Konstantin Akinsha
Leggi i suoi articoliIl 21 novembre il Comitato per lo sviluppo della società civile della Duma (la Camera bassa dell’Assemblea federale della Federazione Russa) ha istituito un nuovo movimento popolare: il Fronte Culturale della Russia. L’iniziativa nasce da un’idea del vicecapo del Comitato, Nikolaj Burljaev, che è diventato il capo del nuovo movimento.
Burliaev è un attore cinematografico russo che aveva recitato in film come «L’infanzia di Ivan» e «Andrej Rublev» diretti da Andrej Tarkovskij ed è un noto nazionalista e un omofobo dichiarato. Sostenitore accanito di Putin e della guerra russa contro l’Ucraina, è stato incluso nella lista dei russi «sanzionati» dagli Stati Uniti. Burljaev sostiene che già numerose celebrità della cultura hanno aderito al nuovo movimento.
Alla tavola rotonda di inaugurazione erano presenti Aleksandr Dugin, noto ideologo dell’ultradestra, e Valerij Gergiev, il famoso direttore d’orchestra già direttore della London Symphony Orchestra, della Münchner Philarmoniker e Grand’Ufficiale della Repubblica italiana, allontanato l’anno scorso da diversi teatri e orchestre europei e americani per il suo sostegno dichiarato all’aggressione russa in Ucraina. Tra i partecipanti, il regista Andrej Konchalovskij (vincitore del Leone d’Argento al Festival di Venezia e cavaliere della Repubblica italiana) ha dichiarato che «la Russia non solo è un’erede della grande cultura europea, ma oggi forse il suo unico difensore».
Alla domanda su quale sia l’obiettivo del Fronte della Cultura, Burljaev ha risposto che il fine ultimo è «dimostrare che il Dio russo è grande». Il Fronte vuole sostenere i «lavoratori patriottici della cultura» che intendono intrattenere le truppe di occupazione russe in Ucraina. Ma i piani sono più ambiziosi: Burljaev e i suoi seguaci puntano a cambiare radicalmente la politica culturale della Russia. Il Fronte sostiene infatti l’introduzione della censura e l’istituzione di «Comitati artistici» i cui «esperti» (che includeranno rappresentanti della Chiesa ortodossa e dei servizi di sicurezza statali per rendere il giudizio più «coerente» ai loro principi...) dovranno valutare l’essenza patriottica dell’arte promossa dalle istituzioni culturali.
Riferendosi alle celebrità culturali che hanno lasciato la Russia dopo l’inizio della guerra con l’Ucraina, il capo del Fronte Culturale ha dichiarato che si tratta solo di un gruppo limitato e poco importante, ma che ad alcuni dei «traditori» sarà concesso di tornare a condizione che esprimano il loro pubblico pentimento. Il Fronte progetta di aprire sedi in tutta la Russia e per questo scopo intende collaborare con i sindacati degli scrittori, dei lavoratori del teatro e degli artisti.
Il discorso di Burljaev non ha lasciato dubbi sui piani del nuovo movimento per i musei e per le arti visive russe. Ha annunciato che «il tempo dei “Quadrati neri” è passato» e il leader del Fronte ha condiviso il suo disgusto. Di recente ha commentato un programma sulle avanguardie artistiche di uno dei principali canali televisivi russi: «L’avanguardia è bruttezza!» e ha dichiarato di non aver mai amato «Kandinskij, Malevic, Modigliani, Van Gogh e Utrillo che ci hanno portato nella direzione sbagliata», parole che non sono solo un giudizio estetico oscurantista, ma un grido di battaglia. Fin dal 2016 Burljaev aveva chiesto il licenziamento dei direttori dei principali musei d’arte russi e aveva protestato contro l’esposizione dipinti di Malevic nella galleria Tret’jakov.
Il leader del Fronte della Cultura non ha spiegato che cosa dovrebbe sostituire l’avanguardia che detesta. Tuttavia, numerose «pubblicazioni patriottiche», tra cui la rivista online «Forze operative speciali della Russia» edita da veterani, illustravano gli articoli sul Fronte culturale con i dipinti di Vassili Nesterenko, membro dell’Accademia russa delle Arti e autore di pastiche realistici di grandi dimensioni dedicati alla storia dell’esercito russo. Il pittore era diventato famoso per il mosaico raffigurante Vladimir Putin e Sergej Sojgu, ministro della Difesa, realizzato per la Cattedrale delle Forze armate russe inaugurata in pompa magna nel 2020 a Mosca. Un’altra impresa dell’artista è stata nel 2019 il rifacimento del famoso dipinto di Il’ja Repin, «Risposta dei cosacchi di Zaporoz’e» (1891). L’opera di Nesterenko, intitolata «Lettera ai nemici della Russia», raffigura soldati russi in Siria che scrivono una lettera a un avversario non identificato.
Se sarà il Fronte della Cultura della Russia a dettare la politica culturale del Paese, renderà possibile la realizzazione del sogno della comunità artistica ucraina: che Malevic sia riconosciuto ucraino (nacque in effetti a Kiyv nel 1879). Burljaev non avrà alcun dubbio a designarlo tale. Il 22 dicembre Sergej Mironov, capo del partito «Una Russia giusta, per la verità» di cui Burljaev è membro, ha dichiarato che sta preparando degli emendamenti alla legge federale sulla cultura e ha espresso la sua ammirazione per il neonato Fronte della Cultura. Quali emendamenti saranno votati nella sessione primaverile della Duma? Tutto lascia pensare che alla guerra «anti nazista» in Ucraina ora si aggiungerà la guerra culturale all’interno della Russia.
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