Gareth Harris
Leggi i suoi articoliCandidature aperte per il posto forse più impegnativo nel mondo dell’arte: la direzione del British Museum di Londra. Stipendio annuo: 215.841 sterline, poco più di 250mila euro. Al candidato prescelto spetterà però anche rimettere insieme i pezzi della malconcia reputazione del più antico museo pubblico nazionale del mondo, istituito con un atto del Parlamento nel 1753. La scadenza per candidarsi è il 26 gennaio alle 12.
Nel dossier di candidatura (messo a punto dalla società Saxton Bampfylde Ltd, che attua come agenzia di collocamento consulente del British Museum per la nomina) si legge che gli aspiranti direttori dovranno gestire un personale composto da quasi 1.000 addetti, supervisionare «un cambiamento culturale positivo all’interno del museo» e «guidare un team esecutivo dinamico». «Dato l’immenso potenziale del museo e le sfide significative che deve affrontare, specifica il dossier, il candidato prescelto dovrà essere un leader sicuro e ambizioso, in grado di gestire un’organizzazione vasta e complessa, di supervisionare significativi progetti d’investimento e di motivare e ispirare un gruppo eterogeneo di personale curatoriale e non. I candidati dovranno essere appassionati, avere una profonda comprensione e impegnarsi personalmente nella missione del Museo di curare, conservare e rendere accessibile una collezione che racconta la storia dell’umanità. Avranno l’esperienza e la statura intellettuale necessarie per dirigere un grande museo, che dipende da una profonda competenza curatoriale e scientifica, ma la loro esperienza professionale può provenire dall’interno o dall’esterno del settore museale».
Tra le altre responsabilità del direttore vi è quella di garantire che il museo abbia «una programmazione di livello mondiale, che comprenda ricerca, mostre, esposizioni e altri mezzi di coinvolgimento del pubblico con la collezione» e di gestire «in modo appropriato i rischi all'interno del museo».
Nel 2023 l’istituzione di Bloomsbury ha dovuto affrontare una serie di problemi, tra cui la scoperta che nell’arco di oltre vent’anni nel museo sono state rubate o danneggiate 2mila antichità. Ad agosto Hartwig Fischer, il precedente direttore, si è dimesso (sostituito, ad interim, da Mark Jones). In una dichiarazione pubblicata online, il British Museum afferma di aver recuperato 351 oggetti e di averne identificati più di 300 mancanti; un rapporto pubblicato lo scorso mese ha rilevato gravi problemi nella governance del museo e ha esortato direttore e trustee a introdurre riforme gestionali.
Il British deve inoltre far fronte a nuove richieste di restituzione dei marmi del Partenone alla Grecia, nell’ambito di una disputa che non è ancora stata risolta. I fregi del V secolo a.C. sono conservati al British Museum dal 1816, dopo essere stati rimossi dal tempio sull’Acropoli di Atene da agenti che lavoravano per il nobile scozzese Lord Elgin. A fine 2023 il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis è tornato alla carica con la richiesta di restituzione e il presidente del museo, George Osborne, ha ribadito la possibilità di poter «raggiungere un accordo con la Grecia».
«Il British Museum ha avuto un anno difficile, scrive Osborne in una lettera inclusa nel dossier di candidatura. In seguito alla scoperta di furti dalla nostra collezione siamo stati oggetto di minuziose indagini e siamo anche al centro di dibattiti globali sulla validità dei cosiddetti “musei universali”. Ma mentre entriamo nel 2024, il museo si sente anche straordinariamente forte e pronto al cambiamento: dopo i furti, abbiamo intrapreso un progetto, sotto la guida di Sir Mark Jones, per completare la digitalizzazione della collezione. Si tratta di un risultato che nessun altro museo delle nostre dimensioni ha ancora raggiunto e che renderà la nostra collezione una delle più visitate, accessibili e meglio studiate al mondo. Abbiamo anche avviato la fase successiva del masterplan: la costruzione di un nuovo centro per l‘energia e il lancio di un concorso di architettura per riprogettare e riallestire un terzo degli spazi delle nostre gallerie».
La prima fase del masterplan del museo, aggiunge il documento, è stata completata con la costruzione di un nuovo centro di ricerca archeologica vicino a Reading, il BM_ARC, che aprirà il 7 giugno e che, stando al museo, «rivoluzionerà» le modalità di studio e conservazione della collezione. La fase successiva del piano prevede la costruzione di un nuovo centro per l’energia che mira a ridurre drasticamente l’impronta di carbonio dell’istituzione, risparmiando 1.700 tonnellate all’anno di anidride carbonica. In primavera il museo lancerà anche un concorso internazionale per scegliere gli architetti che dovranno ridisegnare circa un terzo delle gallerie che ospitano antichità egizie, greche e romane.
L’annuncio del masterplan ha però suscitato anche critiche in seguito alla notizia che il gigante del petrolio BP sosterrà gli ambiziosi piani di ristrutturazione donando 50 milioni di sterline nei prossimi dieci anni.
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