Luca Beatrice
Leggi i suoi articoliIl titolo non lascia troppi dubbi e si porterà dietro inevitabili polemiche da chi equipara l’arte all’ideologia. «Arte e fascismo» apre il 14 aprile al Mart, l’idea è di Vittorio Sgarbi come tutto ciò che passa al Museo di Rovereto sotto la cura di due vere esperte come Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari. Semplice e condivisibile l’assunto: dall’Italia unita in poi mai come durante il ventennio si svilupparono arte e architettura, per un progetto certamente propagandista e ideologico ma con ipotesi di futuro incentrato sulla modernità.
Accanto al Futurismo, in particolare la seconda fase regionalista diffusasi in ogni regione, si delinea la miglior pittura figurativa d’Europa, il Novecento di Margherita Sarfatti, che quando si parla di donne dell’arte italiana c’è come un certo imbarazzo a volerle riconoscere i meriti nonché l’essere stata la prima a lavorare sul concetto di critica militante. In mostra pittori e scultori che sono stati fondamentali negli anni Venti e Trenta: tra questi Sironi, Carrà, Martini, Marini, Depero, Funi e anche il primo Guttuso che proprio sotto il regime realizzò il suo capolavoro, la «Crocifissione» (1941), finalista al Premio Bergamo promulgato dalla rivista «Primato» e voluto dal ministro della Cultura Giuseppe Bottai. Proprio Guttuso, che dopo la caduta del fascismo fu l’artista ufficiale del Partito comunista.
Inutile quindi girarci intorno: l’arte di quel periodo rappresenta il culmine creativo di un secolo, pur tra contraddizioni e usi propagandistici. Certo il titolo è forte, ma esprime ciò che finalmente si deve dire: al contrario del nazismo e del comunismo che distrussero le arti visive e umiliarono gli artisti, il fascismo portava avanti un’idea lungimirante e se ne fece promotore in quanto convinto che non esiste egemonia politica senza egemonia culturale. Tocca far pace con questa fetta di storia e ammettere che almeno da quel punto di vista ci avevano visto lungo.
Altri articoli dell'autore
Il saggio scritto a quattro mani da Causa e Cifani, pubblicato da Giunti, mescola alto e basso, sacro e profano, in un excursus «anatomico» dall’antico al contemporaneo
Il beato angelico • Commenti non sempre beatificanti su fatti e misfatti di Luca Beatrice
Secondo il critico torinese è meglio un unico luogo anziché chilometri per gli sfaccendati dell’arte
Troppo sottomessi agli stranieri sprezzanti