Elisabetta Matteucci
Leggi i suoi articoliAlla guida fino al 2006 della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti a Firenze, della quale ha curato l’edizione del catalogo generale, Carlo Sisi ha diretto dello stesso complesso museale, dal 1999 al 2002, la Galleria del Costume. Specializzatosi nello studio della cultura figurativa dell’Ottocento e del Novecento, dal 2018 Sisi è presidente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze. Attualmente ricopre il ruolo di conservatore della Fondazione Ivan Bruschi, istituita per via testamentaria dallo stesso antiquario toscano (1920-96). Ancora in vita, l’appassionato collezionista decise di rendere pubblica la propria dimora e la raccolta ivi conservata, facendone una casa museo, nominando la fondazione omonima erede dei propri beni e affidandone l’amministrazione alla Banca cittadina.
La finalità della fondazione è quella di essere un punto di riferimento in un settore di rilievo culturale ed economico per la città di Arezzo qual è l’antiquariato. La raccolta, conservata in uno storico palazzo cittadino, è un’operosa realtà culturale che ospita mostre temporanee e collaborazioni con realtà museali nazionali, oltre a ospitare percorsi e laboratori didattici, conferenze e concerti.
Dottor Sisi, può raccontarci a grandi linee questa straordinaria vicenda collezionistica di fine Novecento che indusse Ivan Bruschi, amico di Roberto Longhi, fondatore nel 2 giugno 1968 della più antica fiera antiquaria italiana, a ristrutturare il trecentesco Palazzo del Capitano del Popolo, nel cuore di Arezzo, per allestirvi il proprio eccezionale nucleo composto di oltre ottomila manufatti?
Bisogna risalire alla metà degli anni Cinquanta per intercettare l’avvio del progetto di Ivan Bruschi che prevedeva il restauro dell’antico Palazzo del Capitano del Popolo, già di proprietà della famiglia, per farlo diventare luogo di incontri nel segno della «cultura» dell’antiquariato. Un’idea che maturò non soltanto occasioni musicali, letterarie e di molteplici dibattiti cittadini, ma che regalò ad Arezzo un notevole patrimonio artistico frutto della costante ricerca mercantile di Bruschi che, alla fine della sua vita, seppe agire in maniera tale da assicurare alla sua città il percorso museale che oggi possiamo ammirare grazie al sistematico lavoro di inventariazione, e di conseguente conservazione, prodotto originariamente dalla Scuola Normale di Pisa e perfezionato nel tempo dall’attuale direzione.
Quali strategie avete adottato per una maggiore apertura del museo, per renderlo più presente e dialogante con i circuiti culturali cittadini e promotore di nuove collaborazioni?
Grazie al sostegno degli Istituti bancari che si sono avvicendati nel governo della Fondazione, la Casa Museo ha conquistato un alto profilo nell’ambito delle realtà museali in Toscana arricchendo innanzi tutto la conoscenza scientifica della propria collezione, formata da una ricca varietà di opere e manufatti, e aprendosi di conseguenza alla città e al territorio con una nutrita gamma di offerte culturali e didattiche che hanno creato efficaci sinergie con tutte le istituzioni regionali. Entro l’anno verrà pubblicato il catalogo che in una forma editoriale agile ma scientificamente approfondita, grazie al concorso di numerosi specialisti, illustrerà per la prima volta il singolare panorama della nostra raccolta che spazia dai dipinti alle sculture, dai reperti archeologici alle arti applicate, dalle epigrafi alle monete, dai tessuti alle arti extraeuropee.
Com’è nata la sinergia con Intesa San Paolo? Quali vantaggi ha portato alla Fondazione?
È recente l’inclusione della Casa Museo nella galassia di Intesa San Paolo, ma già dai primi passi il lavoro svolto nel disegnare il profilo museale e scientifico della nostra istituzione si è trovato in piena sintonia con la missione della nuova governance che ha riconosciuto la qualità dei risultati. Tra l’altro, ha consentito di far acquisire al Museo un importante comodato di opere d’arte toscane provenienti dalle stesse collezioni di Intesa. L’iniziativa ha arricchito il percorso con dipinti di Pontormo, Allori, Lega, Signorini e Fattori, con un significativo incremento di interesse del pubblico cittadino che frequenta il Museo anche in occasione dei concerti che compongono una stagione molto frequentata.
Tra gli eventi recenti vi è la mostra «La libera maniera» il cui titolo allusivo richiamava la rivoluzione stilistica dell’arte cinquecentesca che ebbe come protagonista Giorgio Vasari. In che modo Arezzo e il museo si sono organizzati per celebrarne l’anniversario dei 450 anni dalla morte?
La mostra intitolata «La libera maniera», dedicata all’arte degli anni Sessanta del Novecento, è un ulteriore risultato della sinergia avviata con Intesa San Paolo la quale anticipa una collana di eventi capaci di attrarre il pubblico nella suggestiva alternanza di memorie dell’antico e di proposte contemporanee. Non a caso il titolo richiama la rivoluzione artistica cinquecentesca che ebbe protagonista Giorgio Vasari, quest’anno celebrato nella sua Arezzo con un ciclo di importanti eventi. Anche con questa iniziativa, la Casa Museo si propone di assumere una centralità nella vita culturale cittadina senza tralasciare tuttavia l’obiettivo di allargare l’orizzonte della propria azione anche all’ambito nazionale.
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