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Gli Ullens annullano Picasso

Gli Ullens annullano Picasso

Lisa Movius

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I collezionisti belgi cercano un acquirente per l’Ullens Center for Contemporary Art (Ucca) di Pechino, mentre nel quartiere 798, dopo la crisi, aprono nuove gallerie e istituzioni

Una mostra di Picasso all’Ullens Center for Contemporary Art di Pechino  (Ucca), con prestiti dal Musée Picasso di Parigi, è stata cancellata e un previsto intervento di ristrutturazione della galleria privata affidato all’architetto olandese Rem Koolhaas è stato messo in stand by. La decisione fa seguito all’annuncio a giugno che il centro d’arte, finanziato e fondato dai collezionisti belgi Guy e Miriam Ullens nel 2007 nella capitale cinese, è in vendita.

 

Dopo Rauschenberg

L’Ucca ha continuato con le mostre organizzate per il 2016, compresa, quest’estate, «Rauschenberg in Cina» e diverse personali tra cui quella di Nadim Abbas di Hong Kong e del cinese Zeng Fanzhi il prossimo autunno. La mostra di Picasso «era in fase iniziale di discussione a giugno, ma abbiamo deciso di non procedere perché i costi per la logistica e i trasporti in questo momento sono molto significativi», ci ha dichiarato un portavoce della Ullens Foundation. «Philip Tinari (direttore dell’Ucca, Ndr) e il suo staff al momento stanno portando avanti la programmazione per il 2017 che annunceranno alla fine di quest’anno».

A proposito della programmata ristrutturazione di Rem Koolhaas il portavoce ha dichiarato: «All’inizio di quest’anno ci sono stati dei confronti sul rinnovo e la riconfigurazione delle aree pubbliche dell’Ucca. Il progetto è stato rinviato a dopo la vendita del centro».

La ricerca di un nuovo finanziatore ha alimentato la speculazione in Cina sul futuro a lungo termine del museo. «Abbiamo appena avviato il processo per trovare il giusto acquirente e così assicurare il futuro dell’Ucca», ha dichiarato il portavoce. Le voci che tra i potenziali acquirenti potrebbe esserci un importante artista sono «infondate», ha affermato il portavoce.

 

Il futuro del quartiere 798

Il mondo dell’arte cinese è scettico sull’affermazione dell’Ucca che con la vendita cambierà poco e molti sono preoccupati per il potenziale impatto sul quartiere artistico 798 a nord-est della città, di cui la galleria è stata un luogo centrale fin dalla sua apertura.

Il quartiere, un’area di edifici industriali degli anni ’50 riconvertiti, all’inizio degli anni 2000 ha iniziato ad attirare molti artisti che vi hanno aperto i loro studi, oltre a gallerie, negozi e ristoranti. L’aumento degli affitti tuttavia ha costretto molti artisti a spostare altrove i loro studi. Nel 2007 le gallerie del quartiere erano più di 200, ma molte hanno chiuso durante la crisi finanziaria, secondo un report pubblicato quest’estate sul sito web cinese Artron.

Tuttavia, molti spazi vanno ancora a gonfie vele, tra questi M Woods Museum, la Faurschau Foundation, Pace Beijing e la Beijing Commune. Il Long March Space, nel quartiere da molto tempo, ha ultimato la ristrutturazione in estate, mentre la galleria Yang ha riaperto a giugno. Tra le new entries, Tabula Rasa Gallery, Tong Gallery+Projects e il Goethe-Institut’s Beijing.

 

Lisa Movius, 16 settembre 2016 | © Riproduzione riservata

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