Dopo la mostra su Francesco Lojacono (Palermo, 1838-1915) che presentava nel 2005 i nuovi spazi della Gam, nell’ex Convento di Sant’Anna a Palermo, dal 13 ottobre al 10 febbraio è la volta della mostra «Antonino Leto. Tra l’epopea dei Florio e la luce di Capri», curata dalla sottoscritta, da Fernando Mazzocca, Antonella Purpura e Gioacchino Barbera. Tra i due pittori siciliani si riscontra una comune affinità, segnata da una maniera di interpretare il paesaggio italiano, con una declinazione di valore antropologico diversa, più sentita in Leto (Monreale, 1844-Capri, 1913), rispetto alla natura palpitante di verità e poi di sentimento panico della natura, tipica di Lojacono.
All’artista dell’Ottocento che operò tra Napoli, Parigi, Firenze e Capri, dove si ritirò negli ultimi vent’anni di vita, sono dedicate cinque sezioni per un totale di 97 opere, in confronto con artisti del tempo, De Nittis, Toma, Michetti, Campriani, Gemito e Diefenbach. Gli esordi di Leto a Napoli nel 1873 lo avvicinano alla Scuola di Resina, cui è dedicata la prima sezione. Poi, si segue la sua attività a Firenze, dove incontra il mercante Pisani, e a Parigi, dove entra in contatto con il mercato internazionale.
La terza sezione è dedicata alla stagione dei Florio per i quali Leto decora gli affreschi della Villa all’Olivuzza a Palermo, realizza «Le saline di Trapani » (Palermo, Gam) e il capolavoro «La pesca del tonno a Favignana». Una sezione ulteriore è dedicata ai «Funari di Torre del Greco» (Roma, Gnam) che conquistò D’Annunzio all’Esposizione di Roma del 1883 e l’ultima stagione a Capri, che divenne anche dalle competizioni ufficiali, dove Leto instaura un rapporto mistico ed empatico tra i pescatori («Il richiamo») e i luoghi dell’isola.