Giovanni Senzaterra. A inviarlo in Francia e in Inghilterra era stato Innocenzo III, eletto papa a soli 37 anni e ossessionato dall'idea di riconquistare Gerusalemme dai musulmani, che la occupavano dal 1187. Doveva convincere re, principi e nobili a smettere di farsi la guerra l’un l’altro per coalizzarsi in una crociata comune a tutta la cristianità. Guala Bicchieri era il suo emissario di punta, dotato di pieni poteri, compresa l’opzione nucleare di allora: la scomunica.

La cosa più straordinaria è però che la «Magna Carta Libertatum», ad oggi ancora considerata da Gran Bretagna e Stati Uniti all’origine della loro democrazia, sarebbe rimasta lettera morta se non fosse stato per Guala Bicchieri. La prima versione del documento redatto in latino il 15 giugno 1215 che sanciva per la prima volta una serie di limiti ai poteri del sovrano inglese, riconoscendo i diritti dei baroni, fu in realtà annullata da Innocenzo III su richiesta di re Giovanni. Nel 1216, tuttavia, Guala Bicchieri e il rinomato cavaliere William Marshal, coreggenti del successore, il giovane Enrico III, la rielaborarono per renderla accettabile a tutte le parti, e fu con questa bozza, promulgata nel 1217, che iniziò la graduale riduzione dei poteri monarchici a favore del popolo.

Nel 1218, Guala Bicchieri tornò a Vercelli carico d’oro con cui fondò l’Abbazia di Sant’Andrea, massima espressione dell’architettura medievale nel Nord Italia, ricchissima anche grazie al fatto che il re d’Inghilterra aveva aggiunto ai suoi possedimenti l’Abbazia di Saint Andrew a Chesterton, che per più di due secoli continuò a inviare le sue rendite. Il cofano da viaggio del cardinale, in legno tempestato dei pregiati smalti prodotti a Limoges tra XII e XIII secolo per tutta Europa, venne murato, con all’interno le ossa del cardinale, nel presbiterio dell’Abbazia vercellese per salvarlo dai saccheggi delle truppe napoleoniche. Lì rimase per 500 anni finché, riscoperto nel 1824 durante un intervento di restauro, fu donato all’architetto che stava conducendo i lavori, Carlo Emanuele Arborio Mella, che sostituì la cassa lignea deteriorata con una riproduzione fedele. Il prezioso oggetto rimase in mani private fino a quando, con il contributo straordinario della Città di Torino e della Regione Piemonte, nel 2004 Palazzo Madama lo acquistò per 1,75 milioni di euro, dopo che se lo erano a lungo conteso il Louvre di Parigi e il Metropolitan di New York. 

Nel corso di questa lunga storia alcune delle splendide decorazioni del cofano (animali fantastici, scene profane, elementi floreali) erano però andate perdute. Nel 2019 colpo di scena: un antiquario di Parigi propone al Louvre cinque staffe smaltate, ma entra di nuovo in gioco Palazzo Madama: il conservatore di arti decorative Simonetta Castronovo nota che dimensioni, disegno e colori sono affini a quelle sul fronte e sui fianchi del cofano di Guala Bicchieri. Indagini diagnostiche condotte dal Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino ne confermano la provenienza.

Mancano ancora 35mila euro per consentire al Museo Civico torinese di acquistare le cinque staffe. Chiunque voglia partecipare al crowdfunding organizzato dagli Amici Fondazione Torino Musei può farlo, a partire da 15 euro, sul sito web.

Il cofano del cardinale Jacopo Guala Bicchieri (1220ca) conservato in Palazzo Madama a Torino

Anna Somers Cocks, 12 giugno 2024 | © Riproduzione riservata

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