Maria Sancho-Arroyo
Leggi i suoi articoliNel luglio scorso Christie’s ha organizzato il suo ottavo Art + Tech Summit (17-18 luglio) a New York, mettendo in luce l’intersezione tra il progresso tecnologico e l’arte.
Un momento di rilievo dell’incontro newyorkese è stato l’intervento dell’informatico statunitense Steve Wozniak, cofondatore di Apple, che ha lanciato un monito verso le aziende tecnologiche, accusandole di aver abbandonato lo sviluppo di soluzioni pratiche, concentrandosi invece su aggiornamenti e modelli di abbonamento. Wozniak ha inoltre criticato l’intelligenza artificiale (IA), ritenendola sopravvalutata e con un potenziale reale ancora vago. La sua posizione è stata chiara: Wozniak crede solo nella «A» dell’IA.
Nonostante le critiche, l’intelligenza artificiale è ormai parte integrante della nostra vita quotidiana, e il mondo dell’arte non è da meno. Sempre più artisti, sia affermati che emergenti, stanno esplorando le sue potenzialità, integrandola nei loro processi creativi. Alcuni la impiegano come strumento sperimentale, mentre altri arrivano a produrre opere interamente generate da algoritmi. Parallelamente, l’arte digitale sta aprendo nuove strade, con l’IA al centro dell’innovazione. Molti artisti, tuttavia, evitano volutamente termini come Nft, troppo legati alla speculazione di mercato. Invece, la tecnologia blockchain, che sostiene queste novità, offre soluzioni concrete per certificare l’unicità e la provenienza delle opere digitali.
Nel panorama dell’arte digitale odierna, convergono varie tecnologie, ecco solo alcune di esse: Arte generata dall’IA, in cui reti neurali sono impiegate per produrre l’opera finale; Arte generativa basata su algoritmi definiti dall’artista, dove il risultato finale è deciso dal codice stesso; Data art che fonde arte generativa, intelligenza artificiale e visualizzazione dei dati; Collage digitale, ispirato al fotomontaggio dadaista, assemblando digitalmente materiali diversi attraverso software; Pittura digitale, che imita la pittura tradizionale, sostituendo pennelli e colori fisici con strumenti digitali.
Un esempio significativo di questa rivoluzione in atto è Botto, artista decentralizzato e non umano creato da Mario Klingemann nel 2021. Utilizzando reti neurali, Botto genera autonomamente opere d’arte, aprendo una nuova e audace frontiera per l’intelligenza artificiale nel panorama artistico contemporaneo.
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