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L’area del teatro di Copiae nel Parco Archeologico di Sibari

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L’area del teatro di Copiae nel Parco Archeologico di Sibari

ITINERARI ESTIVI • In Magna Grecia con Massimo Osanna. Un viaggio in due puntate

Parte prima • I primi a giungere nel Mezzogiorno furono gli Achei, i Greci del Peloponneso che, dalla fine dell’VIII secolo a.C., si spostano in diverse ondate, come nelle migrazioni attuali. Oggi siti archeologici e musei ci raccontano di colonizzazione, osmosi culturale e «globalizzazione»

Massimo Osanna

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Massimo Osanna ha da poco pubblicato il suo nuovo libro Mondo Nuovo. Viaggio alle origini della Magna Grecia (368 pp., Rizzoli, Milano 2024, € 25), un racconto archeologico alla scoperta di alcuni centri del golfo ionico, ma soprattutto dei popoli che li hanno abitati. In queste pagine ci guida in una passeggiata per quei territori, accompagnati dal suo nuovo testo. 

È un immaginario viandante antico quello che, in un giorno della bella stagione verso la fine dell’VIII secolo a.C., guida il lettore alla scoperta del Mondo Nuovo, la terra promessa dei Greci che in quel periodo approdano sulle coste dell’Italia meridionale e della Sicilia, alla ricerca di nuovi territori, stabilendo forme di convivenza sempre diverse con i popoli che abitano quei luoghi. E sarà proprio lo stesso viandante ad accompagnarci nel nostro itinerario attraverso paesaggi bellissimi e incontaminati, dalle alture appenniniche all’entroterra fino alla costa ionica, in un mondo in fermento dove nuove e vecchie comunità nascono, spariscono e si modificano.

Sibari internazionale e sportiva

Il nostro viaggio comincia a Sibari, città della Calabria settentrionale, fondata, come ci racconta il nostro viaggiatore, dagli Achei, i Greci che abitavano il Peloponneso settentrionale e che, a partire dalla fine dell’VIII secolo a.C., si spostano in queste terre, forse in diverse ondate, come avviene durante le migrazioni contemporanee. Il viandante ci descrive questi Greci, nel loro viaggio attraverso il canale di Otranto e lungo la costa adriatica pugliese, fino a doppiare la punta di Santa Maria di Leuca, proseguire lungo il Golfo di Taranto per puntare verso la costa ionica: naviganti arcaici, costretti dalla necessità, forse perfino dalla povertà e della fame, ad abbandonare la patria, che solitamente evitano di avventurarsi in mare aperto, preferendo il piccolo cabotaggio. A loro spetta, in quanto primi arrivati, l’arduo compito di acclimatarsi in un ambiente straniero, renderlo familiare e adatto alla vita del gruppo, impostando i rapporti con le genti del posto e assicurando un futuro alla comunità grazie agli incontri con le donne, normalmente escluse dai pericoli del viaggio per mare.

Partiamo dal Museo Archeologico Nazionale di Sibari, dove, dai materiali esposti nelle prime sale il viandante prende spunto per raccontarci che la prima occupazione greca non si riflette nella creazione di una vera città, stabilendone solo le forme essenziali, individuando cioè uno spazio per i vivi ben separato da quello dei morti e da quello dedicato agli dèi. Solo qualche decennio dopo la città conosce lo sviluppo che la porterà a un rilievo per così dire «internazionale», come mostra la presenza di attestazioni di vittorie atletiche dei Sibariti a Delfi e a Olimpia, nei santuari panellenici, cioè di tutti i Greci. La nostra guida racconta di aver assistito al momento della declamazione dell’iscrizione riportata su una tabella bronzea conservata al Museo, dedicata da un giovane atleta sibarita, Kleombrotos, e che doveva essere affissa sulla base della statua dello stesso atleta. 

Elmo in bronzo (VI secolo a.C.) dalla tomba 108 di Braida di Vaglio (Museo Archeologico di Potenza)

Francavilla Marittima: conflitto e globalizzazione

L’evento era avvenuto nel santuario di Francavilla Marittima, dove ci rechiamo per fare conoscenza con gli Enotri, che abitavano queste terre al momento dell’arrivo dei Greci. Non dimentichiamo però che i Greci non rappresentano una sorpresa per le genti locali, come invece accaduto per le genti precolombiane al sopraggiungere dei «conquistadores», perché la venuta greca era preparata da decenni, se non da secoli, di contatti ravvicinati. Gli insediamenti degli Enotri sono comunità complesse, dinamiche e strutturate, dai tratti culturali omogenei, nei quali l’archeologia riesce a leggere i segni della reazione all’arrivo dei Greci. Comunque si vogliano leggere le dinamiche di contatto fra popoli, infatti, questo evento corrisponde a una crisi, anche se oggi gli studiosi ritengono possibile sfumare gli effetti dirompenti e violenti tradizionalmente connessi alla colonizzazione. E se ad Amendolara, a nord della piana sibarita, gli abitanti enotri abbandonano il vecchio insediamento per spostarsi su una collina meno arroccata, forse più adatta ai contatti con i Greci della costa, più articolata è la vicenda del luogo di culto sorto sulla collina del Timpone della Motta, a Francavilla Marittima. Qui, fin dall’inizio dell’VIII secolo a.C., quindi ben prima dell’arrivo dei Greci, la grande casa del capo della comunità ospitava, oltre alle attività tipiche della vita quotidiana, anche cerimoniali di culto e riti collettivi. I materiali archeologici, conservati al Museo Archeologico Nazionale di Sibari, mostrano che dopo un breve periodo di contatti pacifici e alleanze, i rapporti di forza devono essersi ribaltati a favore dei Greci, e, nel quadro complessivo di una osmosi culturale, sulla casa del capo distrutta si costruisce un tempio dedicato all’Atena greca.

Il progressivo inserimento dei Greci nei diversi contesti locali è un fenomeno riconoscibile in tutto l’arco ionico fra Puglia e Calabria, anche se non certo infrequenti devono essere stati i casi in cui i Greci, più che vivere affiancati alle genti locali «alla pari», applicano modelli di conquista. Poi, dall’inizio del VII secolo a.C., l’elemento greco diventa quello più visibile e i capi delle comunità locali in alcuni casi riescono a entrare a pieno titolo all’interno delle nuove città, giungendo a una sorta di «globalizzazione», pure passata attraverso forme di conflitto e di ineguaglianza.

Metaponto: lusso «alla greca»

Nel Museo Archeologico Nazionale di Metaponto, la prossima tappa del nostro itinerario giunto in Basilicata, la prima sosta è davanti a un grande bacino lustrale in terracotta destinato a contenere acqua, detto «perirrantheorion», decorato da scene desunte dal mito. Questo prezioso oggetto, sicuramente appannaggio di aristocrazie locali desiderose di manifestare il proprio prestigio mediante l’esibizione di beni di lusso prodotti in ambito greco, è stato rinvenuto presso il sito dell’Incoronata di Pisticci, sulle prime colline a ridosso della costa ionica, dove le ricerche hanno messo in luce la presenza di un grande centro degli Enotri, poi sostituito forse da uno scalo commerciale greco.

 

La seconda parte dell’itinerario sarà online il 5 agosto

Massimo Osanna, 22 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

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