Alessia Zorloni
Leggi i suoi articoliClasse 1993, Jadé Fadojutimi è la giovane artista britannica che sta facendo parlare di sé nel mondo dell’arte. L’anno scorso, due opere di Fadojutimi sono comparse in due importanti aste consecutive. Una, realizzata all’inizio del 2021, è stata venduta per 1,1 milioni dollari da Sotheby’s; il giorno successivo, Phillips ne ha battuta un’altra a 1,3 milioni dollari, ovvero 10 volte la sua stima prevendita di 110.064 dollari. Con un curriculum invidiabile, l’artista è entrata quest’anno nella scuderia di Gagosian e fino al 19 marzo sarà possibile visitare la sua mostra personale all’Hepworth di Wakefield in Inghilterra.
La formazione. Dopo la laurea conseguita al Royal College of Art di Londra nel 2017, la sua carriera prende subito la giusta direzione e si costella di numerose partecipazioni a mostre collettive e biennali. Nel 2020, a soli 27 anni, Jadé Fadojutimi diventa la più giovane artista a essere inclusa nella collezione della Tate e l’anno successivo «Vogue Britain» la include tra le 25 donne più influenti.
Nello stesso anno alcuni suoi lavori vengono selezionati sia per la Biennale di Liverpool sia per una collettiva alla Hayward Gallery di Londra, mentre l’Ica di Miami le dedica una mostra monografica. Nel 2022 segue la partecipazione alla Biennale di Venezia e l’inizio della collaborazione con la Gagosian Gallery. Le sue opere sono già state acquisite da importanti istituzioni come il Metropolitan Museum of Art di New York, l’Hirschhorn Museum and Sculpture Garden di Washington, il Baltimore Museum of Art, il Walker Art Center di Minneapolis e il Los Angeles County Museum of Art.
La poetica. Fadojutimi è nota soprattutto per le sue astrazioni su larga scala in cui colori, forme e linee si mescolano in modo vibrante. Formatasi a Londra, l’artista ha trascorso molto tempo in Giappone, dalla cui estetica ha significativamente attinto nella costruzione del suo stile. Per la mostra all’Hepworth, l’artista ha presentato un nuovo corpus di opere prodotte la scorsa estate: gli otto dipinti sono stati selezionati dal curatore Andrew Bonacina da un campione più ampio che l’artista ha portato a Wakefield. Tra questi troviamo l’opera monumentale «The Empress of the Plants», forse la più grande che l’artista abbia mai realizzato finora. Con i suoi otto metri di lunghezza e tre di altezza, l’opera è costruita da più pannelli dipinti che Fadojutimi ha spostato nel suo studio in diverse configurazioni fino a trovare l’ordine desiderato. È un’immagine astratta in cui si intravedono fiori e foglie che spuntano dagli strati di vernice.
Il mercato. Negli ultimi due anni si sono interessate al suo lavoro anche le case d’asta Phillips, Sotheby’s e Christie’s, che avevano proposto dipinti del 2016 quando Fadojutimi era ancora una studentessa. I lotti venduti dal 2020 ad oggi sono stati 37, con scambi prevalentemente sul mercato inglese seguito da quello statunitense e asiatico. Le opere di Fadojutimi hanno raggiunto risultati stellari fin dalla prima asta, quando nel 2020 «Rampage/Untitled Study» del 2017, un acrilico di 59,2x41,7 cm stimato 2.606-3.909 dollari era stato aggiudicato a 41.693 dollari, 15 volte di più rispetto alla valutazione minima iniziale. I suoi prezzi hanno continuato a crescere, un vero e proprio exploit tra gli artisti ultra contemporanei.
Le opere maggiormente apprezzate dal mercato sono le tele prodotte tra il 2017 e il 2018 che si distinguono per i colori acidi e le forme astratte, come nel top lot della sua carriera, «Myths of Pleasure» (2017) venduto da Phillips nel 2021 a 1,3 milioni di dollari. Il debutto ufficiale di Fadojutimi con Gagosian è avvenuto quest’anno alla fiera Frieze London dove, nello stand della famosa galleria, una serie di sette dipinti monumentali, creati nel 2022, sono stati tutti venduti già all’apertura della fiera. Le opere, offerte con prezzo medio di circa 500mila sterline ciascuna, solo un anno fa potevano essere acquistate con cifre comprese tra le 100mila e le 130mila sterline. Fadojutimi lavora anche con la Galerie Gisela Capitain di Colonia e la Taka Ishii Gallery di Tokyo, che fino al 14 gennaio ospita la sua prima mostra in Asia.
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