Luisa Martorelli
Leggi i suoi articoliI due volumi di Antonella Mampieri sullo scultore bolognese Giacomo De Maria (1760-1838) approfondiscono la vita e l’opera di uno dei protagonisti della scultura bolognese tra Sette e Ottocento nel panorama ancora poco esplorato del neoclassicismo in Italia.
Con l’ausilio di fonti documentarie e della letteratura del tempo, la studiosa restituisce la ricchezza di un contesto storico in cui lo scultore è produttivo nella sua città al fianco dei più celebri architetti del neoclassicismo, lavorando a numerosi progetti decorativi.
De Maria lavora a ville e palazzi di Bologna, al timpano di Villa Aldini e ai monumenti per il cimitero monumentale della Certosa, con uno stile memore della tradizione barocca ma aggiornato al nuovo gusto neoclassico.
Il viaggio compiuto a Roma, tra il 1786 e il 1787, è fondamentale. Durante il soggiorno nella capitale, l’artista studia le antichità, apprendendo i segreti della tecnica ed entrando in relazione con l’ambiente di eruditi, antiquari e viaggiatori che frequentavano l’atelier di Canova. Non a caso Cesare Masini ricorda De Maria con l’appellativo di «Canova bolognese».
La formazione avvenuta presso l’Accademia Clementina matura con l’apprendistato a Roma, ma al passaggio del nuovo secolo le riforme istituzionali avviate da Napoleone Bonaparte sono decisive per la creazione dell’Accademia Nazionale di Bologna, dove De Maria è membro dal 1801 e al suo magistero si forma una generazione di scultori divenuti famosi allo studio di Canova.
Oltre alle opere cimiteriali, è versatile nella produzione di statue devozionali, gruppi presepiali e apparati effimeri e diventa uno specialista nella lavorazione a stucco, terracotta e cartapesta. Tra le sculture celebri, la monumentale «Morte di Virginia» (1811) risulta un modello etico e di tecnica per gli allievi della Scuola di scultura.
Giacomo De Maria (1760-1838)
di Antonella Mampieri , pp. 760 p., ill, voll.2, Patron editore, Bologna 2020, € 58
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