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Samia Halaby nel suo studio

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Samia Halaby nel suo studio

I casi di censura nella guerra a Gaza

La risorsa digitale, creata dall’organizzazione no-profit statunitense National Coalition Against Censorship, cataloga gli episodi dalle mostre e performance cancellate alle opere rimosse

Benjamin Sutton

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Sono pochi gli angoli del mondo dell’arte che non hanno subito censure dopo gli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre 2023 e la conseguente invasione di Gaza da parte delle forze israeliane. Artisti e curatori che sostengono a gran voce sia Israele che la Palestina si sono visti cancellare eventi, revocare offerte di residenze e mostre, acquisti e commissioni, per non parlare degli attacchi online e di persona. 

Per monitorare l’effetto della guerra sulla libertà di espressione, l’organizzazione non profit National Coalition Against Censorship (Ncac), con sede a New York, ha creato un portale che raccoglie gli episodi di censura artistica negli Stati Uniti derivanti dalla guerra. Attualmente lo strumento (che presenta un elenco di incidenti e una mappa dei luoghi in cui si sono verificati) riporta 22 casi di censura artistica, che vanno dal festival Burning Man, con sede in Nevada, che all’inizio di questo mese ha rimosso dal suo sito web un’opera d’arte a favore della Palestina, al Frick Museum di Pittsburgh che lo scorso autunno ha posticipato una mostra di arte islamica e all’Eskenazi Museum of Art (Indiana) che ha cancellato la retrospettiva dell’artista americana palestinese Samia Halaby, fino ai locali in Arizona e in New Mexico che hanno cancellato i concerti del cantante Matisyahu, da sempre pro Israele. 

«La nostra sfera culturale è più ricca quando gli artisti e le istituzioni culturali sono in grado di riflettere su questioni sociali e politiche impegnative del nostro tempo, ha dichiarato in un comunicato Elizabeth Larison, direttrice del programma di difesa delle arti e della cultura del Ncac. Documentando questi casi di censura artistica, speriamo di ispirare una maggiore responsabilità e un maggiore dialogo all’interno della comunità artistica e non solo». Il portale fornisce un link a un modulo in cui il pubblico può segnalare episodi di censura. Un portavoce afferma che per ogni segnalazione dell’Ncac cerca «almeno due notizie indipendenti convalidate da fonti affidabili o documenti e testimonianze convalidate da fonti credibili vicine al caso». In base all’orientamento nazionale dell’Ncac, il portale cataloga esclusivamente gli episodi di censura avvenuti negli Stati Uniti, ma altri si sono verificati in Canada, in Gran Bretagna, in Europa e altrove.

Benjamin Sutton, 26 giugno 2024 | © Riproduzione riservata

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