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«Westminster» di Giuseppe De Nittis (un particolare)

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Gli italiani che piacevano a Parigi

Gli italiani che piacevano a Parigi

Barbara Ruperti

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Nel Castello di Novara una mostra documenta la produzione degli «italiani a Parigi» da fine Ottocento alle soglie del nuovo secolo. Nella cornice storica del castello visconteo, METS Percorsi d’Arte organizza una rassegna dedicata agli artisti italiani attivi nella Parigi di fine ’800/inizio ’900, conosciuti internazionalmente come Les Italiens de Paris.

La mostra, a cura di Elisabetta Chiodini, è visitabile fino al 7 aprile. Novanta opere, suddivise in otto sale e altrettante sezioni, illustrano la storia di una generazione di artisti in fuga da un’Italia da poco unita, per confrontarsi con il mercato e la cultura figurativa d’Oltralpe. Capolavori noti al grande pubblico accanto a opere minori ci guidano alla scoperta della loro produzione: esuli e tuttavia autori instancabili ed entusiasti, capaci di conquistare gli onori della capitale francese, per Boldini «mecca dell’arte e della vita».

Tra loro Federico Zandomeneghi, Antonio Mancini, Vittorio Corcos, Gabriele Smargiassi, Consalvo Carelli, Giuseppe Palizzi e, primi tra tutti, il ferrarese Giovanni Boldini e il barlettano Giuseppe de Nittis (nella foto, «Dans le blé», 1873), ai quali è dedicato un ampio tête-à-tête nella seconda sala del Castello. Un percorso che ci riporta nella Parigi di fin de siècle, con i suoi caffè, gli ampi viali alberati, le sale da ballo, gli atelier, i circoli artistici, cantiere della modernità e capitale della moda.

Alle seduzioni delle organze, dei merletti, delle sete e dei piumaggi vibranti, disegnati da couturiers come Paul Poiret, si sono ispirati i «ritratti mondani» racchiusi nell’ultima sezione della mostra, tra i quali spicca il «Ritratto della Signorina Emiliana Concha y Subercaseaux» (1888) di Boldini. Opere che fissano per sempre una stagione della storia francese, offrendo un’ampia testimonianza dei suoi personaggi, gusti, costumi e piaceri. Al di là delle affascinanti vicende personali e delle curiose note storiche, emerge una condizione critica e ancora attuale radicata al nostro contesto italiano. Impossibile che la mente non viaggi al parallelo storico di quel fenomeno di emigrazione che spinge ancora oggi intellettuali e artisti oltre i confini, alla ricerca di riconoscimento e condizioni di vita più favorevoli.
 

Barbara Ruperti, 05 novembre 2023 | © Riproduzione riservata

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